Valeria Arzenton (ZED): Antitrust, sentenza epocale
Abbiamo incontrato Valeria Arzenton a distanza di tempo dalla nostra precedente intervista, in quanto lo scorso 19 gennaio l’Antitrust ha deliberato in merito alla nota vicenda che l’ha vista protagonista.
La delibera dell’Antitrust stabilisce che “la strategia attuata da TicketOne si articola in una serie di condotte, attuate almeno dal 2013 e ancora in corso, che consistono nella stipula di contratti di esclusiva con i produttori e gli organizzatori di eventi live di musica leggera, nelle acquisizioni dei promoter nazionali, nell’imposizione dell’esclusiva sui promoter locali, nella stipula di accordi commerciali con gli operatori di ticketing di dimensione minore o locale e nei comportamenti di ritorsione e boicotaggio nei confronti del gruppo Zed, anche per escludere dal mercato rilevante Ticketmaster, un nuovo operatore di ticketing”.
Volevo innanzitutto ringraziare te per l’attenzione dedicata a quanto mi è incorso, detto questo chiariamo che io non solo non porto a casa nulla dalla sentenza dell’Antitrust, ma per inciso, oltre ai danni riscontrati, mi trovo anche a carico tutte le spese legali annesse al procedimento attuato. Definisco la sentenza epocale in quanto ci proietta nella modernità, cambiando il modo di operare, non di ZED, ma di tutto il settore dello spettacolo dal vivo italiano. Cambieranno modi di fare, abitudini, rapporti economici. Ora la controparte ha preannunciato, come suo diritto, che farà ricorso al TAR, il mio percorso si è però concluso lo scorso 19 Gennaio, per me non è rilevante il prosieguo della vicenda giudiziaria, per me conta solo il merito del verdetto pronunciato, in quanto ha posto l’accento su una situazione che io ritenevo “di stampo medioevale con vincoli di sudditanza” e che ora può superare vecchi e retrogradi retaggi. Si passa da uno scenario di norme e legacci che ingessavano il mercato, a una vera concorrenza dove potranno convivere più players con offerte e prezzi diversi, e il tutto a vantaggio dei consumatori. Nonostante sia una realtà indipendente, ho avuto lo stesso coraggio e determinazione di andare avanti subendo conseguenze e complicazioni anche gravi, con un embargo finalizzato a destabilizzare e compromettere me e le mie aziende in termini di business e di reputazione, per fortuna la nostra realtà è solida e non ho mai smesso di avere massima fiducia nella Giustizia. La mia non è una situazione isolata, so che altri operatori in Italia hanno vissuto situazioni analoghe e la durezza della strategia escludente nei miei confronti era finalizzata dal far desistere altri nel testimoniare le vessazioni che subivano.
Il Garante aggiunge che: “L’attuazione della strategia abusiva del gruppo, ha danneggiato anche i consumatori, perché l’impresa dominante ha potuto praticare commissioni di vendita dei biglietti per eventi live di musica leggera superiori a quelli dei concorrenti, limitando inoltre le possibilità di scelta e di acquisto dei consumatori tra i diversi operatori di ticketing (il cosiddetto ‘multihoming’).
La nostra ricchezza è il pubblico e va tutelato, sempre, prima che diventi una specie in via di estinzione. L’Associazione Consumatori si è costituita parte civile successivamente all’apertura del procedimento, un sostegno che mi ha dato ancora più forza e ha inciso dal punto di vista etico e dell’attenzione verso i consumatori, che oggi potranno finalmente scegliere dove comperare un biglietto.
L’Autorità ha, inoltre, imposto all’impresa dominante di concedere agli operatori di ticketing concorrenti la possibilità di vendere con qualsiasi modalità e mediante qualsiasi canale, a condizioni eque, ragionevoli e non discriminatorie, almeno il 20% del totale dei biglietti relativi agli eventi live di musica leggera prodotti o distribuiti da ciascun promoter ovvero dagli operatori di ticketing vincolati in esclusiva al gruppo CTS Eventim-TicketOne.
Potremo operare in un mercato regolato e moderno, come già accade in tutto il resto del mondo. Proprio per questo l’ho definito un verdetto storico. Vorrei spendere due parole anche per ricordare il ruolo femminile anche in questo settore prettamente maschile, in quanto, per il solo fatto di essere donna, mi sono sentita discriminata e ho sentito pressioni di genere, oltre che offese ripugnanti, passando poi per la gogna mediatica di essere una menzognera. Con il mio nome e cognome sono stata per oltre un anno nella home page dei più importanti siti di musica e spettacolo italiani, in un comunicato a me riferito in cui venivo pubblicamente screditata. Con il massimo rispetto per chi subisce violenze fisiche, contesto ovviamente imparagonabile, più volte ho azzardato citando la mia vicenda come uno “stupro commerciale”: questo per spiegare la sensazione che ti viene cucita addosso quando denunci qualcosa di grave che però il sistema ti rigetta addosso facendoti sentire colpevole di aver parlato e sottointendendo che tu abbia corresponsabilità sull’abuso subito. Ma alla fine della giostra, oggi sono sempre più convinta che noi donne oltre ad essere particolarmente resilienti, abbiamo una dota speciale: siamo capaci di ragionare e pensare con il cuore, aspetto che nella ricostruzione del dopo pandemia questo potrà essere un ulteriore valore aggiunto.
Passando alla situazione attuale, l’emergenza covid19 ha pesantemente influito sulla vostra attività con la chiusura pressoché totale dell’attività live, come avete affrontato l’emergenza? Avete usufruito dei ristori?
Noi abbiamo chiaramente visto praticamente azzerarsi il nostro fatturato, dal 22 febbraio 2020 non abbiamo più avuto entrate. Assieme alle altre realtà italiane del settore abbiamo creato ATIP, Associazione Teatri Italiani Privati, di cui sono vice-presidente. In questa maniera abbiamo potuto incontrare il ministro Franceschini ed esporgli la nostra problematica, quella di un settore che non ha mai avuto il minimo aiuto a differenza delle realtà pubbliche come gli enti lirici che possono far affidamento da sempre su sostanziose sovvenzioni. Questi ultimi non basandosi su un approccio imprenditoriale di autosussistenza, rispondono a logiche diverse da quelle di noi privati, che invece abbiamo bisogno di chiudere il bilancio in attivo o almeno in pareggio perché nessuno al di fuori di noi potrà ripianarcelo. A fronte di progetti culturali ed artistici di gran valore, non diversi e nemmeno inferiori a quello degli enti sovvenzionati, dobbiamo fare i conti con la sostenibilità economica. In questo momento storico in cui per motivi di emergenza straordinaria siamo stati obbligati a chiudere i luoghi di spettacolo, la nostra necessità di essere ascoltati e per la prima volta sostenuti non deriva da cattiva gestione, ma dall’impossibilità di svolgere il nostro lavoro. Un primo appello del Governo è stato accolto ed apprezziamo questo sforzo, ma rimane che per la ripartenza saranno necessarie nuove riflessioni in quanto un comparto che forse potrà riaprire dopo due anni di inattività, avrà bisogno di supporto anche mediatico.
Prima della chiusura vi avevano già imposto tutta una serie di precauzioni e messa a norma per evitare il diffondersi della pandemia, poi è giunto il lockdown per la vostra attività. Non pensi si possa riaprire in sicurezza?
Nelle mie strutture abbiamo sempre posto la massima attenzione alla sicurezza e al benessere degli spettatori, curando molto aspetti come uscite di sicurezza, spazi, aerazione, pulizia. Alla luce della situazione, anche a emergenza finita, vedremo di aumentare ulteriormente tutti questi aspetti per garantire salute e benessere dei nostri clienti rispetto tutti gli aspetti di eventuali criticità verso la salute pubblica. La domanda che mi pongo è: “Se domattina ci dessero la possibilità di riaprire, chi poi verrebbe agli eventi?”. Anche io ho tanta voglia di ricominciare, anzi fremo, ma per prima ho grandi paure rispetto l’accaduto e psicologicamente non so quale potrebbe essere oggi la risposta del pubblico. Ci vorrà del tempo fisiologico per riprendere le fila”.
In un clima di tale incertezza, dove i DPCM si accavallano continuamente cambiano le norme in corso d’opera, come è possibile organizzare il futuro? So che voi organizzatori programmate la stagione almeno un anno prima.
Il nostro calendario di vita è la stagione dei concerti, hai ragione sui tempi, necessitiamo di 1-2 anni per la programmazione, per ora ci limitiamo a spostare gli eventi in avanti e di provare ad inserire nel calendario qualche progetto unico, che vale la pena programmare. Questo è un aiuto anche psicologico, lo vediamo come un obiettivo da raggiungere e che prima o poi si avvererà e ci riporterà nei teatri e nelle sale concerto.
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