Cronache dai Palazzi
Continua l’incrocio dei dati su contagi, focolai, ricoveri, posti letto, tamponi, terapie intensive e indice Rt, indicatori che determinano il colore del rischio nelle varie Regioni d’Italia in balìa del virus che circola a tutta velocità.
La cabina di regia è la struttura responsabile delle decisioni, a partire dalla divisione del Paese in tre zone di rischio, che proseguendo dal rischio più basso verso quello più alto sono la zona gialla, la zona arancione e la zona rossa. La cabina di regia è composta da tre rappresentanti del ministero della Salute, tre dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e tre delle Regioni. Il Comitato tecnico scientifico (Cts) riceve i dati dalle singole Regioni e li formalizza in un report settimanale codificando un parere sulla curva epidemiologica. In ultima istanza il ministero della Salute firma l’ordinanza per il passaggio di una regione da una zona all’altra.
Come ha spiegato Palazzo Chigi, il governo ha messo in campo un piano di monitoraggio della curva “molto articolato” fondato su 21 parametri: “Questo piano è la bussola che ci indica dove intervenire, con quali misure differenziate e ben mirate”, affermava il presidente del Consiglio Giuseppe Conte una settimana fa. Considerate le condizioni del sistema sanitario in molte zone del Paese, soprattutto negli ultimi giorni, si tratta di una bussola che non sempre è stata in grado di indicare la strada giusta.
È necessario “classificare tempestivamente il livello di rischio in modo da poter valutare la necessità di modulazioni nelle attività di risposta all’epidemia”. In pratica i sei esperti in cabina di regia devono fotografare la situazione degli ospedali e dei servizi di prevenzione, comprendere la velocità e l’impatto del virus sul sistema sanitario nel suo complesso in maniera tempestiva e, di conseguenza, mettere in campo adeguate contromisure per contrastare l’avanzare dell’epidemia. Tutti sembrano essere d’accordo sul fatto che è fondamentale “un approfondimento del sistema di monitoraggio per rispondere meglio alle nuove misure imposte dal Dpcm del 3 novembre, in particolare valutando l’inclusione di dati più tempestivi sulle occupazioni dei posti letto in Terapia intensiva ed area medica e la possibile inclusione di allerte di resilienza ospedaliera quando la probabilità di superare le soglie critiche di occupazione dei posti letto superi il 50% nelle proiezioni realizzate a 30 giorni”. L’obiettivo finale delle continue analisi della realtà “è poter fornire classificazioni più rispondenti alla situazione di impatto epidemico attuale sui servizi assistenziali”. In sostanza i dati necessitano di essere costantemente attualizzati e in base alla situazione si valuta, di volta in volta, la fascia di rischio da attribuire ad ogni Regione. Quindi ogni venerdì la cabina di regia conta quanti sono i letti occupati in Terapia intensiva, quanti i ricoveri ordinari aggiornati alle 24 ore precedenti e l’Rt dei ricoveri valutato sulla base di una proiezione a 30 giorni.
“Completezza, rispondenza e tempestività” sono i tre parametri fondamentali richiesti dal Cts per quanto riguarda il flusso informativo, “che diviene di assoluta rilevanza nella predisposizione dell’ordinanza del ministero della Salute”. Il Cts propone a sua volta degli “elementi migliorativi” valutati dalla cabina di monitoraggio a livello nazionale e che sono i seguenti: “la possibilità di rivalutare il peso relativo dei singoli indicatori in base alla situazione oggettiva delle singole Regioni”, l’opportunità di fornire “un supporto operativo alle Regioni che non riescono a garantire un flusso informativo tempestivo e l’opzione di rivedere e riconsiderare alla luce dell’evoluzione epidemica attuale la valenza degli originali 21 indicatori”.
Lo schema dei 21 indicatori per definire le restrizioni nelle diverse Regioni d’Italia è stato istituito dal ministero della Salute in un documento dello scorso 30 aprile, e già allora governatori e sindaci consideravano gli indicatori “difficili da decifrare” richiedendo parametri più agevoli.
In definitiva per far sì che le misure siano efficaci gli scienziati sono convinti che occorre fare un monitoraggio attento dei posti letto disponibili, delle terapie intensive e ovviamente dell’indice Rt che definisce la mole del contagio e che è passato “da 1,7 a 1,4, ma non basta occorre portarlo sotto l’uno”, ha affermato il ministro della Salute, Roberto Speranza, di fronte ai microfoni del Tg1. Ci aspettano “mesi di resistenza durante i quali ognuno deve fare la propria parte rispettando le regole”, ha sottolineato Speranza. Parametri fondamentali sono inoltre l’aggiornamento costante dei dati, che provengono dai diversi territori, e criteri di raccolta e di analisi che siano uniformi, al fine di adottare un metro di giudizio unico.
Tra le varie iniziative vi è quella di aprire un Covid hotel in ogni provincia. “Abbiamo solo 1.185 posti in tutta Italia e ne servono almeno 20 mila” ha dichiarato il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, annoverando tra le varie ipotesi anche il sequestro di immobili per realizzare delle strutture in grado di accogliere tutti coloro che, in quanto positivi, devono isolarsi dai propri familiari oppure chi viene dimesso dal pronto soccorso perché senza sintomi gravi ma che ha difficoltà a restare in isolamento domiciliare. “Dobbiamo prepararci alla crisi dei reparti ospedalieri”, ha affermato il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri.
Le difficoltà sono rilevanti anche sul piano economico, nonostante il decreto Ristori bis da 2,5 miliardi varato dall’esecutivo pochi giorni fa, che prevede agevolazioni per il pagamento di imposte e affitti e anche l’ampliamento delle categorie colpite dalle chiusure a causa del Covid che potranno beneficiare dei finanziamenti. “Ho chiesto al governo l’apertura di un tavolo per stanziare ulteriori ristori a sostegno delle attività economiche coinvolte”, ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, aggiungendo: “Abbiamo davanti un obiettivo che deve essere di tutti: frenare il contagio e invertire la curva della pandemia. Possiamo centrarlo rispettando le regole con senso di responsabilità e senza panico. Servono unità e condivisione, recuperando lo spirito comune che aveva caratterizzato la prima fase dell’emergenza sanitaria”. Una visione univoca è di fondamentale importanza per “tutelare la salute delle persone”, far sì che le strutture sanitarie abbiano la possibilità di “garantire servizi di assistenza e cura”, ed ancora per “non penalizzare in maniera indiscriminata il lavoro, le attività economiche e la scuola”.
Un appello alla collaborazione arriva anche dalle opposizioni: “Adesso serve scrivere la legge di Bilancio con due relatori”, ha affermato Antonio Tajani vicepresidente di Forza Italia, un relatore di maggioranza e uno di opposizione. Una proposta giudicata “buona” dal segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, che “va valutata e accolta coinvolgendo tutte le opposizioni: su questa sfida è bene che tutti abbiano opportunità di cimentarsi nella differenza dei ruoli, ma per il bene dell’Italia”, ha affermato Zingaretti. “Il confronto si fa in Parlamento – sostiene invece Giorgia Meloni – se vogliono tener conto del nostro parere, accolgano le nostre proposte, che facciamo su ogni tema, sempre inascoltati”.
La cogestione della legge di Bilancio è in definitiva tutta da mettere in pratica, se sarà possibile si vedrà presto. L’appello arriva anche dai presidenti di Camera e Senato in quanto, dopo un confronto con il capo dello Stato, Casellati e Fico hanno valutato la possibilità di realizzare conferenze dei capigruppo congiunte tra le due Camere – una proposta accolta dai gruppi di maggioranza e da FI – all’insegna di un dialogo costruttivo per il bene del Paese.
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