Fake e deepfake, un baratro di pericoli in Rete
Si stima che la porzione di Internet a cui tutti hanno accesso libero, quella di Google per intenderci, sia non più del cinque percento dell’intero oceano della Rete. Solo questa considerazione rende impossibile alla mente umana comprendere quanto possa essere vasto lo spazio virtuale; forse più di quello reale.
In questa immensità troviamo ovviamente tutto e tutti: chi è fuori da internet oggi? Forse qualche (fortunata) popolazione che vive ancora a livello tribale; ma anche questa non è certo immune dall’essere ripresa, mostrata in video, forse intervistata e sicuramente studiata. Una domanda sarebbe però da porre ad ognuno di loro: se tu potessi scegliere continuare a vivere così, o come la persona che ti sta intervistando o riprendendo, che cosa sceglieresti? Non aspettiamo la loro risposta.
In questo enorme spazio virtuale, che è parte integrante della vita reale, ha fatto ingresso dal suo inizio anche la criminalità: furti di dati, sostituzione di persona, truffe, ricatti e non solo. La quantità di dati che circola è impossibile da controllare e gli usi che ne vengono fatti possono essere i più svariati. Dallo scherzo alla disinformazione abbiamo davanti agli occhi, ogni giorno, si nostri schermi di cellulari, tablet e computer, un campionario che fa passare dall’allegria allo scetticismo fino alla rabbia e indignazione, con ogni possibile variante intermedia sul tema fino all’odio. Ultima, e sicuramente solo per il momento, tematica emersa, è quella del deepfake.
Non stiamo parlando della semplice bufala o fake che l’utente dotato di media intelligenza controlla prima di commentarla o diffonderla, oppure dell’informazione volutamente distorta ma che ha le gambe più corte di una bugia di Pinocchio, ma di un fenomeno ben più grave e che sembra essere in costante aumento. Forse qualcuno ricorderà alcuni divertenti fuorionda di Striscia la notizia, vittime Matteo Renzi e Mara Venier. Facile comprendere come fosse un falso ad arte. E così anche il grande pubblico ha conosciuto il deepfake. La parola è un neologismo nato nel 2017 ma, oltre che in video goliardici, è purtroppo molto in voga nella rete, dove sistemi di intelligenza artificiale, ovviamente creati in origine da menti umane, sviluppano sistemi volti a creare video con i volti di personaggi reali in situazioni particolari fino a creare video pornografici utilizzando il volto di altri.
E’ accaduto a Emma Watson, Arianna Grande, Scarlett Johansson. Quest’ultima ne ha parlato pubblicamente minimizzando gli effetti dei video in rete. Forte della sua personalità e fama, l’attrice non si considerava danneggiata, pur ponendo in evidenza preoccupazioni sul fenomeno. Quante donne potrebbero dire la stessa cosa dopo avere scoperto in rete un video porno che le vede come protagoniste? Magari postato da un ex vendicativo o da un corteggiatore rifiutato. Alcuni siti, come Twitter e Youtube, hanno bannato i deepfake ma è evidente l’impossibilità di monitorare in rete i video che vengono immessi ogni giorno. Sono stati ovviamente usati anche per i politici: Donald Trump, Putin, Obama, e Nancy Pelosi che è stata fatta apparire completamente ubriaca.
In un momento delicato come questo a livello internazionale, chiunque è in grado di creare deepfake da utilizzare non solo per scopi di disinformazione, ma anche per provocare reazioni inconsulte nel campo avversario o strumentalizzare masse già infiammabili, per scendere nelle piazze.
Ma pensiamo cosa potrebbe accadere se qualche hacker creasse video con il volto di ciascuno di noi concentrato in una scena di sesso con la propria vicina o collega di ufficio e minacciasse di inviarlo alla moglie se non venisse pagato un riscatto. Impossibile? No, anche perché i volti sono stati gentilmente forniti dalla vittima stessa che non solo li posta sui social, ma li rende disponibili anche invecchiati o di quando era più giovane. Abbiamo dimenticato i contest lanciati da Facebook e le app, provenienti dalla Russia, che invecchiavano le facce?
Il problema, quindi, non è solo a livello globale, ma anche dei singoli. Un deepfake ben fatto potrebbe far saltare un matrimonio o una relazione, ma anche far crollare una Borsa o rovinare un’azienda. E tutto ciò ben può essere fatto sia da una rete criminale che da un ragazzino bravo a smanettare sulla tastiera. Facebook sembra si stia preparando ad affrontare il problema, ma anche a livello di Governi si prospetta una sfida importante.
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