Lotta al Covid19, Sanità privata al fianco di quella pubblica
L’emergenza Covid19 ha visto impegnata la sanità a fondo, ma se spesso si parla solo degli ospedali pubblici, anche la componente privata ha spostato la sua quota parte per supportare la lotta al Coronavirus. Il tutto emerge dalla presentazione del bilancio AIOP (l’Associazione Italiana Ospedalità Privata: dal 1996 a supporto di ospedali e case di cure private, per un servizio sanitario universalistico e solidaristico) curato da Nomisma.
AIOP, “Associazione Italiana Ospedalità Privata”, è stata fondata a Roma nel 1966 in rappresentanza di IRCSS e case di cura private, accreditate e non, presenti in tutto il territorio italiano, con 60.000 posti letto. Il 93% delle strutture (490) e il 90% dei posti letto (52.000) attualmente risultano essere accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale, ricoverando annualmente un milione di degenti, per un totale di 8 milioni giornate di degenza. Per esplicare questa attività le strutture associate all’AIOP si avvalgono della professionalità di 12 mila medici, 28 mila infermieri. Il personale infermieristico e di operatori sociosanitari rappresenta la quota preponderante all’interno delle strutture: 3.308 addetti, il 39,7% sul totale nel 2019. Il personale femminile continua a rappresentare la componente più significativa, con il 57,6% del totale di addetti nel 2019. Le donne rappresentano il 77,3% degli infermieri e degli operatori sociosanitari, il 63,6% del personale tecnico e il 77,4% del personale amministrativo. Costituiscono tuttavia una quota molto più ridotta dei medici, con una percentuale di poco oltre il 28%. La fotografia del personale per età mostra come il 16,6% ha meno di 30 anni, il 53,4% un’età compresa tra i 31 e 50 anni e il 30% un’età superiore ai 51 anni.
Guardando la prima ondata di Covid-19 che si è abbattuta principalmente sulle tre regioni coinvolte, si osserva come, in un panorama di progressivo aumento dell’incidenza dei posti letto del privato accreditato sui posti letto totali (Italia, 28% del 2010 vs 31% del 2018), il grado di “compenetrazione” del privato accreditato in Emilia-Romagna, rispecchiato da una copertura del 26% dei posti letto regionali, si collochi in una posizione sostanzialmente intermedia rispetto alla Lombardia (in cui i posti letto privati accreditati rappresentano il 37% del totale) e al Veneto (in cui l’incidenza è pari al 20%). In termini di dimensione media delle strutture, l’Emilia-Romagna mostra una dimensione dell’ospedalità accreditata più contenuta (in media 92 posti letto per struttura) che si differenzia in maniera netta dal pubblico (253 posti in media per struttura); Veneto e Lombardia presentano, invece, una concentrazione di strutture private accreditate di grandi dimensioni (127 posti letto in Veneto, 150 in Lombardia), accorciando le distanze rispetto alla dimensione media degli ospedali pubblici (246 posti letto in Veneto e 266 in Lombardia).
Per quasi un mese dall’inizio dell’epidemia, la maggior parte dei pazienti positivi è stata osservata e curata nelle strutture ospedaliere: la data del 19 marzo segna un’inversione di tendenza, in quanto il numero delle persone in isolamento domiciliare supera quello degli ospedalizzati. A partire da tale data, grazie alla forte intensificazione delle attività di screening e all’innalzamento della capacità di contact tracing, la forbice tra ospedalizzati e casi in isolamento domiciliare si allarga progressivamente e al 31 luglio, vede 1.496 persone positive, raggiungendo il 95%. Da allora in poi le quote di ospedalizzati e i casi in isolamento domiciliare non subiscono scostamenti significativi, assestandosi su tali valori fino alla fine del periodo considerato. In relazione ai soli ospedalizzati, la curva raggiunge il suo valore massimo il 2 aprile, quando risultano ricoverati nelle strutture ospedaliere regionali emiliano-romagnole, 4.310 pazienti affetti da COVID-19. Tre giorni dopo raggiunge il suo livello massimo il numero di pazienti positivi al COVID-19 in terapia intensiva, toccando quota 375 casi, a cui corrisponde l’occupazione di circa il 60% del totale dei posti letto regionali. Ai primi giorni del mese di maggio il numero di casi in terapia intensiva rientra al di sotto della soglia di allerta fissata al 30%. Durante i mesi di luglio e agosto i ricoveri ospedalieri si mantengono quasi costantemente sotto la soglia dei cento casi e i ricoveri in terapia intensiva non superano le dieci unità. A partire dal mese di settembre la curva riprende leggermente a salire, mostrando le prime avvisaglie della recrudescenza che si verificherà nei mesi successivi. Al 30 settembre le strutture private avevano assistito il 12,4% dei pazienti italiani classificati come Covid.
Le sole strutture sanitarie AIOP Emilia-Romagna hanno prodotto nel 2019 un valore economico complessivo pari a 811,6 milioni di euro. Tramite la metodologia di stima basata su matrici input-output si stima che nel 2019 la ricaduta economica di tale cifra (input), intesa come impatto che essa genera nei diversi settori dell’economia, sia stata di 1,3 miliardi di euro (output), per un effetto moltiplicativo delle attività pari a 1,57. In altre parole, ogni 1000 euro di risorse stanziate per l’ospedalità si traducono in 1.570 euro nel sistema economico per effetto di un incremento della domanda, dei redditi e dei consumi.
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