Natura, clima e biodiversità nell’UE
Secondo le stime del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), dal territorio di alcuni paesi europei sono completamente scomparse fino al 24 % delle specie appartenenti a gruppi quali farfalle, uccelli e mammiferi. In base ai dati pubblicati dal 2007 dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), il 23 % degli anfibi, il 19 % dei rettili, il 15 % dei mammiferi e il 13 % degli uccelli in Europa sono a rischio. Proprio su questi ha inteso muoversi il Parlamento Europeo, che a gennaio 2020 ha chiesto di mettere in atto una strategia sulla biodiversità per il 2030 che affronti le principali cause della perdita di biodiversità. Gli eurodeputati hanno chiesto di definire obiettivi, legalmente vincolanti, per assicurare che almeno il 30% del territorio dell’UE sia costituito da aree naturali e il 10% del bilancio a lungo termine sia riservato alla tutela della biodiversità. La risposta della Commissione europea prevede di tagliare l’uso dei pesticidi del 50%, rendere il 25% dei prodotti agricoli organici entro il 2030 e stabilire al 30% gli obiettivi di conservazione degli ecosistemi danneggiati.
Dal 2010 è in vigore la strategia per la biodiversità 2020 al cui interno si trovano la direttiva Uccelli protegge le 500 specie di uccelli selvatici presenti in natura nell’UE; la direttiva Habitat per la conservazione di un’ampia varietà di specie animali e vegetali rare, minacciate o endemiche e circa 200 tipi di habitat rari; Natura 2000 che comprende la rete di aree protette più grande al mondo; l’iniziativa dell’UE per gli impollinatori mira a contrastare il declino degli impollinatori nell’UE e contribuire agli sforzi globali di conservazione, migliorando le conoscenze, contrastando le cause e aumentando la consapevolezza del problema. A questo si aggiunge lo storico programma europeo LIFE che si è rivelato fondamentale nel tutelare due specie in via d’estinzione: la lince iberica e il grillaio (un uccello rapace) in Bulgaria.
L’Unione internazionale per la conservazione della natura (International Union for Conservation of Nature, IUCN) ha creato una lista rossa delle specie minacciate in Europa per mostrare il quadro della situazione nel continente e chiedere interventi di tutela e conservazione delle specie a rischio. Secondo la lista rossa sono 1677 le specie europee a rischio. In particolare le più minacciate sono lumache, vongole e pesci. Oltre metà degli alberi endemici europei, tra cui l’ippocastano, l’Heberdenia excelsa e il sorbo, sono minacciati e circa un quinto di anfibi e rettili sono in pericolo. Tra i mammiferi maggiormente a rischio in Europa ci sono la volpe artica, il visone europeo, la foca monaca del Mediterraneo, la balena franca nordatlantica e l’orso polare. Anche gli impollinatori sono in declino: una su dieci specie di api e farfalle è a rischio d’estinzione.
Il capitolo alberi su richiamato merita una postilla, curiosamente i trattati non menzionano espressamente le foreste e quindi l’Unione europea non dispone di una politica forestale comune che rimane pertanto principalmente di competenza nazionale, anche se molte azioni europee hanno un impatto sulle foreste dell’Unione e dei paesi terzi. Il motivo di questa apparente stranezza trova origine nel fatto che non esiste una definizione ‘univoca’ di foresta. Eurostat segue un sistema di classificazione creato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) e applica la seguente definizione: una foresta è un terreno con copertura arborea (o densità equivalente) superiore al 10% e una superficie di oltre 0,5 ettari. Gli alberi dovrebbero raggiungere un’altezza minima in situ di 5 metri nella fase di maturità. Le foreste dell’Unione si estendono su 182 milioni di ettari (5% della superficie forestale mondiale). Coprono il 43% della superficie terrestre dell’UE, e i sei Stati membri con la maggiore copertura forestale (Svezia, Finlandia, Spagna, Francia, Germania e Polonia) rappresentano i due terzi delle superfici forestali europee (3.2.10). Inoltre, a livello nazionale, la loro importanza varia considerevolmente: se la Finlandia, la Svezia e la Slovenia sono coperte per più del 60% del territorio da foreste, questa proporzione raggiunge soltanto l’11% nei Paesi Bassi e nel Regno Unito. Inoltre, diversamente da quanto constatato in numerose regioni del mondo in cui la deforestazione continua a costituire un grave problema, nell’Unione europea la superficie del suolo coperta da foreste è in crescita: tra il 1990 e il 2010 è aumentata di circa 11 milioni di ettari, in particolare grazie all’espansione naturale e agli interventi di rimboschimento.
Pascal Canfin (RE, FR), Presidente della commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare ha dichiarato: “I punti cruciali per il Parlamento saranno la definizione di obiettivi europei e globali per la biodiversità, che dovrebbero includere una migliore protezione degli ecosistemi naturali, la riduzione dell’uso di pesticidi in Europa e la sostenibilità del settore agricolo e della pesca. Il 2020 sarà un anno fondamentale per la biodiversità con un primo evento a giugno a Marsiglia, l’IUCN e la COP15 a ottobre in Cina“.
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