Dal part time al lavoro agile?
La pandemia ha rivoluzionato la vita di tutti; in bene o in male forse è ancora presto per capirlo; sicuramente parole come smart working o in italiano lavoro agile l’hanno fatta da padrona. Se ne parla da anni di lavoro agile e vediamo di cosa in effetti si tratta.
“Il lavoro agile o smart working è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”. Questa spiegazione la trovate sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Si tratta di un modo di lavorare che esula dalla presenza in ufficio ma concede la possibilità del lavoro da casa, naturalmente garantendo la parità di trattamento economico e normativo.
La pandemia ha messo in atto all’improvviso questa modalità di lavoro e mano a mano ne sono state monitorate anche le criticità e l’impatto sulla vita dei lavoratori e lavoratrici. Un grande lavoro fatto da Sandra Miotto Consigliera regionale di parità del Veneto che ha monitorato con grande attenzione le condizioni lavorative degli impiegati della Regione Veneto, che da tempo sostiene che lo smart working può rappresentare un aiuto alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e una via alternativa al part time.
Dal report 2019 promosso ogni biennio dalla Consigliera regionale di parità sull’occupazione nelle aziende venete con più di 100 dipendenti, risulta che l’86% dei contratti part time è donna. La motivazione principale della scelta del part time è la cura per la famiglia, perché da sempre la cura della famiglia, non solo dei figli ma anche degli anziani, è compito della donna nella stragrande maggioranza dei casi.
Il part time comporta un divario retributivo rispetto agli uomini, incide sul reddito femminile lungo tutto l’arco di vita: stipendi inferiori espongono le donne al rischio di povertà in vecchiaia a causa di pensioni troppo basse. Per questo si sta monitorando l’impatto del lavoro agile che forse potrebbe davvero giovare molto al problema conciliazione, sempre molto sentito e che in situazioni estreme ha portato anche all’abbandono del posto di lavoro da parte delle donne.
Sandra Miotto ha collaborato insieme all’amministrazione regionale alla stesura di un questionario che, distribuito tra 2500 dipendenti della Regione Veneto e che a breve sarà pubblicato e che sarà estremamente interessante per capire l’impatto del lavoro agile sulla vita di tanti lavoratori e dei loro familiari e anche per capire come è stato affrontato e come ha cambiato la loro vita.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione