Agroalimentare e concorrenza, nuove norme UE
Il settore della filiera agro-alimentare non è esente dall’uso di pratiche commerciali sleali e viene quindi sottoposto a forte pressione economica dall’uso di condotte che infrangono la corretta condotta negoziale ponendo il partner commerciale più forte in condizione di imporre termini inadeguati a quello più piccolo. Questi sistemi possono verificarsi in tutti gli stadi del rapporto contrattuale, sia durante i negoziati, durante l’esecuzione del contratto e nella fase post-contrattuale. A tal fine lo scorso anno gli eurodeputati hanno approvato la nuova direttiva europea che assicura un trattamento più equo per gli agricoltori e per piccole e medie imprese agroalimentari, tutti soggetti vulnerabili a pratiche sleali da parte dei loro partner commerciali più grandi, come i supermercati e i rivenditori. I fornitori più piccoli spesso non hanno abbastanza potere contrattuale quando negoziano con grandi acquirenti e possono non avere compratori alternativi.
Le pratiche commerciali sleali portano molte conseguenze. Prima di tutto minacciano la sopravvivenza dei piccoli produttori di cibo e scoraggiano le piccole imprese dall’investire in prodotti e tecnologie nuovi o dall’accedere a nuovi mercati. Le pratiche commerciali sleali generano inoltre dei costi inaspettati o delle entrate più basse di quanto previsto ai partner commerciali più deboli e possono portare alla sovrapproduzione, causando così uno spreco di cibo. Le nuove norme stabiliscono degli standard di protezione che proibiscono pratiche sleali specifiche. Sono valide per tutti gli attori della filiera alimentare che hanno un volume d’affari inferiore ai €350 milioni, coprendo quindi produttori, cooperative, trasformatori e rivenditori di prodotti alimentari.
In futuro, le informazioni scientifiche a sostegno della valutazione del rischio nella filiera alimentare e la comunicazione in materia di sicurezza alimentare saranno più trasparenti e più facilmente accessibili per i cittadini. Sarà inoltre rafforzata la governance dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), con una maggiore partecipazione degli Stati membri al suo consiglio di amministrazione. Il Consiglio ha adottato una revisione del “regolamento sulla legislazione alimentare generale”, ispirato all’iniziativa dei cittadini europei sul glifosato. Il nuovo regolamento, che modifica anche otto atti legislativi riguardanti settori specifici della filiera alimentare, sarà presto pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, ma si applicherà per lo più a partire dal 2021.
Le regole si applicano anche ai fornitori non europei e vietano i pagamenti in ritardo per i prodotti alimentari deperibili, gli annullamenti dell’ultimo minuto e l’obbligo imposto al fornitore di pagare per gli sprechi. Vengono inoltre proibite le modifiche unilaterali o retroattive ai contratti o il rifiuto dei contratti scritti. Altre pratiche, come il reso dei beni invenduti al fornitore, saranno permesse solo se chiaramente concordate a priori da ambo le parti. Gli stati membri devono designare un’autorità pubblica che faccia rispettare le nuove norme, con poteri di verifica e di sanzione in caso di violazione. Sono state implementate ulteriori misure introdotte dalla revisione della legislazione alimentare generale figurano: la possibilità per la Commissione di chiedere all’EFSA di commissionare studi in circostanze eccezionali per verificare gli elementi di prova utilizzati nel processo di valutazione del rischio; una nuova banca dati degli studi commissionati dagli operatori del settore alimentare; un ruolo più attivo degli Stati membri nell’assistere l’EFSA a stimolare un maggior numero di scienziati ai massimi livelli a partecipare ai gruppi di esperti scientifici; una migliore comunicazione del rischio tra tutti gli attori – la Commissione, l’EFSA, gli Stati membri e le parti interessate del settore pubblico missioni di accertamento dei fatti della Commissione per garantire la conformità dei laboratori e degli studi alle norme pertinenti”.
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