Pensieri di Ferro

Di nuovo odo alzarsi alte le grida dei seguaci di Alberto da Giussano “no all’Europa… morte al MES… autarchia unica via…. faremo tutto da soli con i nostri BTP… gli italiani ci seguiranno”, salvo poi udire anche un bisbiglio sommesso che dice ”ovviamente poi la BCE dovrà comprarci questi titoli”.

Ora, questa posizione “no all’Europa, evviva la BCE” non solo è piuttosto bipolare, ma è anche sbagliata e soprattutto pericolosa. Sbagliata perché l’idea che si possa dilatare a piacimento il debito pubblico “tanto c’è la BCE che ci compera i nostri titoli” è una pia illusione. Infatti, è vero che gli interventi della BCE si sono rivelati preziosi – sia per preservare i flussi di liquidità verso banche ed imprese, sia per evitare fiammate speculative su debito e spread – ma non bisogna mai scordare che si tratta di misure di natura monetaria. E le misure monetarie, basandosi su iniezioni di liquidità, sono efficaci per fronteggiare le emergenze e dare una sferzata alle economie, ma hanno nel loro DNA un limite di natura temporale. Se protratte troppo a lungo generano danni collaterali ingenti o comunque perdono efficacia. Ad esempio, i tassi tenuti troppo bassi per troppo tempo grazie agli interventi della BCE stimolano le economie, ma rischiano di devastare i bilanci delle banche impedendo a queste ultime di supportare adeguatamente il tessuto imprenditoriale ancora in debito di ossigeno.

Ma fare affidamento incondizionato sulla BCE è anche pericoloso perché l’intervento della Banca Centrale non può essere considerato come un qualcosa di eterno e immutabile. Le iniezioni straordinarie di liquidità continueranno agli attuali ritmi e agli attuali tassi solo fino a quando verrà ritenuto indispensabile dal Board della BCE. E non andrebbe trascurato il fatto che la Banca Centrale, pur formalmente del tutto autonoma, ha nel suo Board i rappresentanti dei “popoli del nord” che, come noto, non hanno visioni esattamente coincidenti con quelle dei Paesi mediterranei. E quindi subentrano valutazioni anche di natura non prettamente economica.

Ad esempio, Olanda e Germania hanno nel 2021 importanti appuntamenti elettorali e in Germania ci sono 5.000mld di risparmio privato che, anche a causa dei tassi tenuti bassi dalle politiche monetarie della BCE, sono da anni infruttiferi. E qui il problema è che i risparmiatori tedeschi presto si trasformeranno, come per incanto, in altrettanti elettori. E non è un caso, a questo proposito, che di recente Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, abbia improvvisamente aumentato la pressione sulla BCE affermando che le misure monetarie, anche straordinarie, devono essere chiaramente limitate nel tempo così da non favorire politiche fiscali lassiste. E questo non è certo un buon segnale.

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[NdR – Andrea Ferretti è economista bancario e giornalista economico]

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