Italia delle Regioni

Tutta l’Italia in zona rossa a Pasqua e Pasquetta. Dalla riunione tenutasi il 12 marzo tra Governo, Regioni ed enti locali è emerso che l’esecutivo intende imporre questa misura dal 3 al 5 aprile. Le nuove misure restrittive anti-Covid all’esame del governo saranno valide dal 15 marzo al 6 aprile in base a un decreto legge.

E un primo consenso sembra arrivare dal presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini che avrebbe espresso un “giudizio positivo” sul decreto legge del governo, “anche perché permette a noi presidenti di prendere misure provinciali”. Secondo alcune fonti presenti all’incontro il governatore dell’Emilia Romagna avrebbe aggiunto che “Il virus si sta espandendo, misure restrittive oggi, per salvare l’estate. Prima le facciamo meglio è. Occorrono massima cautela e prudenza”.

“Le ipotesi di revisione del piano nazionale Vaccini sono condivisibili e costituiscono un passo in avanti verso una accelerazione”, lo ha dichiarato il Presidente, Stefano Bonaccini, al termine della Conferenza delle Regioni svoltasi l’11 marzo scorso. “C’è infatti maggiore chiarezza: è confermata l’esigenza di completare con le categorie già avviate (forze di polizia e scuola), andare avanti con gli ultraottantenni, i disabili e le fasce di rischio di chi è affetto da patologie gravi, per proseguire poi per fasce anagrafiche con l’obiettivo di vaccinare rapidamente tutta la popolazione con più di 60 anni. Chiediamo però – ha aggiunto Bonaccini – al Governo di prevedere fra i destinatari di prossime vaccinazioni accanto alle forze di polizia anche la protezione civile. Infine – ha concluso Bonaccini – occorre poi superare nel più breve tempo possibile la fase delle stime dell’approvvigionamento delle dosi per avere maggiori certezze e conseguentemente una migliore programmazione, così come sono necessari ulteriori approfondimento e specifiche sulla possibilità di poter effettuare vaccinazioni direttamente da parte delle aziende”.

In ambito Anci il presidente dell’Associazione dei Comuni della Sicilia Leoluca Orlando su investimenti del Recovery Plan e Mezzogiorno: “annullare la diseguaglianza territoriale, economica e sociale”. All’indomani dei lavori del Coordinamento delle ANCI  del Mezzogiorno d’Italia, riunitosi per discutere di Recovery Plan per il Sud analizzando criticità e proposte di sviluppo per i territori dell’Italia meridionale, è stata predisposta una nota che sarà inviata al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e alle ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, con deleghe per il Sud e la Coesione sociale e per le Autonomie locali.

Nella lettera, firmata dal presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando, da Gianguido D’Alberto, presidente Anci Abruzzo, da Salvatore Adduce, presidente Anci Basilicata, da Francesco Candia, presidente facente funzioni Anci Calabria, e da Carlo Marino, Domenico Vitto, Pompilio Sciulli ed Emiliano Deiana , rispettivamente presidenti di Anci Campania, Anci Puglia, Anci Molise e Anci Sardegna, si evidenzia la necessità di avviare un confronto con il Governo  su Next Generation EU e nuova programmazione 2021-2027 tenendo conto del concreto contributo che gli enti locali del Mezzogiorno possono offrire alla ripresa del Paese.

“Il Sud  – si precisa nella nota – che rappresenta un enorme bacino di risorse culturali, umane e naturali, può essere una grande opportunità di ritorno, non solo economico, degli investimenti previsti dal Next Generation UE e dal nuovo ciclo di Programmazione. Perché ciò sia possibile è necessario un processo riformatore che consenta agli enti locali di poter utilizzare competenze, risorse e procedure adeguate alla grande sfida europea, evitando che si confermi ed aumenti il divario istituzionale e territoriale e, sul versante dei diritti e dei servizi, si allarghino le disuguaglianze tra cittadini italiani. Tutto questo anche con l’obiettivo di consentire l’avvio della transizione digitale ed ecologica”.

“L’incontro – conclude il presidente Orlando – rappresenta un’ulteriore tappa  di un percorso, avviato nei mesi scorsi, che ha visto anche momenti di interlocuzione con il Governo precedente e che nasce dall’esigenza di porre rimedio ad una profonda  diseguaglianza fra il livello comunale e gli altri livelli di governo nazionale, come più volte evidenziato dall’Anci, che riguarda l’ambito finanziario, le  procedure e l’organizzazione oltre alla capacità progettuale e organizzativa delle realtà comunali.

A questo primo grande divario istituzionale si aggiunge però la cosiddetta “questione meridionale”  che consiste in una vera e propria condizione di diseguaglianza territoriale   ed economico-sociale che è caratteristica del Mezzogiorno d’Italia. Riteniamo che siano maturi i tempi perché si porti avanti un percorso di effettiva unificazione.

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