Addio all’ENA

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, preso il potere in Francia, il Generale De Gaulle creò l’ENA (École Nationale d’Administration). Lo scopo era duplice: democratizzare l’accesso alla Pubblica Amministrazione, in passato lasciato a un complesso sistema di clientelismo e relazioni familiari, che riservava di fatto i migliori incarichi a un certo tipo di borghesia; e creare nel tempo un gruppo di persone veramente preparate a gestire con le conoscenze necessarie la Pubblica Amministrazione in tutti i settori cruciali. All’ENA, si studia seriamente, e gli alunni provengono da altre “Grandes Ecoles” o dall’Università, intellettualmente rappresentando il fior fiore del Paese. Al termine dei corsi, con una valutazione finale da 0 a 100, ai migliori viene offerto di entrare nella PA, in settori graduati secondo il merito scolastico: in testa viene la prestigiosa “Inspection des Finances”, poi il Consiglio di Stato, la diplomazia e così via.

Dalla sua fondazione, l’ENA (con sede dapprima a Parigi, poi a Strasburgo) pare aver in parte mancato il primo obiettivo, giacché i suoi alunni continuano ad appartenere per oltre il 70% alla borghesia media e alta. È invece riuscita a creare una élite dirigente (gli “énarques”)  dalla quale sono usciti Presidenti della Repubblica come Giscard d’Estaing, Chirac, Hollande e ora Macron, Primi Ministri come Jospin, Balladour, Castex, parlamentari, Ministri, alti funzionari e grandi imprenditori. A mio avviso, un vantaggio per la Francia e uno dei legati più duraturi e importanti, accanto alla riforma costituzionale, del personaggio fuori misura che fu De Gaulle.

Credo che un Paese abbia bisogno di un gruppo dirigente preparato e unito da forti legami, se non altro intellettuali. E` quello che in Inghilterra funziona come sistema degli “old boys”, una rete di persone che hanno frequentato le migliori scuole e università e tendono a pensare nello stesso modo. In Italia un sistema del genere è sempre mancato, anche se in parte vi hanno supplito in alcune carriere pubbliche l’appartenenza alla Banca d’Italia, nelle finanze, l’origine piemontese o borbonica nella diplomazia e nell’Esercito e ovviamente la militanza politica, ma niente di solidamente organizzato.

Con il sistema dei concorsi aperti, si è certamente raggiunto l’obiettivo di democratizzare la base del reclutamento. Ma manca quel “cemento” che marca una classe dirigente. È un bene o un male? Ogni élite, prima o poi, tende a degenerare in una casta, un “mandarinato” sull’antico modello cinese, un gruppo di persone che monopolizzano l’Amministrazione. Oggi ciò è sempre meno ammissibile. È però quello che è successo con l’ENA e ora Macron e il Governo hanno deciso di chiuderla. Per chi, come me, ha sempre ammirato e un po’ invidiato quella grande istituzione, e sognato nella sua giovinezza di esservi ammesso, è un altro segno, abbastanza triste, di un mondo che scompare.

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