Economia circolare e Green Deal europeo
L’Università degli studi Bicocca di Milano ha realizzato un interessante studio sull’economia circolare analizzando i dati delle maggiori città italiane a confronto con l’estero. L’urbanizzazione della società moderna ha comportato le città siano responsabili del 75% di consumo di risorse naturali, producano il 50% dei rifiuti globali e contribuiscano alle emissioni di gas climalteranti in percentuali importanti, tra il 60% e l’80% del totale delle emissioni prodotte. Salta subito all’occhio la divisione storica del nostro paese tra nord e sud, le prime 10 posizioni sono occupate da città del nord, con Milano, Trento e Bologna sul podio, mentre le ultime sono appannaggio delle metropoli meridionali, con Bari, Palermo e Catania sul fondo.
La mobilità a basso impatto di emissioni, la sostenibilità ambientale, l’economia circolare, il riciclo dei rifiuti, tutto questo fa parte del Green Deal europeo che è uno dei fattori predominanti anche nello stanziamento dei fondi del NextGenerationEU. Quindi trasporti a trazione elettrica, uso di energie rinnovabili, aree verdi, ma anche investimenti sulla coesione sociale come aiuti e reti di supporto ad anziani e situazioni difficili.
Se il consumismo si basa sull’acquisto e uso fino alla sua fine di vita operativa di un bene, l’economia circolare fonda la sua essenza sull’acquisto di un servizio dall’erogatore dello stesso. Se il primo pensiero va a strumenti quali il car sharing, grande importanza rivestono le perdite di rete, basti pensare a quanto la rete idrica italiana sia deficitaria affetta da importanti perdite. Così come risulta fondamentale nell’economia circolare la raccolta differenziata che permette di riutilizzare i rifiuti.
Appare chiaro come una maggiore consapevolezza dei consumatori sia essenziale per innescare il circuito virtuoso dell’economia circolare, cambiare i propri usi e consumi, acquisti fatti con maggiore attenzione alla sostenibilità puntando l’occhio anche sul packaging e l’etichettatura. Malgrado l’impatto del Covid19 la sensibilità ambientale dei cittadini pare essere persino aumentata, visto che quasi il 90% degli Italiani ritiene che importante ridurre il consumo di risorse, fare sacrifici per la raccolta differenziata, dare nuova vita a beni dismessi e far sì che i prodotti durino a lungo nel tempo. L’attitudine alla circolarità tra in consumatori italiani nel 2020 è aumentata rispetto al 2019. Circa il 75% dichiara che l’evento pandemico ha messo in evidenza il i danni fatti dall’uomo verso la natura con la perdita di importanti biodiversità, fattori che hanno influito sul cambiamento climatico. Da un sondaggio sull’argomento si evince come l’85% dei cittadini interpellati si dichiari preoccupato degli effetti economici della pandemia e quasi il 70% dagli effetti sociali della pandemia riguardo disparità, socialità, informazione.
I consumatori si informano sempre di più, guardano con maggiore attenzione le etichette e usano il web per reperire informazioni sui prodotti, è entrato nell’uso quotidiano anche l’abitudine all’uso dei codici QR per approfondire la conoscenza riguardo i propri acquisti. Le aziende possono avere grandi benefici dall’adesione a forme di economia circolare sotto forma di una immagine nettamente migliorata. Più del 40% delle aziende italiane ha introdotto nel packaging utilizzato per i propri prodotti degli imballaggi composti integralmente da materiale riciclato. Una su 3 offre sul mercato prodotti che sono riciclabili per oltre il 70% del materiale che li compongono. Il 25% delle aziende ha implementato azioni per incrementare la vita utile del proprio prodotto progettando i propri oggetti in maniera modulare consentendone quindi una riparazione agevole in caso di guasto. Oltre il 30% delle aziende italiane ha già attuato iniziative nella fase di design e di progettazione del prodotto volte ad ottimizzare l’utilizzo di imballaggio per ridurne la quantità usata.
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