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DUE MINORENNI MORTI PER METADONE: I POSSIBILI RISVOLTI GIURIDICI – La morte di due adolescenti a Terni, ha aperto pesanti interrogativi e pone questioni giuridiche non semplici da risolvere, che confliggono, con quello che istintivamente è il pensiero di molti. La notizia è nota: due ragazzi, di 15 e 16 anni, sono morti nel proprio letto dopo aver assunto sostanza stupefacente, verosimilmente metadone ceduto loro da un tossicodipendente quarantenne in cura presso un centro di disintossicazione, secondo quanto avrebbe dichiarato dallo stesso.

Il metadone è una sostanza oppioide sintetica, utilizzata in medicina come analgesico nelle cure palliative e, soprattutto, per ridurre l’assuefazione nella terapia sostitutiva della dipendenza da stupefacenti. E’ stato anche inserito dall’OMS nel 2005 nella lista dei “farmici essenziali”, in virtù degli effetti positivi per la cura di tali dipendenze. In ogni caso è sostanza con potere drogante.

Per ora null’altro si sa sui fatti: le indagini sono ancora in corso e la Procura di Terni ha disposto esami tossicologici e l’autopsia sui due giovanissimi per ricostruire quanto accaduto nelle loro ultime ore di vita. Nella casa del fermato è stata sequestrata un’altra bottiglietta che parrebbe essere ancora metadone. La stampa riferisce che non sarebbe neppure stata la prima volta che quest’ultimo cedeva ai due giovani il metadone consegnatogli dal Sert: nelle indagini sembra quindi inserirsi un ulteriore capo d’accusa.

Il reato ascrivibile potrebbe essere lo spaccio per quest’ultimo episodio, tuttavia le conseguenze tragiche della seconda cessione conducono all’ipotesi di reato, che ha giustificato l’arresto: omicidio come conseguenza di altro reato. Ipotesi contemplata dall’articolo 586 del Codice Penale che, considerata la gravità del fatto prevede addirittura un aumento della pena minima di ventuno anni per omicidio. Se i fatti venissero confermati per il fermato si potrebbe prospettare una lunga detenzione.

Impossibile, in questo momento, avanzare ipotesi che non muovano dai titoli dei giornali, ma quello che emerge è un quadro inquietante se davvero venisse confermato che la bottiglietta di un farmaco, che doveva servire a disintossicare, è stata venduta a quindici euro a due giovani che, probabilmente, non avevano la consapevolezza delle possibili conseguenze del loro comportamento. Vengono alla mente scene viste anche in alcuni programmi televisivi che dimostrano come i minorenni possano procurarsi con estrema facilità alcoolici e sigarette grazie ai documenti di chi li procura per loro.

Le dichiarazioni degli inquirenti sono significativamente apprezzabili: si è parlato di una responsabilità collettiva, sottolineando come non si sia fatto abbastanza per arginare il problema. Sembra che dal prossimo anno venga inserito lo studio dell’Educazione Civica nelle scuole. Questo potrebbe essere un episodio per sviluppare non solo una lezione per una materia dimenticata.

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