Previsioni a rischio
Ci lasciamo alle spalle un anno turbolento, pieno di insidie e dove è stato difficile gettare le basi per un reale e concreto programma di riforme. Il 2014 dovrà quindi essere un anno di realismo e concretezza per rendere possibile il cambiamento non più rinviabile. In questi primi giorni dell’anno appare aumentata la fiducia nel sistema Italia: lo spread che scende sotto quota 200 punti base e i tassi dei Btp a dieci anni si attestano a quota 3,97 per cento, ancora troppo alti. Ma il valore dello spread sembra diminuito più perché è aumentato il costo del debito tedesco che per motivi endogeni.
I mercati non fanno sconti e scommettono su una lenta uscita dalla recessione. Le previsioni più accreditate danno una crescita del Pil italiano al 0,7 per cento, altri istituti prevedono una crescita dello 0,3 per cento. Non è una buona notizia, è difficile cambiare passo rapidamente, e di certo le previsioni del Governo, che danno un Pil in crescita all’1,1 per cento, sembrano poco realistiche. Negli ultimi due anni la ricchezza è diminuita del 4,3 per cento e se consideriamo pari a zero la crescita del mese di dicembre, è veramente complicato essere fiduciosi.
Secondo il Centro Studi Confindustria, che ha riportato un’analisi del Fondo Monetario Internazionale, se nel nostro Paese attuassimo in concreto le riforme varate negli anni scorsi, il Pil potrebbe crescere anche di un punto percentuale. Ma le aspettative non sono confortanti. Resta alta l’incertezza sulle sorti della nostra economia: aumenta il pessimismo fra gli imprenditori, che vedono la luce in fondo al tunnel non prima di un paio d’anni. Con una legge di stabilità che avrà un effetto sul Pil limitato allo 0,2 per cento, e una recessione forse terminata ma che deve ancora manifestare tutti i suoi effetti, il sentiment generale non è positivo.
A livello globale con un 2013 che ha deluso le aspettative generali, il nuovo anno porta con sé previsioni quasi tutte prudenti. Il 2014 viene dato come l’anno della ripresa per gli Stati Uniti. Il Pil atteso viene dato in crescita al 2,6 per cento e quello del prossimo anno al 3,3 per cento, solo però se risolveranno il problema del debito e i problemi monetari. Per il Fondo Monetario Internazionale il 2014 sarà l’anno delle “transazioni e delle tensioni”. La crescita globale viene data al 3,6 per cento, mentre l’Europa non arriverà al 2 per cento: la Francia si attesterà a un più 0,98, la Spagna a più 0,17, la Germania a più 1,4. Per la Cina le ipotesi la danno a più 7,25 per cento, ma questo sarà possibile solo se si metterà mano ai problemi del debito pubblico e potenziando le regole aziendali e la produttività.
L’orizzonte in generale non sembra cupo. Resta l’urgenza delle riforme non solo in Italia. Riforme concrete e sostanziali che possano aiutare a consolidare i segnali positivi delle previsioni.
La Politica torni ad essere capace di guidare con consapevolezza e capacità decisionale di lungo periodo, seguendo ed indirizzando le decisioni più difficili. In mancanza le previsioni, anche le più ottimistiche, potrebbero essere non verificate. In quel caso lo scenario sarebbe cupo e molto rischioso.
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