Cronache dai Palazzi
“Regna ancora grande incertezza ma il governo ce la metterà tutta”, ha assicurato il premier Conte di fronte al Parlamento, per portare l’Italia fuori dalla crisi, che da sanitaria ed economica sta diventando una crisi sociale con ripercussioni pericolose sull’ordine pubblico.
La situazione di emergenza che il Paese sta vivendo richiede l’impegno corale di tutte le istituzioni e delle diverse forze politiche, sempre più divise sulle questioni chiave tra cui l’organizzazione della scuola e la chiusura delle varie attività cadute nel mirino dell’ultimo dpcm. L’appello che il Viminale rivolge agli esercenti intenzionati a scendere ancora in piazza è comunque quello di dissociarsi dagli atteggiamenti rivoltosi degli ultimi giorni, e provare a emarginare essi stessi le infiltrazioni delle “frange violente riconducibili a vari e distinti ambiti”, scese in piazza un po’ in tutta Italia.
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, propone in pratica il dialogo ma auspica la fine delle proteste, considerato anche il fatto che molti tra gli estremisti che hanno alimentato le sommosse trovano “nelle ragioni del malcontento soltanto un occasionale pretesto” per scendere in piazza e scatenare la rivoluzione.
All’interno del ministero dell’Interno e dei palazzi di sicurezza, e anche nel comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza riunitosi in settimana, è stata infine ribadita l’assenza di una “regia unica” degli scontri ma ogni ulteriore convocazione di piazza può fare da input per nuove provocazioni e sommosse, alla base delle quali vi è comunque, senza dubbio, un profondo e lacerante malcontento sociale frutto della disagiata situazione economica in cui versa il Paese in questo frangente difficile.
Tra i nodi più difficili da sciogliere a proposito del contagio vi è il trasporto pubblico. “Dal 18 aprile chiediamo di attuare ogni misura per ridurre i picchi di utilizzo del trasporto pubblico”, afferma il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, intervistato dal Corriere della Sera. Ma non è stato fatto “abbastanza. I verbali dimostrano che lo abbiamo scritto per ben 20 volte sollecitando, a più riprese, un nuovo concetto di mobilità”, puntualizza Miozzo. Dei circa 300 milioni di euro stanziati dal governo per affittare i bus turistici privati, con l’obiettivo di supportare il trasporto pubblico, sembra infatti che almeno 180 non sono stati utilizzati e migliaia di bus privati sono rimasti nelle rimesse con i conducenti, tra l’altro, in cassa integrazione. Nel frattempo, i mezzi pubblici sono risultati molto spesso affollati oltre misura, trasformandosi in luoghi pericolosi per il contagio.
Già nel mese di aprile un documento firmato da personalità di spicco del Cts metteva in evidenza “una criticità soprattutto per le grandi aree metropolitane relativa alla mobilità nelle ore di punta”. Quel testo auspicava, nel contempo, “misure organizzative e di prevenzione per il contenimento della diffusione del contagio”. In sostanza si avvertiva che servivano più mezzi nelle ore di punta, in primo luogo in città come Roma, Milano, Torino, Venezia, Genova, Napoli.
Per alleggerire il sistema sanitario ospedaliero è inoltre necessario “coinvolgere medici di famiglia e pediatri di libera scelta fornendo loro tutti i mezzi per operare, i materiali di protezione, gli strumenti diagnostici. Con l’accordo appena siglato tutti i cittadini potranno fare i tamponi rapidi con il loro medico”, spiega Miozzo. I medici di base vanno comunque “messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza, senza escludere sanzioni per chi si rifiuta”.
Servono almeno due settimane per sapere se le misure adottate oggi sono sufficienti oppure se sarà necessario un intervento ancor più rigoroso. Il ministro della Salute Roberto Speranza, e tutta la squadra dell’esecutivo, lavora per evitare un altro periodo di chiusura totale ma il timore più grande è che il sistema sanitario non regga. Dati alla mano dimostrano che “il sistema di testing non riesce a reggere al meglio l’impatto dell’aumento dei contagi”, si richiede quindi la massima attenzione. In particolare per quanto riguarda Milano e Napoli il sistema di monitoraggio “segnala una tendenza netta che richiede la massima attenzione di ogni livello istituzionale”, affermano fonti ministeriali informando i sindaci delle due grandi città nella morsa del Covid.
L’Italia si troverebbe attualmente in uno “scenario di tipo 3” e, data la gravità della situazione, non si esclude il sopraggiungere della fase 4, come dicono anche gli esperti dell’Istituto superiore di sanità. Nello specifico, spiega l’Iss, la fase 4 corrisponde ad una “situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario”. Uno scenario di fatto fuori controllo che “potrebbe portare rapidamente alla impossibilità di tracciare nuovi contagi”.
La fase 4 è la fase dell’emergenza più acuta e di un eventuale lockdown, in cui il sistema sanitario nazionale registrerebbe un sovraccarico insostenibile con enormi difficoltà a proteggere i pazienti più deboli. Come afferma l’Iss “appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità”. Di conseguenza “in uno scenario nazionale di questo tipo è presumibile che molte Regioni siano classificate a rischio alto e, vista la velocità di diffusione e l’interconnessione tra le varie Regioni, è improbabile che vi siano situazioni di rischio inferiori al moderato. In definitiva, “se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive”, ammonisce l’Istituto superiore di sanità.
In alcune Regioni (Lombardia, Campania, Valle d’Aosta e anche Liguria, Lazio e la provincia autonoma di Bolzano) la soglia di allerta massima (Rt, l’indice di contagiosità, maggiore di 1.5) è già stata raggiunta per cui sono necessarie misure decisive, tra cui lezioni scaglionate nelle scuole superiori (didattica a distanza per il 75 per cento degli studenti) o anche stop alle attività didattiche, sospensione di attività ritenute a rischio per ridurre le occasioni di socialità, e smart working per rendere i trasporti più agili e meno compressi. Per quanto riguarda gli edifici scolastici restano comunque aperti per garantire dei laboratori e la didattica in presenza di studenti con disabilità o con bisogni speciali. In ogni caso una circolare del ministero dell’Istruzione prevede che “la dirigenza scolastica adotti particolari e differenti disposizioni organizzative”, tra cui anche il fatto che tutti gli studenti di un singolo istituto stiano a casa per limitare gli spostamenti sui mezzi pubblici o per ulteriori necessità legate al Covid.
Ai capigruppo della maggioranza che hanno chiesto di essere maggiormente ascoltati il presidente del Consiglio Conte ha promesso di rivederli “tra una decina di giorni”, quando saranno adottate “nuove misure”, mentre il Quirinale continua ad auspicare coesione e dialogo tra governo e opposizione, appelli che non possono essere ignorati.
“L’emergenza sanitaria ha prodotto una crisi globale con conseguenze di natura sociale ed economica che rischiano di accentuare la conflittualità in diverse aree del mondo”. È questo quanto si legge in comunicato diffuso dal Quirinale a ridosso del Consiglio supremo di Difesa. “È indispensabile in questa fase un rilancio del multilateralismo, della solidarietà e della cooperazione in tutti i campi”.
Di fatto anche la maggioranza appare tutt’altro che coesa, nonostante il momento storico che l’Italia sta vivendo. La prossima settimana il premier Conte andrà alla Camera per ulteriori comunicazioni sulla situazione economica e sanitaria e in quell’occasione maggioranza e opposizione potranno presentare delle mozioni a proposito delle quali è previsto un voto che, nonostante si scongiurino rimpasti, assomiglia un po’ ad un voto sull’attuale squadra di governo. Di fatto, se non si rafforza il patto di legislatura tra le forze politiche di maggioranza che costituiscono l’esecutivo quest’ultimo potrebbe incamminarsi verso una decadente precarietà, rischiando di indebolirsi a tal punto da piegarsi. Prima di scombinare le carte in tavola, nonostante le fragilità dell’attuale esecutivo, occorrerebbe comunque verificare se in Parlamento esiste nei fatti una maggioranza alternativa in grado di farsi carico di tutte le responsabilità della pandemia ancora viva. Un’ennesima crisi di governo di certo non agevolerebbe la risoluzione della grave crisi economica, sociale e sanitaria alla quale il Paese è sottomesso.
Non a caso, in questo contesto complesso, il capo dello Stato invoca costantemente e quotidianamente il governo e le diverse forze politiche affinché pratichino il dialogo con tutti e fra tutti, applicando un profondo senso di responsabilità e di rispetto per la nazione. Più che un nuovo governo, che fosse anche di unità nazionale, in questo frangente ciò che servirebbe davvero è, molto probabilmente, una sana condivisione dei provvedimenti orientata al bene comune per salvare il Paese. Potenziare sanità, trasporti e scuola tra gli obiettivi principali.
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