Vent’anni di Euro
In un momento in cui l’Europa è pervasa da correnti sovraniste e anti-europeiste è forse scappata all’attenzione generale che il 2019 ha visto la moneta unica, l’Euro, festeggiare i primi 20 anni di vita. Ma forse questi moti sono sovrastimati dalla particolare attenzione mediatica, visto che il 65% degli italiani rimane a favore della moneta unica e molti altri paesi sono in attesa di essere ammessi all’Eurozona. L’Euro è stato introdotto all’inizio del 1999, prima come moneta elettronica per il settore bancario e per i pagamenti, e 3 anni dopo come banconote e monete fisiche. L’introduzione dell’euro ha segnato il culmine di un lungo viaggio che era iniziato molto tempo prima. Le turbolenze monetarie mondiali degli anni settanta e ottanta avevano esposto i singoli paesi europei e richiedevano soluzioni a livello europeo. Inoltre, con l’istituzione di un mercato unico, sarebbe diventato più facile lavorare e svolgere attività commerciali se gli europei avessero iniziato a utilizzare una moneta unica.
Dopo decenni di discussioni su come conseguire un’Unione economica e monetaria, nel 1988 fu istituito il comitato Delors. Sotto la presidenza di Jacques Delors, allora presidente della Commissione, il comitato esaminò specifiche misure graduali verso l’adozione di una moneta unica. L’accordo che i leader politici firmarono successivamente a Maastricht nel 1992 diede vita alla moneta unica, sulla base della relazione del comitato Delors e dei successivi negoziati. La firma del trattato di Maastricht è diventata un momento simbolo del percorso verso l’euro. Nel 1994 l’Istituto monetario europeo (IME) a Francoforte ha avviato i lavori preparatori per consentire alla Banca centrale europea (BCE) di assumere la responsabilità della politica monetaria nella zona euro. Il 1º giugno 1998 la BCE è diventata operativa. Il 1º gennaio 1999 l’euro fu introdotto, diventando la moneta ufficiale di 11 Stati membri, mentre alla Banca centrale europea e all’Eurosistema furono attribuite le responsabilità in materia di politica monetaria. Dopo tre anni in cui l’euro figurava negli estratti conto dei cittadini accanto alle valute nazionali, arrivarono le banconote e le monete in euro in 12 paesi, che hanno così preso parte al più grande cambio di moneta della storia. I membri fondatori erano Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Portogallo. La Grecia si è unita nel 2001. Da allora, altri sette Stati membri hanno adottato l’euro (Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Slovacchia e Slovenia).
La moneta unica ha portato con sé comparazione dei prezzi ed acquisti più semplici nei paesi UE, ma anche la possibilità di viaggiare con più facilità e di risparmiare con una moneta stabile. Quest’ultima ha inoltre creato nuove opportunità per le aziende, dal momento che sono spariti i problemi legati ai costi e all’incertezza delle fluttuazioni dei tassi di cambio. Attualmente l’Euro è la moneta ufficiale di 19 paesi e riveste un importante ruolo a livello internazionale: nel 2017 è stato utilizzato per il 36% dei pagamenti internazionali, secondo solo al Dollaro statunitense (usato per il 40% dei pagamenti). Un sondaggio dell’Eurobarometro del novembre 2018 ha mostrato un livello record di sostegno per la moneta unica nella zona euro. La maggioranza degli intervistati, il 74% di loro, è a favore dell’euro nell’UE, mentre il 64% crede che l’euro sia una cosa buona per il proprio paese.
L’euro è fondamentale per l’Unione economica e monetaria dell’UE e, dopo la crisi finanziaria del 2008, le istituzioni europee si sono impegnate per rendere più forte la coordinazione all’interno di questa zona. Le misure adottate includono l’introduzione di un ciclo annuale di revisione dei piani economici e di bilancio dei paesi UE, il lancio della supervisione singola delle maggiori banche della zona euro da parte della Banca Centrale Europea (BCE) e l’approccio comune per la liquidazione delle banche in fallimento. Al di là della demagogia, i numeri dicono che l’Italia ha avuto molti lati positivi dall’entrata nell’eurozona, un forte calo della disoccupazione, scesa da persistenti livelli superiori all’11% fino a un minimo del 5,8% nell’aprile del 2007. Hanno aiutato probabilmente i tassi di interesse relativamente bassi, forse più bassi di quanto le condizioni dell’economia italiana richiedessero. Solo la Grande recessione, che è stata qualcosa in più di una mera contrazione ciclica dell’attività economica, ha riportato la disoccupazione a livelli elevati. A quel punto l’Italia non è stata più in grado di recuperare, malgrado tassi a zero e quantitative easing della banca centrale.
In occasione della cerimonia per il 20° anniversario dell’euro tenutasi a Strasburgo il 15 gennaio 2019, l’allora Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha dichiarato: “L’euro ha reso il nostro mercato unico più trasparente e competitivo e ha semplificato le transazioni, gli spostamenti, il commercio e il turismo. L’euro non è fine a sé stesso, anzi è uno strumento per raggiungere un’economia sociale di mercato che abbia l’obiettivo di portare prosperità e lavoro a tutti i cittadini europei. E’ ora importante implementare ulteriori riforme per completare l’unione bancaria e del mercato dei capitali e per costruire un’unione fiscale”.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione