Cronache dai Palazzi
“Non abbassare la guardia” sembra essere l’appello predominante, tantoché nelle zone a rischio le scuole potrebbero riaprire solo a gennaio e le piste da sci anche, sempre se i dati lo consentiranno. Se la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina preme per far tornare in classe gli studenti di medie e licei il 9 dicembre il ministro della Salute Roberto Speranza è invece molto cauto: “Valuteremo giorno per giorno i dati e proveremo a capire come il contesto epidemiologico ci consentirà di gestire una funzione fondamentale del nostro Paese”. Il prossimo Dpcm previsto per la prossima settimana potrebbe sentenziare che durante le feste natalizie saranno ad esempio vietati gli spostamenti tra Regioni, salvo esigenze familiari strettamente necessarie e muniti di autocertificazione.
“Dobbiamo resistere ancora per alcuni mesi, ma il Covid verrà sconfitto grazie alla ricerca scientifica”, ha dichiarato il ministro Speranza. Nello stato attuale la situazione è “molto seria, con una pressione significativa sul Sistema sanitario nazionale e un numero di decessi che non può non colpirci”. Molto atteso è il calo dell’indice di contagiosità, il cosiddetto Rt, che già la prossima settimana potrebbe scendere sotto l’1 come auspicato, e sarà l’indicatore che “le misure adottate stanno iniziando a dare degli effetti”. È invece scesa di 5 punti la percentuale di positività sul numero di test, un altro indicatore incoraggiante che testimonia l’esito positivo delle ultime misure di restrizione sociale messe in atto dal governo e dalle Regioni.
È comunque necessario continuare ad adottare “la massima prudenza” in quanto “la partita è ancora molto dura”. Speranza esorta anche il suo governo a non “commettere leggerezze o fughe in avanti” perché “non possiamo permetterci un’altra ondata all’inizio del 2021”, e per il periodo natalizio il governo si appresta a varare alcune “inevitabili” limitazioni.
Punto fondamentale è il Piano strategico per le vaccinazioni contro il Covid-19 che il ministro della Salute presenterà in Parlamento il prossimo 2 dicembre. Si tratta di “una partita fondamentale” e “grazie all’iniziativa europea promossa dall’Italia” numerosi saranno i contratti a breve sottoscritti: “Questo ci metterà nelle condizioni di avere il 13,65% di tutti i vaccini che saranno acquistati in sede europea”, spiega il ministro Speranza. Le dosi del vaccino verranno acquistate dallo Stato e non dalle Regioni e, per quanto riguarda l’affidabilità, il ministro assicura che “verranno fatte tutte le verifiche affinché il vaccino sia efficace e sicuro” ma il ministero dovrà “lavorare per costruire una campagna di vaccinazione molto larga, che ci consentirà di aprire una fase diversa”.
Per quanto riguarda i miglioramenti da apportare al Sistema sanitario nazionale potrebbero rivelarsi utili i soldi del Mes anche se i pentastellati sembrano non accettare quei 37 miliardi, mentre Speranza esorta ad accettarli per poter “aprire una nuova grande stagione di investimenti sul Ssn”, concretizzando un nuovo modello di spesa sanitaria che consideri la casa “il primo luogo di cura”. Non a caso nel dl Rilancio la copertura per l’assistenza domiciliare è stata incrementata passando dal 4 al 6,7 per cento e l’obiettivo è portarla al 10 per cento. “Vorrei che l’Italia fosse il primo Paese europeo per assistenza domiciliare”, ha affermato il ministro della Salute e tutto ciò potrebbe essere “una grande opportunità” che la crisi provocata dal Covid ha offerto al Paese. I fondi del Mes dividono anche lo schieramento di Centrodestra in cui i forzisti sono favorevoli al fondo salva Stati mentre Lega e Fratelli d’Italia lo osteggiano da sempre giudicandolo “un atto di sottomissione alle istituzioni europee”, come ha dichiarato Giorgia Meloni.
Altra nota dolente è il Recovery Fund per il quale è stata creata una cabina di regia all’interno di Palazzo Chigi, e che non mette d’accordo la maggioranza di governo divisa tra dem e pentastellati – come sul fondo salva Stati – tantoché il leader dem, Nicola Zingaretti, a proposito di decisioni da prendere tempestivamente, ha esposto la necessità di uscire dalla “palude”. Anche Matteo Renzi di Italia viva è convinto che “dopo la legge di Bilancio si porrà il problema della struttura di questo governo, perché così è veramente difficile andare avanti”. “Noi stiamo lavorando per fronteggiare la pandemia” è la risposta della squadra di Conte, ma la spaccatura che divide l’esecutivo potrebbe rivelarsi letale.
In questa atmosfera serpeggiata da innumerevoli divisioni la politica ha raggiunto un accordo per quanto riguarda l’approvazione dello scostamento di Bilancio da 8 miliardi, votato senza defezioni sia dalla maggioranza sia da Lega, FdI e FI. “È stato dato un segnale importante da tutte le forze politiche, anche dalle forze di opposizione. La politica ha dato un segno di unità a tutta la comunità nazionale”, ha dichiarato il premier Giuseppe Conte auspicando che “questo dialogo nel rispetto dei ruoli vada avanti”. I punti di intesa sono stati i seguenti: il primo, una moratoria fiscale per le scadenze di novembre e per il primo trimestre del 2021 a favore delle partite Iva che hanno subito delle perdite indipendentemente dalle zone. Il secondo punto di intesa riguarda l’estensione dei contributi a fondo perduto per i professionisti che non ne hanno beneficiato con il decreto Rilancio. Terzo: i ristori per cui dovrà essere applicato un nuovo metodo di calcolo non sulla base dei codici Ateco o del “colore” della Regione, bensì sulla base dell’effettiva perdita di fatturato. Infine, quarto ed ultimo punto per il sì allo scostamento di bilancio riguarda il risarcimento per le imprese che sia basato sui costi fissi.
L’intero fronte del Centrodestra ha inoltre lavorato ad un “documento unitario con proposte comuni da presentare al governo” sottolineando “l’unità e la compattezza indiscutibile della coalizione”. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha ribadito che alcune proposte presentate da alcune forze di opposizione, “in particolare da FI, sono da considerare favorevolmente”.
Per quanto riguarda il ritorno in classe di milioni di studenti avverrà in maniera graduale, ha chiarito la ministra Azzolina. Potrebbero tornare a scuola il 20-25-30 per cento dei ragazzi lasciando ai presidi l’incombenza delle decisioni a proposito di organizzazione. I sindaci hanno sottolineato di voler collaborare per la riapertura ma hanno anche chiesto “garanzie precise a tutela della salute”, come ha specificato il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Mentre il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha sottolineato che occorre intervenire sui trasporti, e in questo contesto i Comuni hanno chiesto anche nuovi fondi. Altro nodo da sciogliere è l’organizzazione dei tamponi veloci per i quali sarebbe auspicabile una corsia preferenziale per gli studenti e il personale scolastico e, ovviamente, ingressi e orari di uscita scaglionati prestando però una maggiore attenzione rispetto a quanto avvenuto nel recente passato. Che la “riapertura non sia a rischio zero” è stato ripetuto anche dal coordinatore del Cts Agostino Miozzo, pur ribadendo la necessità del ritorno in classe dei ragazzi nel più breve tempo possibile.
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