Cinzia Pennesi, una bacchetta al femminile
In occasione del TEDxBologna Outsider 2020 tenutosi in Piazza Maggiore a Bologna, abbiamo avuto il piacere di intervistare la Direttrice d’Orchestra e di Coro Cinzia Pennesi. Pianista, Compositrice, svolge intensa attività concertistica in Italia, Germania, Austria, Spagna, Inghilterra, Grecia, Romania, Svizzera, Jugoslavia, Malta, Russia, Israele, Marocco, Sud America, Corea e New York. Oltre ad Accademia della libellula, che ha fondato e dirige stabilmente, ha diretto Orchestra Sinfonica della Radio-Televisione Serba, Orchestra Sinfonica di Stato di San Pietroburgo, I Solisti Aquilani, Orchestra Filarmonica Marchigiana, Mozart Sinfonietta; Orchestra del Centro Europeo della Musica, Florilegio Musicale Barocco, Orchestra di Solingen, Orchestra Spontini; Orchestra Sinfonica della Romagna, Orchestra Regionale del Piemonte. E’ stata Assistente musicale di Franco Mannino dal 2003 fino alla sua scomparsa. Dal 1990 dirige il Coro Polifonico “A. Antonelli” di Matelica. Si dedica da anni al Teatro Musicale dirigendo Opere di diversi epoche e stili, dall’Opera contemporanea e del novecento storico al Musical Theatre. Sue composizioni sono edite Raitrade. Ha collaborato in produzioni e spettacoli con Maria Letizia Gorga, Pino Ammendola, Michele Placido, Luca Ward, Roberto Alpi, Giorgio Borghetti, Riccardo Pazzaglia, Elio Pandolfi, Clara Galante, Geppi Cucciari, Elio, Francesca Benedetti, Giovanni Moschella, Alessandro Quasimodo, Mario Cei e Arturo Brachetti e Piergiorgio Odifreddi, Andrea e Ennio Morricone e con i registi Stefano Genovese, Giorgio Gallione, Allì Caracciolo, Gabriela Eleonori. Spesso invitata in diversi programmi televisivi, Ha registrato per Rai-uno, Rai-due, RaiTre, Rairadio tre, Sky-TV, Rai-International, Radio Vaticana, Radiotelevisione Serba e inciso per RAITRADE, BOTTEGA DISCANTICA e KHO. Nel 2008 riceve il Premio Marisa Bellisario – Fondazione Bellisario.
Il suo speak a questo TEDxBologna-Outsider è stato incentrato sul fatto di essere un Direttore d’Orchestra donna, ovvero l’unica, o comunque una delle pochissime Direttrici d’Orchestra in Italia. In effetti tutti i suoi colleghi che ho intervistato erano uomini.
Esatto, in realtà ce ne sono e ce ne sono state molte, le donne hanno iniziato a dirigere Orchestre a metà dell’800, ma è un mondo che vede ancora l’uomo in questo ruolo. Per cui da quando ho iniziato vedo che è sempre un fenomeno da raccontare dal punto di vista sociologico, oltre che artistico. Ma riallacciandomi a quello che dicevo prima, è vero che le donne dirigevano nell’800, ma è altrettanto vero che le chiamavano “le suffragette della musica”. Il problema è proprio questo, io posso essere una pianista, tanto è vero che a casa ho un pianoforte anche se faccio pochi concerti, ma una donna Direttore di Orchestra stabile deve avere un’orchestra, e in questo le donne sono ancora una rarità. Anche se ce ne sono molte, anche giovani, che fanno una bella carriera soprattutto all’estero.
Quindi all’estero si vive una situazione diversa da questo punto di vista?
Sì, non dappertutto all’estero, ma molti aspetti e l’atteggiamento verso di loro è decisamente diverso. Questo è strano, perché è qualcosa che trascende la diversità di genere, è la musica che racconta cosa è necessario fare; gli studi e i percorsi sono gli stessi, poco cambia se sei uomo o donna. E’ vero che la gestualità, la comunicazione non verbale, come dicevo nel mio speak, ha standardizzato alcuni gesti tipicamente maschili, come la mimica facciale di un Direttore di Orchestra, che traslata sul viso di una donna non è magari così efficace. Poi ci sono eccezioni anche clamorose, come Stravinsky che affidò la direzione della prima assoluta di una sua opera a una donna, o Carmen Campori a Modena, è morta negli anni ’60, ma diresse più di 500 orchestre. Manca un poco la narrazione di tutto questo, io rispondo sempre “non sono la prima, non sono l’unica, ce ne sono molte”. L’importante è raccontarle queste donne.
Nello speak ha anche parlato dell’importanza del silenzio, detto da una Direttrice di Orchestra è un’osservazione particolare.
Siamo immersi in un universo di inquinamento acustico che crea una grande disfunzione emozionale. A volte questo rumore lo creiamo noi per la paura che abbiamo del silenzio, come l’accendere la televisione anche se nessuno la guarda. Questo comporta il fatto di evitare il contatto con noi stessi e quella relazione primordiale che ci fa porre dei quesiti a cui non vogliamo rispondere. Che poi il silenzio è l’alternanza di rumori e pause, rispecchia anche la capacità di rimanere in silenzio anche in momenti particolari. Quando in una cena cala il silenzio tutti si chiedono “c’è qualcosa che non va?”; e invece è solo l’apprezzare il momento. Il silenzio è concentrazione e contemplazione, ma include anche il concetto di essere presenti, questa è una cosa molto importante. In questo la musica insegna molto, io non dico mai “non vedo l’ora di fare un concerto”, perché la bellezza sta nel percorso, l’ideazione del progetto, le prove, quando arrivi al concerto tutto è finito.
Quello dell’essere presenti è un bellissimo concetto.
Sì, vediamo tutti i giorni come questi smartphone siano diventati una specie di icone salvatutto, che si possa usare il telefono mentre si fa altro. Ci hanno convinto che esista il multitasking, ma non è così; in realtà è un cambiare continuamente da una parte all’altra. Essere presenti vuole dire dedicarsi completamente all’oggetto del momento, se tuo figlio ti vuole fare vedere un disegno, devi concentrarti su questo.
Per chiudere, tornando alla musica, dove potremo avere il piacere di ascoltarla prossimamente?
E’ un momento triste in cui è difficile programmare, io ho la mia attività con la mia Orchestra dell’Accademia della Libellula, a dicembre dovrei avere un concerto a Osimo, poi dovremmo riprendere lo spettacolo su Monna Lisa. Avremmo molte date fissate, ma ovviamente è tutto in bilico. Sul mio sito e canali social ci sono gli aggiornamenti man mano che si sviluppano le cose.
Che esperienza è stata questo TEDxBologna Outsider in Piazza Maggiore?
Mi piace moltissimo tenere questi speech, portare l’esperienza dei musicisti alle persone, che magari sono portati a pensare che lavoriamo poco o sempre, in realtà lavoriamo quando gli altri sono in ferie. Abbiamo una vita passata in solitudine, quasi in clausura, pensi che io ho iniziato a studiare pianoforte a 5 anni e tutti i giorni ci si continua a esercitare per ore. Ma è una disciplina necessaria per salire sul palco con rispetto verso il pubblico e veicolare queste pratiche collettive a un mondo, per così dire, disarmonico, ed è un privilegio mettere tutto questo al servizio delle persone che vengono ad ascoltarci.
[NdR – Si ringrazia l’Ufficio Stampa del TEDxBologna per la gentile disponibilità e collaborazione]
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