Federico Anghelé (TGL): lobbying, necessaria una normativa

Dopo Padoan alla testa di Unicredit ora Minniti lascia la Camera dei Deputati e approda alla guida di Med-or, la nuova Fondazione costituita da Leonardo. Tutto normale? No di certo se fossimo in un Paese autenticamente “normale”, ma da noi si accettano da troppo tempo queste ‘porte girevoli’, come si accetta che un Senatore venga regolarmente retribuito da una Fondazione riconducibile al governo dell’Arabia Saudita”. Partendo da questa dichiarazione riguardo un problema che l’Italia si trascina da sempre, abbiamo intervistato l’autore, dott. Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby, organizzazione no profit impegnata a rendere più democratica, unita ed equa la società in cui viviamo; le cui attività sono finanziate da fondazioni filantropiche italiane e internazionali, da fondi dell’Unione europea, da donazioni individuali/enti del terzo settore.

Dott. Anghelé, lei è direttore di The Good Lobby, vuole spiegare esattamente di cosa si tratta?

Siamo un’organizzazione no profit nata a Bruxelles nel 2015, che successivamente è sbarcata in Italia nel 2019. La nostra mission consiste nel rendere più semplice e democratico l’accesso al potere rafforzando la capacità della società civile organizzata, ma anche dei singoli cittadini in questo senso. Ci occupiamo quindi di formazione, attività di campagna sui temi della trasparenza, dello stato di diritto, della lotta alla corruzione. Facciamo anche da incubatore per progetti civici, cercando di mettere in contatto i soggetti interessati con professionisti pro-bono disponibili a mettere le loro competenze al servizio di buone cause, sia sul fronte italiano che europeo.

Il lobbismo in Italia è visto quasi con vergogna, come qualcosa da tenere nascosto. In realtà mi risulta che l’attività sia pienamente legittima e normata sia negli Stati Uniti che in Europa. Proprio negli scorsi giorni il Consiglio d’Europa ha sollecitato l’Italia a dotarsi di una legislazione in materia.

Esatto, l’attività di lobbying è più che legittima e viene svolta regolarmente. Il problema è la mancanza di trasparenza, considerando che l’attività di lobbying va a incidere sui processi decisionali, e quindi è fondamentale che l’opinione pubblica conosca chi influenza tali processi e che il maggior numero di soggetti – tanto in rappresentanza del settore privato, quanto della società civile organizzata – abbia la possibilità di interagire con i decisori pubblici. Oggi le istituzioni si rapportano ancora a pochi portatori d’interessi selezionati non si sa in base a quale criterio. I punti fondamentali quindi sono l’inclusione perché una norma sul lobbying dovrebbe garantire la pluralità degli attori e la piena trasparenza sui processi decisionali in corso mettendo in chiaro chi è stato ascoltato e chi è stato escluso. E’ notizia recente che in Germania il Bundestag ha approvato una normativa in materia, in Francia ne esiste una che è un ottimo modello di regolamentazione, senza scordare che le istituzioni europee hanno un vero e proprio registro a cui i portatori di interessi devono iscriversi e i Commissari e gli alti funzionari devono segnalare tutti gli incontri avvenuti con i lobbisti.

Recentemente avete intrapreso una iniziativa su “Le porte girevoli”, è quello che popolarmente è conosciuto come il fenomeno dei “politici trombati” cui viene trovato comunque un posto?

I motivi per cui in Italia non si è ancora arrivati a una legge su questo tema sono vari. I  politici spesso sentono il peso della trasparenza come una imposizione che impedirebbe loro di svolgere attività di rappresentanza di interessi particolari una volta finito il proprio mandato parlamentare. Non si tratta di impedire che si possa svolgere una attività privata successivamente al mandato, ma sarebbe una commissione indipendente a valutare se la nuova carriera privata è compatibile con quella pubblica appena terminata. Abbiamo sollevato il caso di Padoan, che è passato da parlamentare ed ex Ministro a presidente di Unicredit: essendosi occupato di normativa bancaria è chiaro che si porta dietro informazioni che dovrebbero restare appannaggio della sfera pubblica e invece vanno a beneficio di una sola società privata a detrimento del mercato. Simile è il caso di Renzi che, tuttora in carica parlamentare, si è recato all’estero per svolgere attività di tipo privatistico.

Per arrivare a una normativa sul lobbying che tempi e possibilità possiamo aspettarci?

Il punto di partenza potrebbe anche essere buono, alla Camera giacciono tre ottime proposte di legge sull’argomento. Chiaramente il cambio di maggioranza politica non aiuta, ma la ministra Cartabia ha ricordato la frammentarietà della normativa in materia di lobby attualmente esistente. Questo suo ricordare il problema è certamente un segno positivo. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Garofoli, già nel 2012 era nel governo Monti e mise a punto un report sulla materia dicendo che per fare una lotta seria alla corruzione erano necessarie leggi ad hoc su conflitto d’interessi e lobbying. Noi come The Good Lobby, stiamo guidando una cordata di 14 organizzazioni della società civile, tra cui quelle dei consumatori, al fine di arrivare a una normativa in materia; sul nostro sito si trova anche una petizione che si può firmare al link.

[NdR – Si ringrazia Edoardo Caprino dell’Ufficio stampa Bovindo per l’assistenza e la disponibilità]

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