Paolo Schianchi: Tik Tok non è più solo per giovani

In occasione di un Tolktolk della Dora Carapellese dedicato a Tik Tok, il social del momento, abbiamo conosciuto e successivamente intervistato il dott. Paolo Schianchi, riconosciuto fra i principali teorici del Visual Marketing e Docente di Visual Communication e interaction design e Creatività e problem solving presso l’Università IUSVE – Verona e Venezia. Dopo aver diretto alcune testate di architettura e design per il gruppo il Sole 24 Ore Business Media, dal 2010 dirige i contenuti editoriali del portale internazionale Floornature.com. Si occupa di saggistica dedicata alla cultura visiva contemporanea. Fra le sue pubblicazioni recenti: Visual Journalist. L’immagine è la notizia, 2018; Paolo Schianchi non Esiste. Tempo, immagine, identità, verità e parola in rete, 2017; Webcreativity. Creatività e visual marketing post-web, 2016; Architecture on the Web, a critical approch to Communication, 2014; L’immagine è un oggetto. Fondamenti di visual marketing con storytelling, 2013.

Buongiorno Paolo, grazie della disponibilità. Parliamo di Tik Tok, si suole dire comunemente che è riservato a chi ha meno di 25 anni, questo assioma corrisponde al vero?

In verità è necessario fare una piccola premessa, in base ai miei studi e alle lezioni che tengo all’università, tieni conto che ho iniziato a occuparmi di Tik Tok un anno e mezzo fa, quindi in tempi meno sospetti. E’ vero che allora era un social dedicato ai giovanissimi, ma lo scenario è cambiato con gli avvenimenti seguenti, come il lockdown che è stato il primo elemento che ha cambiato l’approccio a Tik Tok. In parallelo abbiamo visto la caduta di Facebook, diventato una sorta di luogo dove si sfogano le proprie rabbie e frustrazioni, pieno di post sponsorizzati e dominato dagli haters, il target di Tik Tok si è così evoluto attirando la generazione over.  Tik Tok ha anche introdotto la grande innovazione del passaggio dall’immagine statica a quella dinamica, divertente, irridente oserei dire, in quanto non si trovano più solo i bei ragazzi e le belle ragazze, che pure sono presenti, ma si gioca a mettere in mostra anche i propri difetti. Quindi da adolescenziale è diventato un mondo diverso, più evoluto, andando ad attirare anche le altre generazioni. Se su Facebook l’ironia viene attaccata e su Instagram non paga, su Tik Tok è apprezzatissima. Io stesso la settimana scorsa ho creato un video con Tik Tok che nell’arco di 24 ore ha totalizzato 385.000 visualizzazioni.

Quindi possiamo dire che Tik Tok ha una positività che si contrappone alla negatività di Facebook che oramai è diventata una sorta di valvola di sfogo?

Esatto, fra l’altro con delle tematiche molto interessanti, ad esempio il gender è entrato nel sentire comune di Tik Tok. In questo social ognuno può trovare la sua collocazione e creare la propria community, inoltre potendo non usare la lingua parlata, ma il gesto e l’immagine, supera i confini e può diventare virale in tutto il mondo.

Le aziende come si posizionano rispetto Tik Tok?

In generale per ora lo guardano con sospetto, mentre ci sono aziende come nel settore della moda, che lo hanno sposato in pieno. Per questa tipologia di prodotto Tik Tok è perfetto. Così come per altri generi di grande consumo quali le caramelle e le vendite online. Le altre aziende non hanno ancora capito bene come utilizzarlo, normalmente sui social network creano una community che gestiscono direttamente e in cui possono mostrare i propri prodotti. Tik Tok ribalta completamente la questione. In questo caso l’azienda lancia un prodotto e saranno gli utenti a decidere se e cosa farne, diventando proattivi. Mettiamo per esempio che venga lanciata una challenge avente per oggetto un vestito rosso, in questo caso saranno gli utenti a fare un Tik Tok con il vestito rosso e a creare la viralità. Questa mancanza di controllo da parte delle aziende in generale le spaventa, anche se in realtà è l’autentica forza di questo social network.

Come nel caso del tuo Tik Tok che è diventato virale?
Ho fatto un video mostrando la vita di un professore in DAD, a quel punto gli utenti hanno fatto altrettanto mostrando la loro giornata. In questo gioco, partendo dal mio lancio, hanno creato un trend concettuale. In ambito aziendale è vero che dal punto di vista del marketing non lo controlli più, ma ti permette di fare dei numeri incredibili. E se la struttura del Tik Tok è ben studiata, l’idea di fondo non muta. In termini aziendali comprenderne le potenzialità è importante, perché è vero che sono gli altri a creare i contenuti aziendali, ma è altrettanto vero che raggiunge un numero esponenziale di utenti. Risultato dovuto, appunto, alla riproposizione della stessa struttura ideata dall’azienda e che quindi, anche se in forme visive diverse, comunica il marchio e il suo prodotto.

Anche su Tik Tok circolano voci in rete su questi challenge e trend, come pericolosi o che incitino a fare cose pericolose, bullismo, insomma cosa c’è di vero in tutto questo?

I social fanno sempre paura, in particolare a chi non li conosce, è vero che su Tik Tok ci sono anche dei trend negativi, è inutile nasconderselo. Sono andato a vedere il percorso di questi, e ho visto come in realtà vengono immediatamente abbandonati dagli utenti e quindi muoiono subito. Sono invece molti di più, virali e con temi forti, i trend contro il bullismo, contro la violenza sulle donne, a favore del gender.

Potremmo dire che si tratta di una comunità che si auto-tutela in sintesi?

Aggiungiamo che puoi decidere quale sia il tuo pubblico quando ti iscrivi a Tik Tok, chi ti vede e chi non può seguirti. Ad esempio io sono entrato in un momento nel quale il pubblico era prevalentemente composto da adolescenti, ho quindi settato il mio pubblico in modo da escludere i minorenni. Non per i contenuti che posto, ma per una forma di correttezza intrinseca. In questo modo i miei Tik Tok non erano visualizzabili dai minorenni, e viceversa a me non apparivano i loro. Nulla vieta poi agli utenti di bannare o segnalare trend che non rispettano la community.

Ha fatto scalpore la guerra scatenata da Trump contro Tik Tok, cosa ne pensi?

Molti americani hanno lasciato Facebook per trasferirsi su Tik Tok, uscendo quindi dalla possibilità di essere raggiunti da Trump. A parte che i dati vengono trasferiti in Cina, ritengo fosse proprio un problema di comunicazione che si è trovato ad affrontare.

Esiste un problema di sicurezza dei dati rispetto Tik Tok o siamo nello stesso campo degli altri social?

Difficile da dire, ma sicuramente quando ti iscrivi a un qualunque social network devi essere conscio che trasferisci i tuoi dati a un fornitore esterno di servizi. Diciamo che ultimamente gli utenti si preoccupano molto dei loro dati quando non c’è divertimento, abbiamo visto come si siano sentiti toccati dall’app Immuni, cosa non accaduta nello stesso momento in cui si iscrivevano a Tik Tok. Teniamo presente che se l’app è gratuita, il prodotto sei tu. Pensa che quando ti iscrivi a Tik Tok ti viene proposto di importare i tuoi dati da Facebook.

Vuoi aggiungere qualcosa riguardo la tematica che insegni?

Più che al funzionamento io sono interessato a come le immagini stanno cambiando il visual marketing. Proprio ieri stavo studiando l’approccio di alcuni noti marchi della moda in questo ambito. Quello che sta accadendo con Tik Tok sta anche cambiando il nostro modo di vedere, in quanto stiamo passando dalle immagini statiche a quelle dinamiche, e questa dinamica sta mutando in una sorta di storytelling di noi stessi. Con i miei studenti abbiamo messo in campo, dopo aver studiato il fenomeno COVID-19 su questo social network, una campagna contro la guerra, studiando come parta da Tik Tok e poi passi in forma visiva sugli altri social come su gli altri media di massa. Siamo di fronte a un medium che, come dicevamo prima, abbatte le barriere linguistiche e ti permette di parlare a chiunque nel mondo. A tal proposito il giornalismo sta facendo dei bellissimi servizi su Tik Tok, anche se è vero che devono essere compresi in un solo minuto, e questo è molto difficile.

[NdR – Si ringrazia l’Ufficio Stampa Dora Carapellese per la cortese collaborazione]

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