Cronache dai Palazzi
Cambiare è la parola d’ordine. L’appello al cambiamento, sostenuto dal “coraggio”, è stato il contenuto essenziale del messaggio di fine anno del Capo dello Stato. Ma per cambiare “servono sacrifici dai politici”, ha ammonito Napolitano.
Il Capo dello Stato ha presentato al Paese il conto del malessere diffuso a livello economico e sociale, ha rimarcato il giustificato distacco tra cittadini e istituzioni ma ha anche chiesto agli italiani di continuare ad avere coraggio, “il coraggio della solidarietà”, “il coraggio dell’innovazione”. La classe politica deve però mettere in pratica “scelte lungimiranti”, evitare “le tendenze all’esasperazione” e soprattutto deve farsi carico di alcuni “sacrifici”, in particolare, “la politica deve condividere i sacrifici che tanti italiani stanno facendo a causa della crisi economica”.
Per l’ennesima volta la classe politica è stata richiamata alla responsabilità. Il Parlamento è “oggi più che mai bisognoso di nuove regole per riguadagnare il suo ruolo centrale”, ha sottolineato il Capo dello Stato che ha giocato la carta ‘social’ leggendo le lettere nelle quali dei comuni cittadini esponevano al presidente le difficoltà e i sacrifici che sono costretti a sostenere per andare avanti. Il forte appello al coraggio e al cambiamento, il monito contro l’eccesso di decreti legge, l’allarme puntato sui rischi di “destabilizzazione” della democrazia sono stati i tratti essenziali di un discorso tutt’altro che trionfalistico.
Giovani, lavoro, coraggio e riforme sarebbero in pratica gli ingredienti decisivi per evitare il tracollo. “L’anno che sta per terminare è stato tra i più pesanti e inquieti che l’Italia ha vissuto da quando è diventata Repubblica” ma l’anno che è appena iniziato dovrà essere necessariamente migliore.
Per uscire dalla crisi è necessaria “una azione comune per il rilancio della crescita economica” e occorre evitare lo scontro ‘tutti contro tutti’ “che finisce per lacerare il tessuto istituzionale e la coesione sociale”. Il confronto politico e il dibattito pubblico non devono subire la devastazione di “tendenze distruttive” o tantomeno dell’“esasperazione” perché non è questo ciò di cui l’Italia ha bisogno. Il Capo dello Stato ha inoltre messo in conto “il pericolo di un vuoto di governo e al vertice dello Stato” temendo per la “tenuta democratica” nel nostro Paese che va salvaguardata realizzando “riforme obbligate e urgenti”, come le riforme costituzionali e la legge elettorale. Il premier in carica ha dichiarato di essere in “totale sintonia” con le parole del Capo dello Stato: “L’Italia che vuole rialzarsi e costruire con opportune e tempestive riforme si riconosce nei toni e nell’orizzonte delineato dal presidente Napolitano”. Letta è convinto che l’Italia “che vuol solo distruggere non vincerà”.
“Conosco i limiti dei miei poteri e delle mie possibilità – ha sottolineato Napolitano – anche nello sviluppare un’azione (al pari di tutti i miei predecessori) di persuasione morale”. Il 20 aprile del 2013 “sentii di non potermi sottrarre a un’ulteriore assunzione di responsabilità verso la Nazione in un momento di allarmante paralisi istituzionale. Null’altro che questo mi spinse a caricarmi di un simile peso”, ha affermato il Capo dello Stato quasi con animo sofferente.
Il Capo dello Stato si è rivolto agli italiani e a tutte le forze politiche indistintamente, sperando “di poter vedere nel 2014 decisamente avviato un nuovo percorso di crescita, di lavoro e di giustizia per l’Italia” e auspicando almeno ‘l’inizio’ di “un’incisiva riforma delle istituzioni repubblicane”. La “destabilizzazione” va evitata ma il governo attuale non viene difeso a prescindere, occorre proseguire con le riforme, a partire dalla riforma del sistema di voto: “Alle forze parlamentari tocca in pari tempo dare soluzione – sulla base di un’intesa che anch’io auspico possa essere la più larga – al problema della riforma elettorale, divenuta ancor più indispensabile e urgente dopo la sentenza della Corte Costituzionale”.
Il nuovo anno “può e deve essere diverso per il Paese e per quanti hanno sofferto duramente”, è questo l’augurio essenziale che tutti i cittadini vorrebbero veder realizzato ma come sottolinea il leader dei democratici occorre ‘cambiare passo’ “con coraggio”. Prendendo spunto dal messaggio del presidente della Repubblica, del quale ha sottolineato la lucidità e il “tono semplice e diretto”, Renzi sottolinea che è necessario procedere “senza perdere più tempo” e assicura che il Pd metterà a frutto l’appello del Capo dello Stato.
La lettera di Renzi, inviata a tutti i segretari dei partiti – sia di maggioranza sia di opposizione – per velocizzare la riforma della legge elettorale e la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, ha smosso, non a caso, tutte le forze politiche, anche se non è sufficiente una lettera per cambiare le cose.
Letta è convinto che il leader del suo partito “è il miglior alleato in questo momento” e apprezza la capacità del leader del Pd di rivolgersi alla pancia del Paese. Per il presidente del Consiglio, Renzi non punta a nuove elezioni ma a vincere le Europee di primavera e affinché ciò avvenga il Governo deve procedere spedito sulla strada delle riforme che il sindaco incalza. La nuova segreteria democratica ritiene che “più si logora il Governo, più si logora il Pd”. L’agenda del Governo deve però tener conto delle cose da fare e soprattutto “basta perdere tempo”. Il neosegretario afferma di voler vedere realizzata “una svolta”, una gestione collegiale e sottolinea la necessità di disporre di una squadra vincente.
Nessun “rimpasto” ma per Renzi il premier deve tener conto di un quadro delle alleanze mutato, di una nuova maggioranza e della presenza di un leader diverso alla guida del partito che è il maggior azionista dell’esecutivo in carica. Nel 2014 il Governo dovrà dimostrare di essere più coraggioso fin dall’inizio dell’anno. I pasticci provocati dal decreto Salva-Roma, una legge di Stabilità rimpolpata da numerosi emendamenti, la questione degli affitti d’oro e le mini-tasse che hanno rimpiazzato l’Imu hanno acuito le asperità potenziando il disagio sociale.
Dopo aver lanciato il cerino della legge elettorale con le sue tre proposte, Renzi ha organizzato una riunione in trasferta, a Firenze, già nel weekend dell’Epifania, rompendo la tradizione romanocentrica. Il leader dei democratici vuole accelerare sulle riforme e, temendo un gioco di sponda di Letta e Alfano, conserva nella manica l’asse con il Cavaliere: aprendo al modello spagnolo a proposito di legge elettorale cerca di limitare la facoltà di Ncd di porre veti. L’ex premier e ex senatore ha raccolto la sfida affermando di essere “pronto a incontrare Renzi” per accordarsi con lui, “ma a patto di ottenere le elezioni anticipate”, accorpando a maggio Politiche ed Europee. Nel contempo il forzista capogruppo al Senato, Romani, ha sottolineato che Fi è ferma sulla difesa del bipolarismo “sapendo però che in Italia non c’è il bipartitismo”. In pratica per i forzisti va privilegiata la logica di coalizione e quindi un sistema che non elimini gli alleati ma li riunisca. Tutto ciò lascia intravedere un ponte verso Alfano che il leader di Forza Italia non ha mai fatto saltare e ribadendo la linea di un’intesa preventiva all’interno della maggioranza ha esplicitato un successivo “allargamento a Forza Italia”. In un primo momento Ncd si è dichiarata favorevole al modello del “sindaco d’Italia” non gradito ai forzisti anche se la Gelmini ha successivamente messo in evidenza la disponibilità degli azzurri “a discutere qualsiasi sistema”, una dichiarazione immediatamente raccolta dal leader del Nuovo centrodestra che ha sottolineato: “Noi siamo pronti, e siamo pronti a fare in fretta”. Se si vorrà portare a termine la riforma del sistema di voto entro gennaio il tempo a disposizione non è molto, e il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Sisto, ha ribadito che è possibile stare nei tempi “a patto però che ci sia un accordo su un testo”.
“Qualcuno mi dice: ‘Scusa Matteo ti abbiamo votato l’8 dicembre e non hai ancora abolito il Senato e nemmeno cambiato la legge elettorale’. Hanno ragione loro”, ha dichiarato Renzi. Dal 7 gennaio si apriranno le consultazioni per il “Patto 2014” (un contratto di coalizione che Letta spera di firmare entro il 20 gennaio) e Renzi continuerà ad incalzare l’esecutivo con le sue proposte – job act; riduzione delle tasse e dei costi della politica; legge elettorale; riforma del Titolo V della Costituzione; Diritti civili che ha proposto di rinominare ‘Doveri civili’ tra cui le modifiche alla Bossi-Fini, le unioni civili, la legge sulla cooperazione internazionale, i provvedimenti per le famiglie, una disciplina più moderna delle adozioni – attendendo la “svolta”, la stessa che nel 2015 potrebbe portarlo a Palazzo Chigi.
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