Tik Tok e minori
TikTok, conosciuto in Cina come Douyin, è un social network per i video nato in Cina nel 2016. La piattaforma nasce con lo scopo di dare vita ad una comunità dove tutti possano essere veri e propri creatori di filmati infatti, l’app è stata creata con lo scopo di consentire ai ragazzi di girare dei video musicali con i loro brani preferiti in sottofondo.
E’ bene ricordare che l’età minima per iscriversi è il compimento dei 13 anni, ma facilmente raggirabile poiché non è previsto controllo alcuno sulla vera età degli iscritti: con ciò, è a forte rischio la tutela della privacy dei minori. Soprattutto per questo motivo, lo scorso dicembre il Garante della privacy avviava un procedimento contro il social network, poiché le modalità di iscrizione alla piattaforma non tutelano adeguatamente i minori. E’ sufficiente, per iscriversi, mettere una data di nascita falsa e, conseguentemente, la piattaforma non è in grado di impedire ai più piccoli di iscriversi, né è idonea a verificare che vengano rispettate le norme sulla privacy italiane, le quali prevedono per l’iscrizione ai social network il consenso autorizzato dei genitori o di chi ha la responsabilità genitoriale del minore che non abbia compiuto 14 anni.
Inoltre, non c’è chiarezza sui tempi di conservazione dei dati, né il loro trasferimento nei Paesi al di fuori dell’UE. Oltretutto, la piattaforma preimposta il profilo dell’utente come “pubblico”, consentendo la massima visibilità ai contenuti in esso pubblicati.
I pericoli derivanti per i giovanissimi sono degenerati e sono saltati agli occhi dei più con la morte della bimba di 10 annidi Palermo, deceduta dopo aver partecipato alla sfida chiamata “Black out challenge”: tale gara consiste nello stringersi al collo una cintura e giungere al punto estremo di resistenza, il tutto ovviamente filmato e registrato sulla piattaforma.
Viene naturale chiedersi perché nessuno ricorda la “skull break challenge”, sfida che consiste in un vero e proprio atto di violenza nei confronti di una vittima ignara, coinvolta a partecipare in un salto ma poi sbilanciata da uno sgambetto a mezz’aria con lo scopo di farla cadere di schiena, o le bevute di Benadryl, consistente in una sfida nella quale i partecipanti assumono dosi consistenti di tale farmaco antistaminico fino a provare allucinazioni, incuranti degli effetti collaterali (anche letali).
In tutto questo non appare necessario un controllo da parte dei genitori? La famiglia deve essere la prima a controllare i giovanissimi, per evitare che i loro dati vengano diffusi in rete, anche alla luce del fatto che oramai i pericoli sono noti e più volte evidenziati. Forse è necessaria una maggior consapevolezza che deve partire dalla famiglia, ed una vera e propria educazione all’utilizzo dei social, perché molto spesso le piattaforme vengono sfruttate per l’induzione alla pedopornografia. In ogni caso, ad oggi, la polizia dovrà stabilire se qualcuno ha contattato la bimba per coinvolgerla nel folle gioco. E si indaga a carico di ignoti per istigazione al suicidio.
Nel frattempo, il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto nei confronti di Tik Tok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica. Vedremo quanti saranno.
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