Effetto Flynn e linguaggio politico

Neppure con la più fervida fantasia riusciremmo ad immaginare Berlinguer, Andreotti, Pertini o Fanfani affacciarsi ad un balcone e gridare slogan degni di una televendita di basso livello quali, ad esempio: “In galera e buttare via la chiave!” “Abbiamo abolito la povertà!” ”Mai con il partito di Bibbiano!” Ma anche le promesse di un milione di posti di lavoro o i vari onestà, prima gli italiani, a casa i corrotti e così via. Un politico che usi questi mezzi sembra dimenticare il vecchio lemma secondo cui ogni promessa elettorale diventa debito pubblico oppure incompetente o addirittura in malafede. Molto probabilmente padri della nostra Costituzione, compunti, mantenendo il loro aplomb in cravatta anche in pieno agosto, consapevoli delle loro capacità, dei loro studi e dei meriti guadagnati in battaglie vere, non quelle a colpi di like, non sarebbero scesi a simili livelli di teatrino anche se ne avessero avuto la possibilità.

È questo il risultato della nuova maniera di comunicare che è iniziato forse con le canotte di Umberto Bossi e che non sembra peraltro trovare molto riscontro in altre parti del mondo se non da parte di personaggi istrionici e con un passato nel mondo dello spettacolo. Oggi i sistemi di comunicazione più immediati sono gli account social a cui sembra che pochissimi politici sappiano resistere: chi è che non ha un account Twitter? Nella nota vicenda che ha visto Facebook oscurare pagine e profili di Casapound il Tribunale di Roma ha riconosciuto come escludere partiti o movimenti da una piattaforma social leda la competizione politica e impedisca il confronto e il libero formarsi di un’opinione negli utenti – elettori. Era da aspettarselo che, nell’era della rivoluzione digitale, lo strumento telematico diventasse anche la principale piattaforma delle tribune politiche ed elettorali. Meno immaginabile era forse pensare che i politici scendessero al livello degli utenti medi della rete per portare i loro messaggi che, così facendo, perdono di valore e sono assimilabili in tutto a slogan commerciali.

Il problema, tuttavia, potrebbe essere più grave e complesso, oltre ad avere radici profonde nella società della rivoluzione digitale nella quale si stanno verificando profondi cambiamenti non sempre positivi: tra questi un’inversione preoccupante dell’Effetto Flynn. Si tratta di un parametro che ha dimostrato come l’intelligenza media delle persone sia stata in costante aumento mentre, negli ultimi anni, si denota un abbassamento del Q.I. (Quoziente Intellettivo) delle persone. Si tratta sicuramente studi che devono essere contestualizzati e sono stati oggetto di critica, ma dall’ingresso di internet nel quotidiano è verosimile che, come riportato da alcuni studi, la tendenza all’aumento del QI nei paesi meno sviluppati e la contestuale diminuzione in quelli più industrializzati. É comunque un dato che dovrebbe essere letto unitamente all’insorgere e allo svilupparsi dell’analfabetismo funzionale che affligge in Italia circa il ventotto percento della popolazione e che ci mette in Europa al secondo posto in questa poco lusinghiera classifica dietro solo alla Turchia.

Probabilmente Internet, che ha portato innumerevoli vantaggi, sta creando anche non pochi problemi: il linguaggio e le forme di comunicazione sembrano essere le prime vittime se pensiamo che lo scrivere xk invece di perché pare essere ormai genericamente tollerato insieme a tanti altri termini nati quando sulle tastiere dei cellulari erano necessari troppi click per scrivere un sms. I vecchi professori di latino e italiano avrebbero consumato le loro matite rosse e blu su simili strafalcioni e violenze della nostra lingua ma anche loro si sarebbero forse alla fine arresi.

Chi invece non avrebbe dovuto arrendersi, ma che sembra stia cavalcando l’onda, è purtroppo il mondo della politica che sembra cavalcare quest’onda di ignoranza e superficialità per veicolare messaggi distortivi della realtà e programmi impossibili da realizzare ma, in ogni caso, comprensibili al popolo della Rete.

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