Cronache dai Palazzi
Continua la rincorsa tra Letta e Renzi a proposito di riforme e legge elettorale. Quest’ultima, in particolare, è attesa in aula alla Camera dal 27 gennaio e Renzi twitta: “Eppur si muove”. “Basta che non sia data spot”, ammonisce invece Ncd. “Ci va bene un’agenda dei tempi della legge elettorale che chiuda il percorso alla Camera nella prima settimana di febbraio. È la nostra apertura a Renzi – ha dichiarato Alfano – ci fidiamo e siamo convinti che non userà l’approvazione rapida della legge elettorale per tornare al voto”. “Non so da dove il Pd abbia tratto la convinzione che Ncd vuole rinviare”, ha sottolineato il leader del Nuovo centrodestra. Ma i rapporti tra Ncd e Pd sono destinati a peggiorare, lo stesso “Jobs Act” è stato bollato da Alfano come “la zuppa di sempre”.
Fino al 17 gennaio è prevista un’indagine conoscitiva della legge elettorale in Commissione dove la discussione inizierà il 20, ma qualcuno avverte che si tratta di “tempi contingentati” con un calendario che rischia di “strozzare la discussione”. Si teme inoltre una sovrapposizione di impegni dato che dal 27 al 31 gennaio l’Assemblea dovrà votare anche i decreti a scadenza da mandare al Senato: ‘Destinazione Italia’ e piano carceri. “Legge elettorale, tagli a province e costi politica, job act, diritti. Sembrava impossibile, eppur si muove. È proprio la volta buona”, esulta Renzi su Twitter, anche se è ancora presto per cantare vittoria.
Dal fronte dell’opposizione i grillini ribadiscono che non sono disposti a trattare con il Pd a proposito di legge elettorale mentre i forzisti tengono celato il famigerato incontro tra il loro leader e il segretario democratico che, se ci sarà, molto probabilmente avverrà in territorio neutro, magari a Firenze, e lontano dalle telecamere. “Magari i due si vedranno di nascosto e lo verremo a sapere solo dopo”, dicono con un’aria da suspense alcuni azzurri, mentre altri ritengono che i due si siano già incontrati, anche se il segretario dei dem lo ha smentito più volte.
Il ministro Franceschini, intervistato dal Corriere della Sera, afferma che Renzi mira a “costruire il Pd” e a “ottenere un risultato forte alle Europee”. “Gli interessi del Governo e quelli del nuovo segretario del Pd coincidono”, rassicura Franceschini. “Per Renzi, per Alfano e per i due partiti nati da Scelta Civica le Europee saranno la prima verifica e presentarsi con il carniere pieno è interesse di tutte le forze di maggioranza”.
Intanto il lavoro del Governo procede per compilare l’agenda con cui presentarsi a Bruxelles il prossimo 29 gennaio e Letta ha espresso anche al Capo dello Stato la necessità di arrivare ad un accordo in tempi brevi a proposito di riforme, lavoro e legge elettorale. “Impegno 2014” dovrà essere “dettagliato nelle riforme e nei tempi” oltre che essere generato da un “deciso sostegno politico e parlamentare”. Il premier tende a rifiutare le ‘geometrie variabili’ disegnate dal segretario del suo partito che per ora non intende abbandonare l’eventualità di un’intesa sulle riforme – elettorale e istituzionale – con Berlusconi e con Grillo. In particolare a proposito di binari paralleli, tra agenda del Governo e legge elettorale, Renzi precisa: “ Si fa tutto insieme e si fa tutto in fretta, ma non mi faccio fregare da chi pensa di obbligarmi ad un’intesa ma non rispetta quelle precedenti”.
Monti e Scelta civica hanno per primi proposto a Letta di stipulare con la maggioranza un contratto di coalizione alla tedesca proprio per convincere la Commissione europea della serietà degli impegni assunti dall’Italia. In sostanza Letta intende appianare le fibrillazioni che lo scorso anno hanno impedito di realizzare le riforme necessarie e mettere a punto un’agenda di Governo che, sulle ultime spinte di Renzi, abbia al centro il lavoro e la crescita per uscire dalla crisi; un sistema monocamerale, con una sola Camera elettiva e un Senato che rappresenti le autonomie e le regioni. Ed infine, una legge elettorale per la Camera che dia stabilità all’esecutivo e all’Italia. Entro maggio, forse prima dell’election day (25 maggio) sono previste le prime due letture della riforma costituzionale con il monocameralismo e l’approvazione della legge elettorale.
Lavoro, Europa e riforme sono ora i dossier fondamentali sui quali concentrarsi cercando di far funzionare i binari paralleli tra agenda del Governo, dibattito pubblico ed esigenze del Paese reale. Letta chiede più responsabilità alla maggioranza e ai partiti – anche a proposito di possibili “rimpasti” (caso Saccomanni) da scongiurare – e propone un cambio di passo. “Non c’è da riscrivere l’agenda del Governo – precisa il presidente del Consiglio – ma darle più forza per passare da un 2013 di emergenza a un 2014 di riscossa”. Il premier resta convinto che la sua maggioranza ha i numeri e le idee per realizzare un programma “ad alto tasso di riformismo” dato che tutti i partiti che sostengono il Governo reclamano cambiamenti importanti nei meccanismi di funzionamento del Paese. Il patto però è che “tutti gli attori si sentano responsabili del progetto di governo”.
Il 16 gennaio la presidenza del Pd di Renzi metterà a punto il famigerato “Jobs Act”, oggetto di innumerevoli commenti, che il leader democratico assicura essere “un documento aperto, politico che diventerà entro un mese un vero documento tecnico”. In cantiere Renzi mette anche il disboscamento della burocrazia, semplificazione amministrativa e più potere ai Comuni; l’obbligo di trasparenza imposto a partiti, sindacati e amministrazioni pubbliche; una riduzione del 10% dei costi di energia sostenuti dalle aziende; un aumento della tassazione delle rendite finanziare e una contestuale riduzione del 10% dell’Irap per le aziende, in pratica “un segnale di equità e un aiuto a chi investe”.
“Incidere sul sistema, creare nuovi posti di lavoro, modificare le regole”, sono queste le buone intenzioni espresse dal sindaco di Firenze il cui Jobs Act è stato giudicato positivo anche dall’Ue: “Alcuni dei punti chiave del Jobs Act del segretario del Pd – ha dichiarato il commissario al lavoro Laszlo Andor – sono in linea con le raccomandazioni Ue sul mercato del lavoro”. I ministri Giovannini e Zanonato sollevano però il problema delle coperture finanziarie. “Se devo ridurre del 10 per cento il costo dell’energia elettrica per le aziende – afferma il ministro dello Sviluppo economico – devo trovare 4,2 miliardi di euro”. Critiche nei confronti del Jobs Act renziano anche da parte di Cgil e Confindustria. “Avremmo sperato in una maggiore ambizione – ha sottolineato Susanna Camusso – soprattutto sul tema della creazione di posti lavoro e del reperimento delle risorse”. Il segretario generale della Cgil ha comunque ribadito che “è già molto importante che il tema del lavoro sia al centro del dibattito politico”. Sul versante delle imprese il vicepresidente per le relazioni industriali di Confindustria, Stefano Dolcetta, ha invece sottolineato che non si può “pensare di creare lavoro solo con un decreto legge, bisogna mettere le aziende nelle condizioni di poter essere competitive per incrementare la produzione, esportare di più e quindi incrementare l’occupazione”.
La strada è tutta in salita e l’inaspettato incontro tra Letta e Renzi ritenuto dal premier “molto utile e positivo” – e in cui si è discusso di legge elettorale (la vera spina nel fianco dell’esecutivo), riforme, Patto di coalizione per il 2014 (il cosiddetto “Impegno 2014”) e anche di Jobs Act – sembra segnare solo l’inizio di una lunga rotta da percorrere insieme affinché le riforme vadano in porto.
La responsabilità che esige il presidente del Consiglio comporta l’impegno di mettere nero su bianco una serie di provvedimenti – riforme istituzionali e mercato del lavoro – da portare a termine entro il 2014 risparmiando al Governo inutili scossoni prima del 2015, che dovrebbe essere l’anno in cui indire nuove elezioni.
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