Il risentimento di Ursula
La stampa italiana quasi non se n’è accorta, ma Ursula von der Leyen per la prima volta ha parlato pubblicamente dell’incidente protocollare avvenuto ad Ankara, quando lei si è trovata sola e in piedi di fronte a Erdogan e al Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, seduti nelle due poltrone principali, e si è dovuta accomodare su un sofà, come un personaggio secondario.
In un duro discorso al Parlamento Europeo, Ursula ha evitato di accusare la maleducazione dei turchi (la loro cafonaggine, direi), puntando invece tutta la sua indignazione sul fatto che a essere stata trattata così era stata una donna, e ne ha fatto il simbolo di come le donne continuano a essere trattate in buona parte del mondo. Fatto sul quale è difficile darle torto, benché in questo caso si tratti di una circostanza speciale, essendo il fatto avvenuto in un paese islamico e maschilista, dove le donne sono considerate inferiori e di parità di genere non si parla nemmeno. È una spiegazione (non una scusa) perché difficilmente una così grossolana scortesia sarebbe stata commessa in un paese occidentale.
E non mi si venga a dire che il fatto ha mostrato la poca considerazione verso l’Europa o, come ha farfugliato Charles Michel, di una mancanza del Protocollo della Commissione, che non si era occupato dei posti a sedere prima dell’incontro. È una cafonata, pura e semplice, mostra di un indegno maschilismo, e non fa che confermare quello che da tempo è legittimo pensare di Erdogan, e che Mario Draghi ha espresso senza troppi rigiri. Ad aggravare la scortesia sta il fatto che da parte turca non c’è stata ombra di scuse.
Ma Erdogan è quello che è. Altrettanto, e forse più, colpevole è Michel, che si è comportato da vigliacco senza dignità. Ha cercato di giustificarsi dicendo che aveva scelto di non reagire per non creare un incidente diplomatico. Povero ometto! Bastava che con un po’ di presenza di spirito si alzasse dalla sua poltrona e chiedesse, magari con un garbato sorriso, a Erdogan o al Protocollo di sistemare una poltrona in più. Così si comporta un preteso leader e un gentiluomo. Ma lui ha permesso che la Presidente della Commissione fosse insultata e così ha lasciato l’istituzione ridicolizzata. Spero proprio che il suo incarico di Presidente del Consiglio non sia rinnovato. Un ometto così insignificante non può rappresentare l’Europa al suo livello istituzionale più alto. Torni (se i belgi lo vogliono) a fare politica a casa sua.
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