La diseducazione di Cameron Post (Film, 2018)

La diseducazione di Cameron Post di Desiree Akhavan è un film tratto dal romanzo omonimo di Emily Danforth, gran premio della giuria al Sundance Film Festival, utile per far conoscere le vicissitudini degli omosessuali che vivono in ambienti retrogradi e omofobi. Cameron Post, orfana dei genitori, vive con una zia molto religiosa, un giorno è scoperta dal fidanzato in atteggiamenti intimi con l’amica del cuore, per questo viene mandata in una sorta di comunità religiosa dove si ritiene possibile curare le tendenze omosessuali.

La storia si sviluppa come un romanzo di formazione ambientato tra le montagne del Montana, fotografato benissimo con toni chiari e luminosi, montato con i ritmi compassati richiesti dalla vicenda, interpretato in maniera convincente dai giovani protagonisti. Regia ferma, sia come direzione di attori che come uso della macchina da presa, senza particolari virtuosismi, seguendo in maniera lineare la sceneggiatura. Quel che conta è la storia, il messaggio da trasmettere, senza imporre un solo punto di vista, senza far odiare nessuno, neppure gli invasati gestori della comune, in fondo solo involontari aguzzini, perché credono nella missione. Cameron stringe una sodale amicizia con due compagni di cura, compie insieme a loro lunghe passeggiate nel bosco per coltivare canapa indiana, non è convinta che sia possibile cambiare sessualità grazie alla fede, convive con una compagna di stanza molto religiosa che alla fine cade di nuovo in tentazione.

La storia viene raccontata da un regista bisessuale che non trincia giudizi inopportuni, ma lascia libero lo spettatore di farsi una propria idea sui metodi assurdi, praticati in nome di Dio e di un malinteso senso del peccato. Il finale è tragico e liberatorio, perché l’autolesionismo di un ragazzo in preda a crisi d’identità va di pari passo con la voglia di libertà di Cameron e dei suoi amici, che credono di aver capito come impostare le loro esistenze. Impossibile – se non inopportuno – guarire da quel che siamo. Non ci sono religioni di sorta, né orpelli di peccati, né iceberg da superare. La sola cosa da fare è una piena accettazione di noi stessi e della nostra sessualità.

Romanzo e film fanno capire quanto sia difficile convivere con i retaggi del passato e le vecchie credenze nei piccoli ambienti provinciali ancora preda di ancestrali modi di pensare e di superate filosofie. Un film utile che Cielo ha trasmesso in prima serata per il Pride 2020.

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Regia: Desiree Akhavan. Soggetto: Emily Danforth (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Desiree Akhavan, Cecilia Frugiuele. Fotografia. Ashley Connor. Montaggio: Sara Shaw. Musiche: Julian Wass. Scenografia. Markus Kirschner. Produttori: Cecilia Frugiuele, Jonathan Montepare, Michael B. Clark, Alex Turtletaub. Produttore esecutivo: Desiree Akhavan, Olivier Kaempfer. Case di Produzione: Beachside Films, Parkville Pictures. Distribuzione Italia: Teodora Film. Durata: 90’. Genere: Drammatico. Titolo originale: The Miseducation of Cameron Post. Interpreti: Chloe Grace Moretz, John Gallagher Jr., Sasha Lane, Jennifer Ehle, Forrest Goodluck, Marin Ireland, Owen Campbell, Kerry Butler, Quinn Shephard, Emily Skeggs, Dalton Harrod, Christopher Dylan White, Steven Hauck, Melanie Ehrlich, Andre Blake, Isaac jin Solstein, McCabe Slye, Dale Soules.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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