Ottant’anni dal Patto Tripartito

Era il 27 settembre del 1940 e Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri e genero di Mussolini, sottoscrisse a Berlino per il Regno d’Italia il Patto Tripartito che generò l’Asse tra Roma, Berlino e Tokyo che, di lì a breve, ci avrebbe portato e il Giappone ad entrare in quella guerra che la Germania aveva già iniziato un anno prima con l’invasione della Polonia ed alla quale l’Italia si era affiancata pochi mesi prima. Ottant’anni fa, poco dopo che l’Italia era entrata in guerra, venne sottoscritto un accordo che può essere considerato uno dei fattori della sconfitta.

La firma di questo trattato portò definitivamente l’Italia dalla parte della Germania, dopo che, nel 1935, erano stati sottoscritti gli accordi che portarono alla creazione del cosiddetto Fronte di Stresa, quando Mussolini per l’Italia, il primo ministro inglese Ramsay MacDonald e il ministro degli esteri francese Pierre Laval, sottoscrissero un accordo in cui si ribadiva l’indipendenza dell’Austria, già oggetto di mire espansionistiche tedesche, oltre ad impegnarsi a sanzionare la Germania Nazista in caso di violazioni del Trattato di Versaille, sempre contestato da Hitler.

Ma già nel 1936 era stato sottoscritto un protocollo di collaborazione tra i due regimi e nel 1938 accadde ciò che Mussolini aveva sempre voluto evitare con l’Anschluss. Nonostante specialmente dopo l’assassinio del cancelliere austriaco Engelbert Dolfuss, Mussolini si era sempre dimostrato contrario; dopo l’assassinio inviò dei battaglioni alla frontiera del Brennero e prese sotto la sua protezione la vedova e i figli del coraggioso politico austriaco che si era opposto alle mire espansionistiche del Fuhrer.

Ma dopo l’annessione dell’Austria e la situazione politica cambiata, si spostarono gli equilibri. A seguito della guerra di Abissinia l’Italia era stata isolata dal resto della comunità internazionale; i rapporti con Francia ed Inghilterra si erano deteriorati e vi era stato un riavvicinamento con la Germania, cui il Duce era sempre stato comunque ideologicamente vicino. Anche le posizioni comuni nella guerra civile spagnola contribuirono a questo riavvicinamento. Ecco che si giunge, a guerra iniziata, alla sottoscrizione del patto con Germania e Giappone.

Le vicende sono note: l’Italia era entrata in guerra nel giugno 1940, assolutamente impreparata. La speranza di Mussolini di una guerra rapida e vittoriosa cozzava in maniera evidente con la situazione specialmente dell’esercito dove serpeggiava il malcontento ed in cui, per usare le parole di Montanelli nella sua Storia d’Italia, gli ufficiali erano principalmente dei burocrati. Ma il Duce, come si diceva, tutto il mondo sapeva che duce aveva legato il suo destino a quello della Germania. L’alleanza con il Giappone era potenzialmente un colpo diplomatico di maggior spessore, ma Giappone e Germania avevano davvero pochissimi interessi in comune salvo un unico nemico contro cui i due paesi avrebbero potuto unire i loro sforzi: l’Unione Sovietica.

In quello stesso mese la Germania stava bombardando il Regno Unito e si preparava a inviare rinforzi alle truppe italiane che combattevano gli inglesi al confine tra Libia ed Egitto. Pochi mesi dopo sarebbe stato inviato, sotto il comando di Erwin Rommel l’Afrika Korps a sostenere il Maresciallo Graziani e bloccare l’offensiva britannica. All’altro capo del mondo, il Giappone combatteva da anni una guerra in Cina e il suo governo litigava sulla necessità o meno di colpire a sorpresa gli Stati Uniti; alla fine avrebbero deciso per il sì, e il 7 settembre del 1941 avrebbero bombardato Pearl Harbour.

In questo quadro la firma del patto di Berlino per Hitler diventava, più che una vera alleanza operativa ed un supporto nello sforzo bellico, un segnale nei confronti degli Stati Uniti mentre già stava programmando l’invasione dell’Unione Sovietica. Peraltro non è errato ritenere che il Patto di Berlino, invece di effetti positivi per il regime e per l’intero Asse, ne ebbe di negativi quando Germania e Italia, dopo Pearl Harbor, e senza che vi fossero obbligate, dichiararono guerra agli Stati Uniti. Sotto questo punto di vista gli accordi di Berlino e la nascita dell’Asse possono essere considerati tra i fattori che portarono alla sconfitta i regimi nazifascisti.

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