Cronache dai Palazzi
Altre misure più restrittive a causa dell’epidemia da Covid. Didattica a distanza alle superiori e possibile chiusura dei locali alle dieci di sera potrebbero essere tra le misure più dure. Per ora l’ultimo Dpcm stabilisce che le attività di bar, ristoranti e pub sono consentite fino a mezzanotte con servizio al tavolo e in piedi fino alle 21. Per i banchetti potranno essere al massimo trenta invitati mentre sono vietati gli sport di contatto a carattere amatoriale, come il calcetto.
Il governo lavora costantemente alla correzione della curva del virus. Tra le misure correttive vi è l’estensione dello smart working, come chiede anche la ministra dell’Istruzione, invece tra Stato e Regioni si discute animatamente a proposito della didattica a distanza per i licei: “Non è all’ordine del giorno”, ha dichiarato la ministra Azzolina che non vorrebbe far cadere nel vuoto “i grandi investimenti e i sacrifici fatti”. Le stesse Regioni, inoltre, a giugno non volevano affatto inserire la didattica a distanza tra le linee guida, mentre ora alcune sono tornate sul tema. Comunque osservando la curva dei nuovi contagi “la situazione è seria, serve la massima attenzione e nessuna sottovalutazione”, ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza.
“Rispettiamo le nuove disposizioni, seguiamo le raccomandazioni, facciamo del bene al nostro Paese”, è il nuovo appello del premier Conte lanciato in un tweet. Non un altro lockdown nazionale ma assoluta accortezza per evitare il dilagare dei contagi. “Chiudere tutto sarebbe troppo dannoso proprio adesso che l’economia mostra segni di ripresa”, ha ammonito Conte al margine del Consiglio europeo, ribadendo che occorre “aspettare due o tre settimane per capire gli effetti delle misure attuali, dalla mascherina all’aperto al limite di 6 ospiti in casa”.
La nuova strategia sarà quella di agire con chiusure localizzate e le Regioni potranno inasprire ma non allentare le misure messe in campo dal governo. “Il quadro sta peggiorando, dobbiamo irrigidire le misure di contenimento – ha spiegato Speranza ai governatori -. Il Dpcm è una mattonella comune a tutti. Ora sulla base del monitoraggio capiremo dove conviene stringere”. Palestre, saloni di bellezza, cinema, teatri e sport di base sembrano essere le attività che subiranno delle restrizioni, come preannunciato dal ministro Boccia che ha ipotizzato per l’appunto “l’interruzione di attività sociali e culturali a maggior rischio di assembramento”.
Anche per il direttore generale prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, “è il momento di evitare aggregazioni ed eventi sia pubblici che privati, comprese le attività extrascolastiche e prestare attenzione anche a quelle all’interno delle mura domestiche”.
Per vedere i risultati delle restrizioni del nuovo Dpcm occorre aspettare ma l’epidemia continua ad avanzare con un ritmo esponenziale. “È una partita in cui vinciamo o perdiamo tutti”, ammonisce il presidente del Consiglio appellandosi al “senso di responsabilità” di tutti i cittadini, mettendo al bando polemiche e dibattiti inuitili e auspicando la collaborazione per quanto riguarda il rispetto delle regole per evitare un ulteriore avanzata dei contagi. Ai governatori il premier ricorda inoltre che il Dpcm consente loro di “introdurre misure restrittive non appena se ne presentasse la necessità”, anche se di fronte alla decisione della Campania di chiudere scuole e università non tutti si sono trovati concordi.
In sostanza “forse più che le Regioni dobbiamo chiudere temporaneamente determinate aree, se si generalizza si crea più danno che beneficio”, ripetono da Palazzo Chigi assicurando che per “salvare la comunità” verranno messi da parte pregiudizi ideologici e si richiederanno all’Europa le risorse del Mes. Stretta anche sui trasporti in quanto il Cts avverte che treni e bus rappresentano possibili focolai, al bando però allarmismi esagerati in quanto “la scienza suggerisce che con comportamenti attenti da parte dei cittadini e massimo sforzo da parte delle istituzioni possiamo evitare la fase della crescita esponenziale di casi”, afferma la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa. Di certo “non possiamo pretendere sacrifici dagli italiani se poi per andare al lavoro si devono stringere come sardine nei mezzi pubblici e sopportano code interminabili ai drive-in per fare il tampone”, aggiunge Zampa. “L’impegno delle amministrazioni locali deve essere massimo se vogliamo essere credibili agli occhi dei cittadini”.
Si prevedono quindi ingressi scaglionati per scuole e uffici anche per alleggerire il carico dei mezzi pubblici in particolare nelle ore di punta. Ed ancora, un maggior coordinamento tra scuole e Comuni favorirà di certo un funzionamento più efficiente dei mezzi pubblici locali soprattutto durante le fasce orarie di entrata e uscita delle scuole. Queste le misure che intende mettere in campo il ministero dei Trasporti in accordo con il ministero dell’Istruzione, Regioni e Comuni per risolvere il problema del sovraffollamento sui mezzi pubblici. Rimane però identico il volume della capienza fisso all’80% che per ora non si tocca. “L’autorizzazione è stata oggetto di un lungo approfondimento anche scientifico e si poggia su solide basi – ha spiegato la ministra dei Trasporti Paola De Micheli – anche rispetto ai tempi di percorrenza degli utenti sul trasporto pubblico locale”. Per di più “la percentuale di riempimento dell’80% viene rispettata e consente di soddisfare l’intera domanda di trasporto”, ha aggiunto De Micheli.
Gli enti locali chiedono comunque più fondi e più poteri sulle gare per potenziare il trasporto pubblico, ed anche più controlli per far rispettare l’uso della mascherina e il dovuto distanziamento sui mezzi e sulle banchine nelle aree di sosta. I sindacati del trasporto locale chiedono a loro volta “una diversa modulazione degli orari delle città, con le differenziazioni di ingressi e uscite da scuole e uffici, una gestione governata dello smart working, il potenziamento delle corse utilizzando anche il noleggio Ncc”. In particolare per quanto riguarda il trasporto degli studenti anche il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, specifica di aver chiesto “un maggior raccordo tra scuole e aziende di trasporto anche attraverso un coordinamento di cui gli enti locali possono farsi carico, al fine di scaglionare gli orari all’ingresso e all’uscita da scuola e aumentare i servizi sulle linee per evitare situazioni di maggiore sofferenza”.
L’ultima sponda dell’epidemia da Covid è il voto a distanza dei parlamentari. Secondo una proposta di riforma del regolamento della Camera – per cui sono state raccolte fino ad ora 110 firme – presentata da Stefano Ceccanti, costituzionalista e deputato del Pd, sarebbe arrivato il momento di prevedere il voto da remoto per coloro che non possono essere presenti in Parlamento, come previsto tra l’altro anche oltre la Manica a Westminster e dal Parlamento europeo. Tutto ciò “in ragione di particolari circostanze che impediscono ai deputati lo svolgimento della funzione parlamentare in presenza” si legge sulla proposta. In tali condizioni risulterebbe quindi possibile “l’esercizio del voto secondo procedure che assicurino la personalità, la libertà e la sicurezza del voto”, non solo in Aula ma anche all’interno delle Commissioni. Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, “sarebbe opportuno prevedere il voto a distanza soltanto per chi è in quarantena o per i malati di Covid”.
Di fatto le tante assenze legate al Covid rischiano di ostacolare la riuscita della maggioranza in Aula e, secondo l’articolo 81 della Carta costituzionale, per approvare ad esempio la Legge di Bilancio, così come per autorizzare il ricorso all’indebitamento, occorre raggiungere la maggioranza assoluta dei parlamentari. Le resistenze più ardue si avvertono a Palazzo Madama, dove sembra predominare la tradizione prediligendo un assetto in presenza dei senatori.
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