Vaccini e propaganda politica

Non dovrebbe essere così ma l’uso spericolato dei vaccini, da parte di Russia e Cina, è sempre più da considerare uno strumento di propaganda e influenza politica diretto a indebolire e dividere l’Occidente. E questo risultato, almeno in Europa, da Mosca è stato già in parte raggiunto. Alcuni paesi dell’UE sono passati sopra alla mancata (finora) approvazione dello Sputnik da parte dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e, ignorando la posizione di Bruxelles, hanno contrattato direttamente milioni di dosi con i russi. Si è distinta, come sempre, l’Ungheria di Orban, ci hanno provato anche Bulgaria, Slovacchia e Repubblica Ceca, ma hanno dovuto fare marcia indietro per la forte opposizione interna. L’Austria e la stessa Germania hanno aperto negoziati con Mosca e in Spagna la destra estrema ha chiesto al governo socialista di fare lo stesso.

Se Putin voleva, come penso, seminare la confusione, ci sta riuscendo. E i suoi portavoce fanno gli indignati, accusando gli occidentali di pregiudizi antirussi. È evidente che si sta indegnamente giocando con la salute e la vita di milioni di persone. Ci si può naturalmente chiedere perché l’EMA non ha ancora approvato lo Sputnik, ma le ragioni non mancano: l’Agenzia Europea non ha ricevuto ancora (o almeno così dice) i dati sufficienti. E suscita perplessità il fatto che la Russia abbia vaccinato finora 14 milioni di persone sui 144 milioni di abitanti: è stata data priorità alle forniture all’estero? Putin è stato colto d’improvviso da un attacco di umanitarismo? Improbabile! Molto più verosimile che voglia usare il vaccino, come si è detto più sopra, come strumento politico.

C`e da sperare che questa saga finisca, che le Autorità sanitarie europee e italiane decidano finalmente se lo Sputnik è veramente efficace e sicuro e si proceda in conseguenza.

La colpa, però, è in parte europea: all’inizio, si è puntato quasi tutto sul vaccino Oxford-Astra Zeneca, prodotto della scienza e dell’industria europee, e il programma di vaccinazione nell’UE è stato in buona parte fondato su di esso. Alla prova dei fatti, si è trattato di un errore: da vari mesi sono sorti molti dubbi sulla serietà della ditta anglo-svedese e del suo prodotto, poi sono venuti i gravissimi inadempimenti nel programma di consegne all’Europa (e non solo, anche qualche paese latino- americano ha conosciuto le stesse difficoltà e ritardi). L’azienda si sta difendendo molto male e capisco che gli inadempimenti sono difficili da spiegare, perché, o si tratta di gravi carenze organizzative, o le dosi sono state indirizzate prioritariamente alla Gran Bretagna: due cose imbarazzanti da ammettere. Inoltre, i dirigenti della dell’azienda a un certo punto hanno, un po’ furbescamente, fatto valere che nel contratto con l’UE non avevano preso un impegno fermo a consegnare un certo numero di dosi in un determinato periodo, ma solo “a sforzarsi di farlo”. Un’arguzia legale che prova sia la malafede di quei dirigenti, sia una certa colpevole ingenuità dei negoziatori di Bruxelles.

La Commissione ora ha annunciato di aver contrattato centinaia di milioni di dosi con gli americani e aperto un procedimento legale contro Astra-Zeneca. Vedremo come va a finire, ma il male, ormai è fatto e nessuno potrà compensare le centinaia e migliaia di morti per questi inammissibili errori e ritardi e far dimenticare l’inaffidabilità (o peggio) dei soliti inglesi.

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