Danilo “Maso” Masotti, non solo Umarells

Si occupa di web, comunicazione e social media marketing. Ideatore e cantante del gruppo rock New Hyronja, scrittore, conduttore e autore di programmi radio e tv, ha al suo attivo numerose collaborazioni artistiche a 360°. Stiamo parlando di Danilo Maso Masotti (Bologna 1968), blogger di fama nazionale, ha concepito i blog di culto “Lo spettro della bolognesità” e “Umarells”, da cui è stato estratto l’omonimo libro (Pendragon 2007). Per Pendragon ha pubblicato anche Il codice Bologna. Guida a luoghi, fatti e persone di una metropoli di provincia (2009), Bologna senza vie di mezzo, insieme a Vasco Rialzo, (2011), il suo primo romanzo Ci meritiamo tutto® (2012), New Gold Dream e altre storie degli anni Ottanta (2013) con Ivo Germano, Ciccionazzi a Chichén Itzá (2014) con Davide Pavlidis, Anche questa è Bologna (2015), Oltre il cantiere: fenomenologia degli umarells (2016), Buonanotte piccoli umarells (2018), Tre uomini in branda, con Alessandro Berselli e Gianluca Morozzi (2020). Il suo sito internet e il suo blog sul Fatto Quotidiano. Su Twitter e su Instagram i suoi aggiornamenti sono su @umarells. Nel settembre 2017 il suo lavoro sugli umarells ha ottenuto un importante riconoscimento: ha infatti vinto il 45° Premio Satira Politica Forte dei Marmi – Premio Pino Zac. Lo abbiamo intervistato.

Sei diventato famoso per i libri sugli “Umarells”, ma in realtà ci sono tante cose di cui parlare. Per iniziare, ammetto la mia colpa che non lo sapevo, oltre che ex-influencer, ho scoperto che hai iniziato come cantante rock nei New Hyronja.

Tutto è iniziato da lì, grazie tutta una serie di insuccessi da influencer sono divenuto ex-influencer e sono riuscito a gestire l’insuccesso arrivato dopo (risate). Per quanto riguarda il rock ho formato la band nel 1986, allora era il modo migliore per fare qualche cosa di interessante, soprattutto frequentando una classe di ragionieri programmatori come nel mio caso. E a Bologna il nostro modello non poteva essere che gli Skiantos. Nel corso del tempo sono poi riuscito a diventare amico e collaboratore di Freak Antoni, nonché suo tecnico al computer, visto che lui non possedeva nemmeno un pc. La verità è quindi che io nasco come cantante, e questo mi ha insegnato a tenere il palco, come hai visto anche al TEDx, devo aggiungere che è più facile gestire un evento come quello con 2.000 persone che davanti a 20-30, in questo ultimo caso ti fai veramente le ossa. Ho proseguito con il rock fino al 2006 per poi dedicarmi principalmente alla scrittura, passando dallo scrivere canzoni al mettere giù libri. A dire il vero quest’anno avevo pensato di dedicarmi meno alla scrittura e aumentare il numero delle serate dal vivo, infatti è arrivato il covid (risate).

Sicuramente il Covid è stato terribile, anche sotto il profilo dell’ispirazione, chiusi in casa senza potere vedere e interagire con le persone.

Al momento non sto scrivendo niente, mi è proprio passata la voglia. Anche il libro che è appena uscito, “Tre uomini in branda”, l’avevo consegnato nell’autunno 2019. Fra l’altro avevo consegnato anche il libro successivo che però al momento non esce perché la situazione generale, e quella dell’editoria in particolare, è penosa. Per cui la voglia di scrivere un nuovo libro, avendone già consegnato uno che deve ancora uscire, è proprio nulla. Mi diverto sui social e faccio, come già fin dal 1996, lo smartworker, questo è un palcoscenico sempre aperto.

 

In molti forum e webinar cui ho partecipato si faceva presente come il fatto di non vedersi con le persone creava comunque problemi di socialità, tu cosa ne pensi?

Per il mio lavoro è cambiato poco, operando già online da anni, ma chiaramente presentare un libro online non mi piace per nulla, è sicuramente più divertente e appagante fare il firmacopie in presenza in una libreria con la gente attorno. Sono andato a fare una presentazione e poco dopo mi è arrivata la notifica di Immuni che ero stato a contatto con un positivo, così subito tampone, fra l’altro dovevo fare una parte in una puntata di Coliandro, quindi tutto di corsa.

Ma tornando al discoro del tuo ruolo come ex-influencer, sei quindi l’unico che non è diventato milionario?

No, infatti, ma se tu scrivi che hai guadagnato tanti soldi sui social la gente si crede e scatta l’invidia, poi appunto io non sono più influencer, ma ex-influencer e quindi posso raccontare tutto quello che voglio. Ma parlando seriamente, in realtà io sono un micro-influencer, mi sono ricavato delle nicchie in cui parlo di argomenti, nel mio caso l’oggetto è Bologna.

A Bologna sei diventato anche un presentatore del TEDx, quest’anno con Outsider in Piazza Maggiore.

Io ne ho presentati 3, la prima volta sono stato chiamato e non ero a conoscenza della cosa, ma ho subito compreso quanto fosse importante e prestigiosa la manifestazione. Ho dovuto anche lasciare da parte il mio skill di andare molto a braccio e scegliere un approccio preparato. Il primo lo condussi al Teatro Duse, e penso che la cornice teatrale è la più adatta a questo evento.

E su Bologna proprio hai creato un fenomeno internazionale come Umarells.

Il buffo è che ho ricevuto tante critiche su questo, sul tipo “Un libro come quello lo avrei potuto scrivere anche io”. Allora per rispondere facendogli scattare l’invidia, racconto che con il primo libro, arrivato a sette ristampe, mi sono comprato un SUV bianco, cosa non vera, ma assolutamente divertente, tanto è vero che qualche mio detrattore ancora scrive “Masotti con quel libro, che avrei potuto scrivere anche io, si è comperato un SUV bianco”.

Come è nata l’idea di creare l’iconica figura degli Umarells?

L’Umarell esisteva già, tutti lo avevano visto, ma a nessuno era ancora venuto in mente di dire “Quello è un umarell!”. Quando veniva usata la parola “umarell”, il significato che gli si dava era dispregiativo, intendendo come uno sfaccendato, un poco di buono. Quando io ho pensato di portarlo sulla carta, ho indicato la figura di questi anziani urbani che passeggiano con le mani dietro la schiena guardando il cantiere. E li ho studiati nell’arco di tutta la giornata, dal mattino fino alle 22, perché la mia intenzione era di valorizzare questa figura come pilastro della società moderna. Con il Covid adesso si è scoperto come molte famiglie vivano grazie ai risparmi e all’aiuto degli Umarells, che sono stati il vero ammortizzare sociale italiano, anche in era pre-covid. L’idea mi è venuta un giorno di febbraio 2005 che aspettavo un mio cliente in un parcheggio ghiacciato, c’ero solo io e un anziano con il cane. Stavo scattando delle foto al cinema Starcity di Rastignano per un blog che avevo creato, “Lo spettro della bolognesità”, si avvicina il tipo e mi apostrofa: “Scusi, lei, ma cosa sta fotografando?”. All’epoca internet evocava immagini brutte, fra phishing e pedofili, allora gli rispondo: “Sto facendo foto per il giornale della parrocchia”. Lui contento si allontana. Quando è arrivato il mio cliente all’appuntamento ho preso uno di quei giornali che distribuivano ai semafori, e l’ho messo furtivamente dentro un cestino della spazzatura. Mentre mi allontanavo ho visto con lo specchietto retrovisore l’umarell andare a vedere cosa avevo buttato, perché una delle caratteristiche degli umarells è proprio il controllo del territorio. Riportai questo episodio sul blog ed ebbi un riscontro incredibile con commenti e post di ogni tipo in gran numero. Dopo un paio di settimane mi iniziarono a telefonare radio e giornali per parlare di questo fenomeno che era stato sempre sotto gli occhi di tutti, ma di cui nessuno aveva mai parlato.

Ma gli Umarells ti hanno dato un riscontro?

Il feedback positivo me lo hanno dato le mogli degli umarells, che vedono come i propri mariti corrispondano a quanto ho descritto. Altri si riconoscono nelle storie del libro e se ne vantano. Ho conosciuto un super-umarell, Franco Bonini, di cui parlo nel libro “Oltre il cantiere”, ha vinto il premio a San Lazzaro di Savena. Il comune ha fatto dei lavori stradali molto importanti bloccando il traffico per mesi, hanno quindi fatto un concorso fotografico dedicato agli umarells vista cantiere.

Quanti libri hai scritto sull’argomento?
Due, su quello di cui ho già parlato prima, toccando tutte le attività come l’attaccare cartelli negli androni del condominio. Ma ho partecipato anche alla pubblicità di Burger King a livello internazionale, con gli umarells che dopo avere guardato il cantiere vanno a mangiare da Burger King, proprio per questo ho scelto Umarells che è presente anche in inglese. Se si va a cercare su Wikipedia inglese, quella internazionale, si trova il wiki Umarells.

Due libri su di loro, ma la tua attività di scrittore è ben più ampia giusto?
No infatti, gli Umarells sono un poco il mio marchio di fabbrica a livello mediatico, temo che rimarrò imprigionato in questo come Paolo Villaggio nei personaggi i Fracchia e Fantozzi. Per Pendragon ho scritto tanti altri libri su Bologna, sugli anni ’80, favole, sesso, ma anche sulle aziende in crisi e le opportunità che possono nascere da questo.

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