Cuba, la Befana agli arresti

Nel celebrare il 55° anniversario della rivoluzione cubana, Raul Castro ha lanciato un allarme, ha chiamato il popolo cubano alla lotta contro quelle forze “interne ed esterne che vogliono smantellare il socialismo a Cuba, negando la vitalità dei concetti marxisti leninisti”. Secondo Castro, si capisce che ”sottilmente si vuole introdurre piattaforme di pensiero neoliberale e capitalista, favorendo l’individualismo, l’egoismo e il mercantilismo”.

Castro avverte la crescente delusione per il fallimento delle misure adottate dal governo comunista per rilanciare l’economia, la possibilità per i cubani di aprire piccole attività imprenditoriali private, quali ristoranti, parrucchieri, meccanici, affittacamere e piccolo commercio. La metà è fallita e ha chiuso, ha resistito solo quella parte che lavora con il turismo, o quelli che sono a contatto con quel settore. L’altra ha fallito perché non può sopravvivere solo con i cubani che, come noto, guadagnano 20 dollari al mese.

L’altra grande delusione è venuta dal campo dell’auto. Come è noto la mobilità privata è assicurata ancora da macchine americane degli anni sessanta, oppure dalle Lada di sovietica memoria. Il Governo aveva annunciato che avrebbe liberalizzato l’acquisto di macchine straniere, ma, quando ciò si è verificato, i cubani hanno visto prezzi stratosferici, una Peugeot, che in Europa viene venduta a 46.000 euro, a Cuba ha un prezzo di 239.500 dollari. Non diversamente il settore dell’usato, una Hyundai Sonata del 2010 a 60.000 dollari, una Volkswagen Passat del 2010 a 67.500 dollari! Per contenere la delusione e la rabbia, il regime cubano ricorre allo strumento solito delle dittature, la repressione poliziesca. Non dimentichiamoci mai che Cuba è l’unica dittatura comunista del mondo occidentale.

È in questo quadro che va inquadrata l’ondata coordinata di arresti di venerdì 3 gennaio contro attivisti che avevano in mente di dare dei regali ai bambini per la festa del “dia de los Reyes”, la Befana per il mondo latino americano. Jose Daniel Ferrer, ex prigioniero politico e direttore di Union Patriotica Cubana, ed altri attivisti sono stati arrestati nelle loro case di Santiago de Cuba. Un altro segnale della crisi di Cuba è la diserzione crescente dei medici e del personale sanitario inviato a lavorare all’estero. Cuba riceve ben 5 miliardi di dollari da queste iniziative che, insieme alle rimesse dei cubani all’estero e al turismo, sono le principali entrate di valuta pregiata per un paese sempre più in crisi economica.

©Futuro Europa®

Condividi
precedente

Roma, ACEA e acqua pubblica

successivo

La fretta di Renzi

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *