La classe degli asini (Film, 2016)
La classe degli asini di Andrea Porporati presenta tutti i pregi e tutti i difetti di una fiction televisiva, ma quello è, non va paragonato a un film girato per il grande schermo. La finalità didascalica alla base del racconto viene raggiunta senza tema di smentita. Porporati (basandosi sulla sceneggiatura di Gualtieroni e Rosella) racconta – con molte concessioni al romanzato – la vicenda di Mirella Casale, insegnante torinese che lotta per inserire i portatori di handicap nelle scuole ordinarie. La storia risente di una sceneggiatura prevedibile, di molti luoghi comuni presi come oro colato, di personaggi troppo monodimensionali e di un’evidente schematicità di situazioni. Television movie a tutti gli effetti, con il vantaggio che non aspira ad essere altro rispetto a molti prodotti cinematografici contemporanei, in realtà più inutili di una fiction istruttiva e interessante come La classe degli asini.
Il film è ambientato piuttosto bene nella Torino dei primi anni Settanta, tra case di operai meridionali che lavorano alla Fiat, auto d’epoca e arredamento spartano, con televisori in bianco e nero che funzionano dando colpi all’intelaiatura e spostando l’antenna. Il solo dubbio che abbiamo avuto è sulle divise scolastiche della scuola media, raffigurate con grembiulini neri e fiocco azzurro, in realtà previsti solo per le prime due classi della scuola elementare. Vanessa Incontrada è un’insegnante tormentata, madre di una figlia handicappata, prima ligia ai regolamenti, poi pronta a sovvertirli e a lottare per far includere i più deboli nelle scuole. Fabio Troiano è un marito un po’ troppo ingessato che sfoggia sempre identica espressione sconcertata, forse il carattere più fumettistico dell’intera opera. Flavio Insinna è il professore anarchico e sovversivo che apre una scuola per bambini (e adulti) in difficoltà, ma soprattutto aiuta Riccardo (D’Aleo) – ragazzino problematico – a fuggire da un istituto differenziale dove viene maltrattato. Il vero protagonista del film è proprio Riccardo, un bambino proveniente dal Sud, abbandonato dal padre, con una madre che non può provvedere ai suoi bisogni e un carattere ribelle prodotto dalla situazione psicologica che sta vivendo.
Il film serve a raccontare un periodo cupo della scuola italiana, quando una legge ingiusta consentiva di isolare in classi differenziali (veri e propri ghetti) i ragazzi con problemi di apprendimento. La lotta della professoressa Casale ha prodotto un cambiamento normativo epocale che non è stato subito ben accettato dai genitori e dagli operatori scolastici ma che ha segnato la strada giusta da percorrere. La classe degli asini è un film televisivo che – pur con tutti i difetti e le semplificazioni che abbiamo cercato di indicare – merita di essere visto e apprezzato.
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Regia: Andrea Porporati. Soggetto e Sceneggiatura: Pietro Calderoni, Gualtiero Rosella. Fotografia: Marcello Montarsi. Montaggio: Simona Paggi. Musiche: Francesco Cerasi. Scenografia: Beatrice Scarpato. Costumi: Fabio Angelotti. Produttore: Matteo Levi. Casa di Produzione: Rai Fiction. Prima Visione TV (Rai 1): 14 novembre 2016. Replica: 31 agosto 2020. Disponibile su RaiPlay. Durata: 100’. Genere: Film TV, Drammatico, Biografico. Interpreti: Vanessa Incontrada (Mirella Casale), Flavio Insinna (Felice Giuliano), Fabio Troiano (Luigi), Aurora Giovinazzo (Flavia), Monica Dugo (Giovanna), Giovanni D’Aleo (Riccardo), Martina Lauretta (Robertino).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]