Cronache dai Palazzi
“Grazie al Recovery il Pil italiano salirà del 4,2%, entro il 2022 tornerà a livelli pre-crisi”. Il premier Mario Draghi durante il suo primo question time a Montecitorio ribadisce: “Dobbiamo essere attenti a bilanciare le ragioni dell’economia con quelle della salute”. Niente fughe in avanti o passi azzardati come a proposito del coprifuoco che, molto probabilmente, dal 24 maggio slitterà dalle 22 alle 23 ma non verrà abolito, in linea con le decisioni di Francia e Germania. “Se riapriamo troppo presto il rischio è che il virus torni a diffondersi”, ha detto a Berlino Lothar Wieler, il presidente del Robert Koch Institut, durante una conferenza stampa con il ministero della Sanità tedesco Jens Spahn. In sostanza la misura simbolo subirà modifiche “con gradualità e in più date” e non sarà un “liberi tutti”, come ha avvertito il ministro della Salute Roberto Speranza.
Nella prossima cabina di regia, prevista per lunedì 17 maggio, si deciderà anche del coprifuoco mentre tra martedì 18 e mercoledì 19 maggio il Consiglio dei ministri varerà un nuovo decreto a proposito di nuove riaperture. Mario Draghi difende un “approccio graduale a seconda dell’andamento epidemiologico” e Palazzo Chigi prevede anche nuove regole per favorire il turismo. Per iniziare, dal 15 maggio riapriranno le piscine all’aperto e gli stabilimenti balneari; ci si avvia inoltre verso l’eliminazione della quarantena di cinque giorni per i turisti che arrivano dai Paesi dell’Unione europea, fermo restando l’obbligo di effettuare un tampone nelle 48 ore precedenti all’imbarco e ripeterlo al momento di entrare in Italia.
Dal primo giugno riapriranno le palestre e dalle 5 alle 18 i ristoranti al chiuso, potrebbe inoltre essere consentita la consumazione al bancone dei bar, mentre a fine maggio potrebbero riaprire i centri commerciali nel weekend. Per quanto riguarda le feste di matrimonio, con molta probabilità, seguendo le linee del Comitato tecnico scientifico, gli invitati avranno l’obbligo di presentarsi con la certificazione verde che dimostra di aver avuto il Covid ed essere guariti, oppure di aver ricevuto entrambe le dosi del vaccino, oppure di aver effettuato il tampone nelle 48 ore precedenti ottenendo esito negativo. Le nozze “sono una occasione di socialità che può favorire i contagi”, ha affermato il premier Draghi ribadendo che “è fondamentale avere pazienza per evitare che una occasione di gioia e spensieratezza si trasformi in un potenziale rischio per i partecipanti”. Per l’anno in corso il governo ha comunque stanziato circa 200 milioni per il settore del wedding e ulteriori indennizzi arriveranno con il nuovo decreto Sostegni.
Dal 15 giugno dovrebbe inoltre entrare in vigore il pass verde europeo, che consente ai cittadini dell’Unione e anche a quelli del G7 di viaggiare liberamente. “Il nostro obiettivo è riaprire al più presto l’Italia al turismo”, ha affermato Mario Draghi annunciando l’ampliamento della “sperimentazione dei voli Covid-tested, che includa più linee, più rotte e più aeroporti”. Per supportare il settore, 9 miliardi del Pnrr sono destinati al turismo: serviranno a sostenere la competitività delle imprese, aprire cento nuovi siti culturali e “costruire un digital hub del turismo”, un settore che nel 2019 valeva il 13,2 per cento del Pil italiano, circa 232 miliardi.
Dal primo luglio si potrà ripartire anche con fiere e convegni e riapriranno i parchi tematici che hanno però chiesto di anticipare la riapertura e non è escluso che sia così. Alcuna data fissata invece per la riapertura di sale da gioco e discoteche.
Il piano vaccinale procede spedito e, in diverse Regioni, da lunedì 17 maggio anche gli over 40 potranno prenotarsi per il vaccino. Il mese di giugno, in particolare, sarà un mese importante per la fascia tra i 40 e i 49 anni: circa 8,7 milioni di italiani dei quali hanno già ricevuto almeno una dose di vaccino circa 1,4 milioni. A giugno dovrà però essere coperta anche gran parte della fascia 50-59 anni oltre che completare la fascia 60-69 anni. Sarà anche il mese dei richiami di AstraZeneca per personale scolastico e militare.
La fascia di età tra i 40 e i 49 anni è anche quella a cui appartengono ampie categorie lavorative e quindi, come suggerito anche dal generale Figliuolo, una volta messi in sicurezza gli over 65 si potranno sbloccare le vaccinazioni aziendali, previa però una buona quantità di dosi a disposizione. Per il momento non ci sono infatti scorte sufficienti per poter estendere in maniera massiccia la campagna vaccinale, raggiungendo gli oltre 700 hub aziendali previsti. Figliuolo ha comunque ribadito che il mese di giugno sarà decisivo anche per l’immunizzazione della maggior parte dei dipendenti, di ogni età e tipologia contrattuale, che potranno ricevere il vaccino anti Covid in azienda. Sarà il “mese della svolta per dare la spallata definitiva al virus e lasciarci indietro il periodo peggiore”. Per il commissario all’emergenza potremmo lasciarci alle spalle il periodo più brutto della pandemia.
Se maggio si concluderà con una media tra le 450.000 e le 500.000 dosi al giorno e a giugno arriveranno altri 20 milioni di vaccini, “raggiungeremo l’immunità di gregge nei tempi previsti”, ha spiegato Figliuolo. In pratica “una volta messi al sicuro gli over 80, i fragili e gli over 65, si potrà aprire alle altri classi, anche nelle aziende”.
Le vaccinazioni dei lavoratori in azienda (sono circa 7.500 le imprese richiedenti) sono previste dal Piano strategico nazionale per contrastare il Coronavirus – sottoscritto dal governo d’intesa con imprese e sindacati – che si realizzerà nel rispetto delle regole concordate dalle parti. Non sussiste alcun obbligo di vaccinarsi per i dipendenti e le aziende possono candidarsi liberamente così come i lavoratori, a prescindere dalla tipologia contrattuale. Ogni azienda richiedente deve comunque disporre di una dotazione informatica che garantisca la corretta e tempestiva registrazione delle vaccinazioni. Tra i requisiti per poter accedere al Piano vi è inoltre la disponibilità di ambienti idonei alla somministrazione del vaccino all’interno dell’azienda, anche per garantire il periodo di attesa (almeno 15 minuti) negli spazi della sede vaccinale, allo scopo di intervenire tempestivamente in caso di reazioni avverse.
Qualora sopraggiungessero effetti indesiderati il lavoratore deve recarsi presso l’azienda sanitaria competente per svolgere gli accertamenti necessari e poter fare le opportune valutazioni. Il Piano prevede inoltre che, nel caso di uso conforme del vaccino, gli operatori sanitari incaricati di somministrare le dosi ai dipendenti siano esonerati dalla responsabilità penale per eventi avversi conseguenti all’inoculazione.
Dal primo studio pubblicato in Italia sui diversi vaccini disponibili – AstraZeneca, Moderna e Pfizer – emerge che “tutti e tre sono molto efficaci”. Lo studio si è focalizzato su un campione piuttosto ampio di 37 mila persone che hanno ricevuto il vaccino dal 2 gennaio al 24 aprile, ed è stato presentato dall’epidemiologo Lamberto Manzoli in collaborazione con l’Università di Ferrara. “Abbiamo registrato il -95% di infezioni successive al virus dopo i tempi di produzione di anticorpi rispetto ai residenti adulti. Poi un -99% di malattia conclamata nei riceventi il vaccino. Inoltre un -90% di decessi”. Si tratta di uno studio che incoraggia la campagna di vaccinazione in generale, oltre al ribilanciamento delle forniture di AstraZeneca tra le diversi Regioni, dato che alcune hanno accumulato delle scorte per una certa diffidenza da parte della popolazione. “Non facciamo magazzino di vaccini: quando serve, la struttura commissariale fa delle proiezioni e si bilanciano i vaccini, con il consenso delle Regioni interessate”, ha affermato il generale Figliuolo.
Per mettere in sicurezza il Paese è necessario immunizzare la maggior parte della popolazione utilizzando tutte le dosi a disposizione. Oltre alle dosi in arrivo, sarebbero circa 1,15 milioni le dosi di Vaxzevria ancora nei frigoriferi. C’è stata un’accelerazione in quanto erano 1,6 milioni solo una settimana fa ma il vaccino anglo-svedese ha di certo subìto una battuta d’arresto soprattutto al Sud, a causa dello scetticismo diffuso tra la popolazione.
Per quanto riguarda le persone vaccinate, il Rapporto settimanale della Fondazione Gimbe mette in evidenza come sia “scoperta una persona su quattro nella fascia 70-79 e una su due nella fascia 60-69”. Si registra infine una quota rilevante di no vax anche tra gli over 80 e una non trascurabile quota di irraggiungibili. Con l’arrivo della bella stagione, e quindi la riduzione delle degenze e l’allentamento dell’allarme sociale, potrebbero inoltre aumentare i “ni vax”, ossia gli indecisi, tantoché il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, avverte: “Per questo sarebbe utile inserire tra i parametri delle fasce regionali anche la copertura vaccinale. Così si passerebbe dalla responsabilità individuale al dovere sociale”.
A proposito delle vaccinazioni nei luoghi di vacanza per il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, “è tecnicamente impossibile”. Saranno di certo necessari accordi di reciprocità tra Stato e Regioni e, qualora si intenderà raggiungere località inondate da milioni di turisti, dovrà essere predisposta una logistica efficiente. Tecnicamente sarà indispensabile una redistribuzione delle fiale in base alla domanda estiva. Per la registrazione di tutti i dati relativi alle varie vaccinazioni effettuate anche le banche dati regionali non dovranno sbagliare un colpo, preparandosi ad vera e propria maratona di interoperabilità qualora si decidesse di perpetuare il piano vaccinale nei luoghi di vacanza.
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