Rita Levi-Montalcini (Film Tv, 2020)
Hanno chiuso i cinema, consoliamoci con i bei film che passa Rai Movie ma anche con certe fiction realistiche, pur leggermente agiografiche, come Rita Levi-Montalcini del veterano TV Alberto Negrin (Casablanca, 1940). Il film è ispirato molto liberamente al libro Cantico di una vita, scritto dalla stessa Rita Levi-Montalcini (Raffello Cortina Editore) e ripercorre la vita della scienziata – ricorrendo a molti flashback – dalla giovinezza fino al 1986, anno in cui venne insignita del Premio Nobel.
Siamo pur sempre nel campo della fiction e per raccontare l’esistenza di una scienziata c’è bisogno di una storia avvincente, che comunque non tradisce il carattere determinato e forte del personaggio. La piccola violinista che rischia di diventare cieca è frutto della fantasia degli sceneggiatori, così come tutta la corsa rocambolesca fino allo scontato lieto fine con la cura risolutiva scoperta dopo notti insonni passate in laboratorio. La nipote di Rita Levi-Montalcini (Piera, figlia del fratello Gino) è stata consulente per la sceneggiatura ed è garante della serietà di un’operazione utile, in definitiva, pur tra le molte concessioni (inevitabili) al romanzesco.
Non è facile scrivere un film su una persona da poco scomparsa, molto famosa ma poco cinematografica, data la vita non certo avventurosa, passata tra le provette dei laboratori. Necessita un minimo di novelization – come dicono i nordamericani – per rendere il tutto appetibile per il grande pubblico. Ottimi i riferimenti al passato della scienziata, la sua ambizione di studiare e lavorare alla ricerca fin da ragazzina, aborrendo matrimonio e vita casalinga, l’amicizia lavorativa con il suo professore (esempio di vita), la lotta contro i fascisti che discriminano gli ebrei. Il personaggio Rita Levi-Montalcini viene descritto come una donna fuori dagli schemi, solitaria e innamorata del suo lavoro, dedita alla ricerca di laboratorio come unico scopo di vita, risoluta e sicura di sé ma al tempo stesso modesta e vicina a tutti i bisognosi.
Elena Sofia Ricci è molto brava a immedesimarsi in un personaggio per niente facile che rende con tutti i suoi sbalzi di umore e il carattere burbero ma in fondo buono. Luca Angeletti nei panni di Franco è dotato della giusta dose di bonomia e di normalità per apparire simpatico e per far affezionare lo spettatore. La recitazione segue il dettato convenzionale di un’opera biografica che ha chiari intenti didascalici. Fotografia anonima, da fiction televisiva (quello è, in fondo), montaggio compassato e scenografia d’epoca ben ricostruita. La colonna sonora, sarà una mia impressione, pare la stessa di tutte le fiction televisive viste negli ultimi anni. Se l’avete persa recuperatela su Rai Play, perché il tema riveste un certo interesse. Non vi aspettate un capolavoro.
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Regia: Alberto Negrin. Soggetto: Roberto Jannone, Alberto Negrin, Francesco Massaro. Sceneggiatura: Roberto Jannone, Alberto Negrin, Francesco Massaro Monica Zapelli. Fotografia: Stefano Ricciotti. Montaggio: Roberto Siciliano. Scenografia: Marco Belluzzi. Costumi: Lia Francesca Morandini. Musiche: Paolo Vivaldi. Produttori: Fania Petrocchi, Federica Rossi, Elide Melli, Paolo Pini. Casa di Produzione: Rai Fiction, Cosmo Production. Genere: Film TV Biografico. Durata: 104’. Interpreti: Elena Sofia Ricci (Rita Levi-Montalcini), Luca Angeletti (Franco), Ernesto D’Argenio (dottor lamberti), Carolina Sala (Rita Levi-Montalcini ragazza), Francesco Procopio (Francesco Capriotti), Katia Greco (madre di Elena), Elisa Carletti (Elena Capriotti), Dora Romano (governante Caterina), Morena Gentile (moglie di Franco), Andrea Lolli (professor Crocicchi), Matteo Olivetti (Guido), Maurizio Donadoni (professor Poli-Richter), Franco Castellano (professor Giuseppe Levi), Riccardo Lombardo (professor Canò), Carlo Ragone (dottore), Giancarlo Ratti (Adamo, padre di Rita), Iris Dondi (Rita Levi-Montalcini bambina). Prima TV: 26 novembre 2020, Rai Uno.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]