Il mistero Putin

Tra le tante voci che corrono, circola ora una secondo la quale il Presidente russo Wladimir Putin è affetto dal morbo di Parkinson o altra malattia anche più grave e avrebbe deciso di ritirarsi, sotto pressioni della famiglia. La voce è stata ovviamente smentita dal Cremlino e ha avuto sinora poche conferme. Pare che ci siano video che mostrano Putin tremante e malfermo, ed è un fatto che da vari mesi (praticamente dall’inizio della pandemia) vive rinchiuso in una specie di bunker. Se veramente è malato, però, non si spiegherebbe il suo sforzo riuscito per essere dichiarato rieleggibile fino al 2034.

Voci del genere circolano di tanto in tanto su tutti o quasi i leader importanti, e raramente si dimostrano esatte (si era detto, ad esempio, che Kim Jong Un era moribondo, poi è apparso in una trasmissione televisiva che peraltro potrebbe essere una fabbricazione). Il fatto è che, mentre nelle vere democrazie lo stato di salute dei dirigenti politici è di dominio pubblico, nei regimi dittatoriali o autoritari fondati sul culto della personalità del leader, il tema è di solito circondato dall’oscurità. Ciò si spiega con il tentativo del leader e dei suoi collaboratori di restare afferrati il più a lungo al potere, o almeno di avere il tempo per controllare la transizione.

Putin non è certo il tipo che lascia il potere volontariamente da vivo, e ci sono casi (vedi l’Algeria) in cui il Capo resta tale anche in ospedale. Per cui, sono incline a pensare che per ora si tratti di una voce per aria e che sarebbe veramente prematuro cominciare a chiedersi le conseguenze che avrebbe nel mondo la scomparsa dalla scena del potentissimo (e abilissimo) zar russo.

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