La Giornata della Donna
L’8 marzo si è celebrata in tutto il mondo la Giornata della Donna. Abbiamo ascoltato, dal Presidente Mattarella in giù, i consueti, nobili e un po’ scontati appelli al rispetto per le donne, alla parità di genere etc. A me, a dire il vero, stupisce ancora che si debba parlare delle donne come di una specie di minoranza da proteggere, non so, tipo orfani del Bangladesh. Le donne rappresentano la maggioranza della popolazione, occupano spesso ruoli importanti, continuare a credere in una qualche differenza genetica o intellettuale con gli uomini è francamente assurdo (anche le differenze nelle capacità fisica sono in gran parte esagerate).
Un giorno, parlando a un convegno di donne a Buenos Aires, mi capitò di dire che non credevo nell’eguaglianza tra donne e uomini, perché credevo nella superiorità delle donne. Era un piccolo artificio oratorio, ma non poi tanto lontano dalla verità. Se penso ad Angela Markel, alle donne della mia vita (mia moglie, mia madre, mia sorella, mia figlia, le mie nipoti, la mia indimenticabile nonna Isabella) mi rendo conto di quanta saggezza, quanto equilibrio e quanta capacità di amare e di dare abbia in sé una donna, sempre che non sia, o non voglia apparire, mascolina, come la Thathcher. In Africa, sono le donne che tengono la famiglia unita, crescono i figli, commerciano, risparmiano; sono gli uomini che fanno le guerre e provocano disastri.
In Europa, a parte la Germania, alcuni paesi sono governati da donne. E in Italia? Abbiamo donne nel governo, e una leader di partito, Giorgia Meloni, e ad ogni nuovo governo il Presidente incaricato si sforza di assicurare una buona rappresentanza femminile; ma nessuna ha mai veramente raggiunto i vertici. La Chiesa cattolica, purtroppo, continua a dare il cattivo esempio. Di passi in avanti se ne sono fatti, dall’estensione del diritto di voto alla parità successoria e patrimoniale, ma tanto resta da fare.
Per uscire dalla semplice retorica, a parte l’ovvia parità di retribuzioni e il diritto a conservare il proprio nome di famiglia (e a trasmetterlo ai figli, se questi lo scelgono come proprio): quando ci sarà una donna Primo Ministro? Meglio ancora: quando ci sarà una donna, finalmente, Capo dello Stato? La questione non è astratta, né lontana. Il Presidente Mattarella nel 2022 lascerà il Quirinale. È una grande perdita per il Paese, che ha avuto in lui in questi anni un punto di equilibrio e di riferimento essenziale, ma è inevitabile. Perché i gruppi politici non cominciano a pensare a una donna? Capisco che la scelta del futuro inquilino del Quirinale sarà il frutto di equilibri e fattori imprevedibili (e magari risse), probabilmente pro e contro Mario Draghi, ma ove questi non fosse in corsa, se per una volta le fazioni riuscissero a mettere da parte i loro calcoli e accordarsi per scegliere una donna che sia una specie di Mattarella al femminile, farebbero un atto di vero civismo.
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