L’ora di Draghi
Che l’ora di Draghi dovesse arrivare, lo si sentiva nell’aria da tempo ormai, e alla fine – grazie alla pervicacia di Matteo Renzi – pare arrivata.
Per il grande prestigio internazionale e le sue straordinarie capacità, il mio vecchio amico Mario Draghi è senza dubbio l’uomo capace di condurre il Paese in una fase critica e aiutarlo a risollevarsi, come lo ha aiutato a superare gravi crisi finanziarie in passato. Nessuno dei nomi, per quanto rispettabili – e taluni fantasiosi – circolati in alternativa è alla sua altezza.
Naturalmente, un governo tecnico, non politico, non potrà porsi obiettivi ambiziosi tipo riforme, Giustizia, o nuova legge elettorale, ma dovrà limitarsi a gestire bene l’emergenza, e sarebbe già molto. Bisogna ora vedere se i partiti, o almeno quelli necessari a formare una maggioranza in Parlamento, lo sosterranno, non solo all’inizio ma lungo un percorso che sarà accidentato e difficile. Bisogna vedere se, nella loro cieca meschinità, capiranno che Draghi è davvero l’ultima carta rimasta per evitare le elezioni, di cui il Presidente Mattarella ha sobriamente indicato le conseguenze per l’Italia.
Bisogna vedere se il breve miracolo che fu possibile al tempo del Governo Monti possa ripetersi. Se non l’amor di Patria di questa gente, a cui bisogna credere sempre di meno, dovrebbe essere almeno l’istinto di sopravvivenza a farli riflettere. Ma a questo punto è difficile essere ottimisti.
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