Cronache dai Palazzi

Si continuano a studiare nuovi assetti per la maggioranza di governo. La fiducia è stata superata anche se in maniera sofferta in Senato, ma non è sufficiente avere i numeri, per di più ridotti al minimo. Sarebbe 170 la vetta per la stabilità, invece dei 156 voti ottenuti in Senato martedì 19 gennaio.

“Siamo nel mezzo di una gravissima crisi – ha ammonito la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen -. Abbiamo bisogno di stabilità”. Ottimista invece il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: “L’Italia risponderà con stabilità e responsabilità” agli imprevisti imposti dalla pandemia da Covid, a partire dal Recovery.

In questo frangente, “stabilità” sembra essere una parola chiave, anche prevedendo la costruzione di una maggioranza abbastanza solida in grado di sorreggere lo sforzo della crisi in corso, sia sul piano economico sia sul fronte sanitario ancora devastato dalla diffusione del virus e da un piano vaccinale appena partito e in evoluzione, sottoposto tra l’altro a diversi stop and go.

Una squadra di governo completamente nuova non sembra essere l’ipotesi preferita. “Se non c’è maggioranza non si può rischiare, alla fine l’ipotesi più prevedibile, se si riesce ad andare avanti, è quella di un rimpastone”, osservano i dem. Rimuovere l’intero assetto della squadra di governo significherebbe inoltre rivoluzionare gli equilibri tra i due maggiori partiti della maggioranza, Pd e Cinque Stelle, minando un equilibrio già precario.

L’ipotesi del ritorno alle urne “è fortissima”, anche per il premier che vedendo lievitare il suo personale consenso nei sondaggi sembra non escludere il voto anticipato come eventuale via di fuga, nel caso in cui non si riuscisse a rafforzare le mura di Palazzo Chigi. L’alternativa chiara è tra un governo rimpolpato e nuove urne restauratrici.

A proposito di urne anticipate il ragionamento è anche un altro: “Che senso ha farci logorare? – affermano fonti vicine al premier – Con questi numeri non abbiamo quella solida maggioranza che serve a eleggere il capo dello Stato”.

Come ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, “non è solo una questione di numeri”, ma “solo con una visione politica a lungo termine il governo potrà durare, ma soprattutto costruire il rilancio del Paese”. In definitiva “la vera sfida del governo è quella degli obiettivi concreti”.

Nel frattempo a ridosso di un Cdm notturno fonti governative hanno annunciato la delega ai Servizi – come a lungo richiesto da Italia viva (ma anche dal Pd) – affidata al consigliere diplomatico Pietro Benassi, che trova sul suo nuovo tavolo di lavoro un articolato set di dossier, dal 5G al golden power, la questione libica, le acquisizioni non facili dall’estero e i rischi di instabilità provocati dalla pesante crisi economica.

Dopo la nomina del neosottosegretario Benassi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha firmato anche i decreti di nomina dei vicedirettori, 2 all’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), il Generale della Guardia di Finanza Luigi Della Volpe e l’ammiraglio Carlo Massagli, consigliere militare a Palazzo Chigi, e un vice all’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), il generale dei Carabinieri Carlo De Donno. I vertici della maggioranza avevano dato il loro assenso al premier già da diverse settimane, quasi due mesi, restava  per l’appunto solo la firma dei decreti.

Un cedimento, quello della delega ai Servizi, che si è concretizzato dopo mesi di resistenza da parte di Palazzo Chigi e che, in questo frangente, potrebbe favorire la riapertura del dialogo con alcune frange che si sono allontanate dalla maggioranza. Un altro ostacolo da superare sarà il voto fissato per mercoledì, relativo alla relazione annuale in materia di Giustizia del ministro Alfonso Bonafede. Renzi ha già dichiarato il suo voto contrario e quindi considerando anche il no del centrodestra l’opposizione potrebbe rivelarsi maggioritaria in questo frangente.

Dopo la discussione sulla riforma della Giustizia prevista il 26 gennaio a Palazzo Madama e il 27 a Montecitorio, la seconda tappa è l’approvazione del decreto Ristori da parte del Consiglio dei ministri entro il 28 gennaio. Una misura per cui Italia viva dovrebbe votare sì, e che è stata messa in campo per sostenere tutti i soggetti e le attività economiche che hanno registrato ingenti danni a causa delle restrizioni anti-Covid.

Tra il 12 e il 18 febbraio in Parlamento si discuterà invece il Recovery plan da 209 miliardi di euro e entro il 30 aprile la Commissione europea dovrà aver ricevuto il Recovery plan approvato. L’ampio programma di aiuti europei, stanziati per i Paesi colpiti dall’epidemia da Covid-19, ha previsto di riservare all’Italia la cifra più alta a causa dei danni subiti ma il dibattito ruota per l’appunto attorno alla progettualità dei piani che si dovranno presentare a Bruxelles, e alla loro effettiva realizzazione. “Il lavoro sul Recovery plan italiano è in corso e spero che l’instabilità politica in Italia non metta a repentaglio questo lavoro”, ha affermato il vicepresidente della Commissione europea Dombrovskis.

In virtù del  Recovery occorre “lavorare ad un piano di politica industriale affinché le risorse siano investite in maniera produttiva”, come spiega il sottosegretario Fraccaro. “L’Italia dovrà mettere in campo un’operazione di sistema che coinvolga in maniera strutturale il nostro apparato produttivo. Solo così ci potrà essere quella rifondazione del Paese che spetta ai costruttori”. Ma Fraccaro spiega anche che se il Parlamento non dovesse accettare in toto il progetto di governo, che continua a portare avanti il premier Conte, “l’unica alternativa sarebbe il voto”.

Altro obiettivo in corso è l’azzeramento del cosiddetto cashback, un provvedimento favorito dal premier Conte osteggiato però da diverse forze politiche di opposizione, che hanno iniziato a discuterne, e anche da Matteo Renzi. Recuperando quasi 4,7 miliardi destinati al cashback si potrebbe potenziare lo stanziamento complessivo previsto per i ristori. Un’operazione politica dal forte significato simbolico che potrebbe materializzarsi con un emendamento da presentare nella Commissione Bilancio di Palazzo Madama dove sembra registrarsi un certo equilibrio tra le forze di maggioranza e quelle di opposizione. Secondo il regolamento del Senato, il pareggio tra i due fronti potrebbe infatti tradursi in una bocciatura. Senza le truppe di Italia viva maggioranza e opposizione sono in parità anche all’interno di altre Commissioni fondamentali: Affari costituzionali, Bilancio, Esteri e Industria. L’opposizione risulterebbe invece in vantaggio nelle seguenti Commissioni: Cultura, Lavori pubblici, Difesa, Sanità e Ambiente. Le Commissioni in cui la maggioranza potrebbe invece farcela senza Iv sono: Finanze, Agricoltura, Lavoro e Politiche Ue.

A proposito di ristori post Covid, sia alla Camera sia al Senato è stato approvato praticamente all’unanimità lo scostamento di bilancio di 32 miliardi, che il governo ha chiesto alle Camere per poter accumulare un deficit maggiore rispetto alle previsioni, e disporre di risorse sufficienti per materializzare il quinto decreto ristori (dall’inizio della pandemia), che dovrebbe essere approvato la prossima settimana.

L’esecutivo prevede ristori non solo per coloro che hanno dovuto chiudere le proprie attività ma tutti coloro che hanno subito una riduzione del proprio fatturato, anche indirettamente. In arrivo inoltre un miliardo e mezzo di euro, come ha ricordato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per sostenere autonomi professionisti, anche loro duramente penalizzati dalla crisi economica a ridosso del Covid. Secondo quanto confermato dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, la cassa integrazione potrebbe essere prorogata per altre 26 settimane, quindi fino a fine settembre, ma solo per i settori in difficoltà. Rimodulato infine l’invio delle cartelle fiscali che altrimenti sarebbe ripartito a fine mese. “Gli aiuti ai settori più colpiti devono proseguire per tutto il tempo necessario”, ha dichiarato il ministro Gualtieri precisando che quello appena richiesto “dovrebbe essere l’ultimo scostamento che chiediamo al Parlamento”. Il ministro dell’Economia ha inoltre confermato un crollo del Pil fermo al 9% per il 2020. Il rimbalzo previsto per il 2021, +6%, potrebbe invece essere a “rischio ribasso” anche se “non potrà risultare molto inferiore” nel momento in cui tutto si svolgerà “secondo le previsioni”, compreso il piano vaccini.

I leader Ue concordano sulla necessità di accelerare le vaccinazioni e viene ribadita la proposta della Commissione europea di coprire il 70% della popolazione entro l’estate, ma le aziende devono rispettare i tempi di consegna delle dosi in base agli impegni presi. “I vaccini devono essere distribuiti nello stesso momento e proquota, in base alla popolazione”. Buone notizie inoltre da parte della ricerca sugli anticorpi monoclonali in grado di ingabbiare la proteina Spike responsabile del virus Sars-CoV-2.

Nonostante le ultime varianti Covid l’Ue non chiude infine le frontiere interne, “a beneficio del mercato unico”, ma prevede “restrizioni per viaggi non essenziali”, come raccomanda anche il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che invita inoltre gli Stati a “prepararsi a un rapido aumento del rigore nelle misure di risposta nelle prossime settimane per salvaguardare la capacità sanitaria e per accelerare le campagne di vaccinazione”.

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