Qualcosa di meraviglioso (Film, 2019)

Il cinema francese non finisce mai di stupire. Per quanto era intellettuale e pretenzioso in passato, in tempi recenti si sta dimostrando sempre più popolare e piacevole, spaziando dalla commedia al dramma senza soluzione di continuità, soprattutto senza sensibili variazioni a livello qualitativo. Pierre-François Martin-Laval sceneggia senza sbavature e dirige con mano ferma una storia che racconta le vicissitudini parigine di un giovanissimo giocatore di scacchi in fuga dal Bangladesh insieme al padre, perché perseguitato politico. Fahim è il nome del ragazzino, che identifica il film nella versione originale, mentre in Italia diventa Qualcosa di meraviglioso, titolo un po’ retorico ma adatto a mettere in evidenza il prodotto finale.

Storia vera di un intenso rapporto padre-figlio, con tutta la nostalgia per la terra natia, il rimpianto per aver lasciato madre e affetti familiari, ma anche di un rapporto allenatore – giocatore con le implicazioni sentimentali del caso, rimpianto del passato compreso. Attori bravissimi, soprattutto il giovanissimo Assad Ahmed nei panni di Fahim, così come è credibile Mizanur Rahaman nel ruolo del coraggioso e indomito padre. Inutile dire che Gérard Depardieu – il maestro di scacchi Sylvain che con il suo allievo pensa di poter riscattare le sconfitte di una vita intera – è perfetto nel rendere un carattere complesso, un uomo burbero, innamorato del suo sport e dei suoi ragazzi, ma incapace di esprimere i suoi sentimenti. Bene anche Isabelle Nanty, la Mathilde che Sylvain segretamente ama, ma è così imbranato che non riesce a manifestare quel che prova, mentre lei – perfetta donna coraggio – compie la missione impossibile di salvare i due profughi clandestini.

Fotografia luminosa ed evocativa, sequenze di guerra civile in Bangladesh che si succedono a panorami indiani, suggestivi scorci parigini, Senna e Torre Eiffel comprese, con Notre Dame immortalata sullo sfondo. Il regista alterna bellezza e degrado, inserendo sequenze ambientate nelle baraccopoli e momenti angosciosi di vita da venditore di strada braccato dalla polizia che il padre di Fahim è costretto a condurre. Un film interessante, palpitante e vero, sentimentale al punto giusto, senza mai eccedere. Se riuscite a vederlo è molto consigliato. A Piombino ha inaugurato la nuova stagione del cinema Metropolitan, riaperto per l’occasione, dopo la sosta forzata Covid 19, con il ciclo Cinema d’autore promosso dalla FICE.

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Regia: Pierre-François Martin-Laval. Sceneggiatura: Pierre-François Martin-Laval, Philippe Elno, Thibault Vanhulle. Fotografia: Regis Blondeau. Musiche: Pascal Langagne. Costumi: Marielle Cholet-Ganne. Distribuzione Italia: BiM Distribuzione. Titolo originale: Fahim. Paese di Produzione: Francia. Durata: 107’. Genere: Drammatico, Biografico. Interpreti: Gérard Depardieu (Sylvain), Assad Ahmed (Fahid), Isabelle Nanty (Mathilde), Mizanur Rahaman (Nura).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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