E la nave va

La nave Draghi sembra andare speditamente in porto, come ogni italiano ragionevole spera (questa categoria esclude Di Battista e la Meloni). Il suo problema non è, come per il maltrattato Conte, di racimolare consensi, ma di evitare la ressa dei volontari. È commovente il coro degli entusiasmi, da Zingaretti a Di Maio, da Berlusconi a Calenda, da Renzi alla vecchia, cara Emma Bonino, sempre in prima linea nelle sante battaglie. E ora si è – sorpresa! – unito un Salvini a doppio petto, istituzionale e perfino europeista.

Commovente, dicevo, che una classe politica sbandata e rissosa scopra d’un tratto il superiore interesse nazionale e si affidi ancora una volta – dopo Dini, Ciampi, Monti – ad un non politico, un “grand commis de l’État”, senza vergognarsi del fatto che ciò dimostra ancora una volta la sua rissosa incapacità, il suo fallimento collettivo. In realtà, la evidente speranza di tutti è di appropriarsi di Draghi o almeno di mettere la propria targhetta su un governo che piace alla gente e, si spera, farà miracoli. Non so come farà il Presidente incaricato a tenere insieme tanti volontari, a mettere insieme Speranza e Giorgetti, evitando maldipancia eccessivi.

Mario Draghi è un navigatore di lungo corso, in questo momento ha lui le carte in mano e ha certo l’abilità necessaria per superare ostacoli insidiosi, e se magari perderà in cammino qualche pezzo della sua plebiscitaria maggioranza, poco male. Ma al suo posto mi guarderei le spalle: dietro la cortina di veri o finti entusiasmi, gli accoltellatori sono sempre pronti.

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