Cronache dai Palazzi
Sta per iniziare “un’altra epoca”, ha spiegato ai partiti il neopresidente del Consiglio Mario Draghi, riassumendo in un concetto dalla portata storica il silenzioso lavoro di composizione della nuova squadra dell’esecutivo.
La sostanziale differenza rispetto al passato non è rappresentata dal peso specifico rispettivamente dei tecnici e dei politici, che è la notizia sulla cresta dell’onda negli ultimi giorni, bensì la nuova formula che Mario Draghi ha messo in pratica per formare il nuovo governo: ascolto a 360 gradi di tutte le parti integranti della società, non solo i partiti ma anche associazioni, sindacati, parti sociali che sostengono il tessuto connettivo del sistema Paese. Non è una novità nemmeno il numero dei ministri, 23, nella media, 15 politici e 8 tecnici. Le ministre sono 8. Confermati Luigi Di Maio (Esteri), Roberto Speranza (Salute), Luciana Lamorgese (Interni), Lorenzo Guerini (Difesa), Dario Franceschini (Cultura), Federico D’Inca (Rapporti con il Parlamento) ed Elena Bonetti, la ministra dello strappo renziano insieme a Teresa Bellanova, torna al ministero per le Pari Opportunità e la Famiglia.
La professoressa Marta Cartabia arriva a via Arenula alla guida del ministero della Giustizia e Daniele Franco, considerato il fedelissimo di Mario Draghi, è il nuovo ministro dell’Economia. Direttore di Bankitalia con una carriera contraddistinta da un’oculata attenzione per i conti pubblici, Franco è stato inoltre Ragioniere generale dello Stato per ben sette anni durante i governi Letta (che lo nominò), Renzi, Gentiloni e il governo Conte 1.
Giancarlo Giorgetti (Lega), già sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Conte I e numero due del Carroccio, va allo Sviluppo Economico che nel Conte II è stato occupato dal pentastellato Stefano Patuanelli, il quale ora passa alla guida del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
Enrico Giovannini, già presidente dell’Istat e ministro del Lavoro nel governo di Enrico Letta, sarà ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Erika Stefani (Lega) è stata designata per il nuovo ministero per le Disabilità, mentre a Massimo Garavaglia (Lega), sottosegretario e viceministro all’Economia nel governo Conte I, è stata assegnata la delega (con portafoglio) al Turismo, scorporato dal Mibact guidato da Dario Franceschini.
Il dem Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, guiderà il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Patrizio Bianchi, docente universitario, è ministro dell’Istruzione e Cristina Messa ministro dell’Università e della Ricerca. Torna alla Pubblica Amministrazione il forzista Renato Brunetta; a Maria Stella Gelmini (FI) è affidato il ministero per gli Affari generali e le Autonomie mentre Mara Carfagna (FI) ottiene il ministero per il Sud e la Coesione territoriale. Fabiana Dadone passa dalla PA alle Politiche giovanili e Roberto Garofoli è Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri.
La novità di cui si è ampiamente parlato negli ultimi giorni è rappresentata dal ministero della Transizione ecologica, fortemente voluto dai grillini e affidato al fisico Roberto Cingolani, responsabile dell’Innovazione tecnologica di Leonardo ed ex direttore scientifico dell’Istituto italiano di Tecnologia di Genova da lui fondato nel 2005. Il manager Vittorio Colao è invece ministro dell’Innovazione tecnologica e della Transizione digitale.
“So cosa pensate di me, per via delle privatizzazioni. Ma i tempi sono cambiati e vedo il mondo da un altro punto di vista”, ha detto Draghi ai grillini incontrati per le consultazioni. “Ogni azione è conseguente a un momento storico, non avrebbe senso ripetersi”, ha affermato Draghi auspicando una prospettiva nuova, da costruire insieme, per il bene dell’Italia stretta nella morsa della crisi sociale, sanitaria ed economica causata dalla pandemia.
Ovviamente nonostante il feeling della prima le distanze restano. Occorrerà ora verificare la coesione e la coerenza della nuova squadra di governo, incardinata in una maggioranza ad ampio raggio che prefigura la composizione politica che molto probabilmente eleggerà il nuovo capo dello Stato.
I partiti sono stati tenuti al buio a proposito di nomi fino alla fine e le scelte messe in pratica dal premier incaricato, di concerto con il capo dello Stato, molto probabilmente favoriranno una revisione degli schemi delle diverse correnti politiche, indicando nuovi registri anche per quanto riguarda la comunicazione che sarà adottata dal prossimo esecutivo.
Il fatto che Mario Draghi sia in perfetta sintonia con il presidente Mattarella e non faccia trapelare molto del proprio lavoro, il fatto che è salito al Colle e ha parlato con il presidente della Repubblica comunicandogli in esclusiva la lista dei ministri, sono di certo fattori importanti che registrano un cambio di passo per quanto riguarda la comunicazione di Palazzo Chigi nel rivolgersi alla Nazione e ai partiti. Sullo sfondo le strategie di posizionamento tra avversari politici, che si sono ritrovati all’improvviso alleati grazie ad una lungimirante opera di mediazione e di ascolto messa in campo dal presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi.
Certamente, però, “un esecutivo così largo potrà avere solo obiettivi coerenti con tutte le sensibilità dei vari partiti che vi parteciperanno per gestire l’emergenza sanitaria ed economica in atto”, come ha ribadito Davide Casaleggio dal Movimento 5 Stelle, intervistato dal Corriere della Sera. “Ho paura che sarà una partita con lo schema catenaccio per difendere le riforme fatte. Tuttavia questo è un momento di costruire il futuro, non di difendere il passato”, ha affermato Casaleggio.
Anche se “sicuramente sarà un governo complicato”, il nuovo governo dovrà comunque mettere in pratica “politiche espansive in questo momento emergenziale e soprattutto staccare la figura di Draghi da interessi prevalentemente di Paesi esteri, come era normale che fosse quando era a capo della Bce, e di focalizzarsi invece su quelli italiani”, ammonisce il presidente dell’associazione Rousseau.
In definitiva, il forte collegamento tra Mario Draghi e Sergio Mattarella risponde in maniera ligia alla Carta costituzionale, nello specifico all’articolo 92 della Costituzione della Repubblica italiana, per cui: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”.
In questo momento storico più che in altri, o meglio come in tutti i periodi di grande crisi spalmata su più livelli e in più settori della vita sociale (Economia, Salute, Scuola, Lavoro), si avverte la necessità di una certa stabilità, di certezze fondate. Ben venga quindi l’abbandono della politica fatta di annunci per fare spazio ad una nuova stagione in cui tornino a dominare sobrietà, serietà e una comunicazione politica non compulsiva.
Salute, lavoro, ambiente, digitale, formazione dei giovani e ovviamente un’accurata e oculata gestione del Recovery plan sono le priorità dell’esecutivo del professor Draghi, che la prossima settimana si presenterà alle Camere per ottenere la fiducia.
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