Cronache dai Palazzi

Continuano le divisioni sulla riapertura delle scuole mentre risalgono i contagi, anche se gli scienziati affermano che “c’è una minore gravità clinica” e i cosiddetti casi critici riescono ad essere curati  tempestivamente.

Mascherina e distanziamento sociale rimangono regole fondamentali da rispettare. “Bisogna continuare a mantenere le misure precauzionali: distanziamento fisico, uso della mascherina e igiene personale, afferma Giovanni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute. “La Sanità pubblica da parte sua deve intervenire, come sta facendo, per identificare rapidamente i focolai e circoscriverli”.

Per ora sono 1.077 i focolai attivi dei quali 281 nuovi e, purtroppo, in costante aumento per la terza settimana consecutiva. Come si evince dall’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità (Iss), in sinergia con il ministero della Salute, “in alcune parti del Paese la circolazione del virus è ancora rilevante, con una tendenza ad un progressivo peggioramento e focolai anche di dimensioni rilevanti”. Oltre 77 mila i tamponi eseguiti e l’avvertimento di non abbassare la guardia. I soggetti positivi accertati sono oltre 16 mila e i malati complessivi oltre 256 mila. Sono stati registrati però anche oltre 204 mila persone tra guariti e dimessi, 883 sono invece i ricoverati, 68 dei quali in terapia intensiva. Sull’impennata dei nuovi contagi pesa ovviamente il maggior numero di tamponi effettuati.

Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, afferma che riguardo alle scuole “la decisione definitiva la prende il governo nella sua interezza”, ma gli esperti chiedono protezioni e quarantene. Per ora si prevedono 14 giorni di quarantena per studenti e professori che risultassero positivi. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha sottolineato: “Sulla riapertura delle scuole non possiamo sbagliare, aiutateci a contenere il numero dei contagi”.

È previsto il ritorno in classe di oltre otto milioni di bambini e ragazzi, i banchi saranno singoli e ogni banco avrà un segno di riconoscimento per essere a disposizione di un unico alunno. Ogni dirigente scolastico dovrà inoltre “identificare dei referenti scolastici per il Covid-19 adeguatamente formati sulle procedure da seguire”. Tali referenti dovranno gestire la presenza eventuale di casi Covid all’interno delle diverse classi, e monitorare la globale situazione dell’istituto comunicando tempestivamente alla Azienda sanitaria competente se all’interno di una classe è stato ad esempio registrato un elevato numero di assenze, ciò che potrebbe rappresentare un indicatore della presenza di un eventuale micro focolaio. Dopo aver segnalato soggetti sospetti con sintomi, costoro dovranno recarsi in un’opportuna stanza Covid che la scuola dovrà prevedere per la gestione dei casi. Se si tratta di uno studente dovranno ovviamente essere avvertiti immediatamente i genitori che, a loro volta, avvertiranno il pediatra o il medico di base che indicherà alla famiglia come effettuare il tampone, il cui “verdetto” dovrebbe essere chiaro nel giro di 24-48 ore. Eventuali quarantene di classe o di istituto dovranno essere valutate caso per caso anche sulla base delle assenze registrate. Se ad esempio un istituto identifica un elevato numero di assenze improvvise (intorno al 40 per cento) si può allora parlare di focolaio esteso all’intero edificio scolastico.

Un tavolo tecnico tra Cts, ministero e Enti locali lavorerà per trovare soluzioni sostenibili per scaglionare gli ingressi degli studenti supportando così i singoli istituti che, a loro volta, dovranno organizzare i turni di entrata e di uscita per evitare eventuali assembramenti. Anche per quanto  riguarda le mense si accederà per turni e tra le opzioni è previsto il pranzo al sacco.

A proposito dell’atteggiamento diffuso attorno alla riapertura delle scuole il coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) Agostino Miozzo ha sottolineato: “Scordiamoci le deroghe all’italiana, di quelle che una volta concesso restano per sempre. Saranno poche e transitorie, autorizzate di volta in volta dopo approfondita analisi”.

I contagi aumentano ma no a nuove chiusure. In effetti i danni collaterali di un nuovo lockdown potrebbero essere considerevoli e poi, come dice anche il presidente francese Emmanuel Macron, non si può rimanere prigionieri della “dottrina del rischio zero” che, molto probabilmente, non sarà mai raggiunto. Da parte dei governanti occorre quindi “rispondere all’ansia dei cittadini” e nel contempo occorre “evitare di essere superati dagli eventi”. Anche la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, avverte che “il rischio zero non esiste ma abbiamo regole per ridurlo al minimo”, e rassicura: “Si ricomincia il 14 settembre in sicurezza”. In particolare “se non si fanno tornare a scuola i ragazzi negli ambienti fragili si rischia di mandarli nelle mani della criminalità”, afferma la ministra di viale Trastevere.

Ovviamente occorre rispettare le adeguate norme igieniche, il distanziamento di almeno un metro e la mascherina è obbligatoria anche a scuola a partire dai sei anni. Non si tratta comunque di una questione semplice in quanto non sono pochi i risvolti psicologici segnalati da diversi esperti. “Per dei bambini di 6 anni, che iniziano le scuole elementari, già rimanere seduti per ore non è facile. Hanno la loro vitalità da gestire, hanno bisogno di muoversi, di partecipare, figuriamoci se ogni volta devono indossare la mascherina”, afferma il professor Massimo Ammaniti docente di psicopatologia, proponendo l’uso di mascherine trasparenti che potrebbero contribuire a far percepire al bambino le espressioni del viso (di compagni e insegnanti), essenziali per colmare il bisogno di “intersoggettività” che, soprattutto tra i bambini più piccoli, rappresenta un fattore fondamentale “per capire il punto di vista dell’altro”.

In definitiva, però, “un momento di aggregazione non controllato, e la scuola è il momento di aggregazione per eccellenza, può spostare l’indice di moltiplicazione del virus, l’ormai noto Rt, di alcuni decimali”, ha spiegato Miozzo intervistato dal Corriere della Sera. “Se questo valore è ipotizziamo di 0,3 allora si può stare relativamente tranquilli, ma se oscilla attorno a 1 e oltre, il rischio comincia a essere importante. L’Rt italiano almeno nell’ultimo rapporto di monitoraggio era proprio attorno all’unità”.

Il fattore fondamentale è che le regole verranno comunicate di volta in volta, anche con l’intervento del Cts, e “non vale la regola del per sempre”, ha sottolineato Miozzo. Per quanto riguarda eventuali “deroghe”, invece, potranno essere autorizzate “sulla base di richieste bene argomentate. Autorizzeremo situazioni transitorie, non generalizzate, caso per caso. Avranno la durata di giorni, ore”, ha spiegato il coordinatore del Cts che gestisce le misure anti pandemia.

Situazioni particolari potrebbero comportare delle eccezioni da valutare comunque di volta in volta. Ogni istituto dovrà comunque garantire la costante igienizzazione degli spazi e un’opportuna areazione delle stanze, oltre che la presenza di eventuali spazi alternativi, idonei all’attività didattica, qualora necessari. I ragazzi non potranno ad esempio fare lezione in aree privi di servizi. In sostanza ogni deroga al distanziamento (o di altro genere) passerà al vaglio dei tecnici, come previsto anche dal Dpcm dell’8 agosto, ma le decisioni finali spetteranno alla politica.

Per ora la curva epidemica è in lenta ascesa ma il fenomeno Covid è sottocontrollo. È probabile che i casi aumenteranno, dopo settimane di vacanze vissute da molti all’insegna del motto ‘libera tutti’, ma “il servizio sanitario si è messo in moto, sa cercare, circoscrivere e curare”, rassicura il Cts.

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