Nomadland (Film, 2020)
Nomadland è sicuramente un buon film, girato con mano sicura da Chloé Zhao, fotografato a regola d’arte da Joshua James Richards, immerso in scenografie suggestive, interpretato da una grande attrice come Frances McDormand, dotato di una suggestiva colonna sonora country composta da Ludovico Einaudi. La domanda se sia davvero un capolavoro meritevole di ben tre Oscar (regia, attrice protagonista, miglior film) e molti altri premi (Leone d’Oro, Golden Globe…) risulta oziosa, persino inutile, visto che la storia on the road narrata con gli occhi della protagonista è avvolgente e coinvolgente, in definitiva utile per approfondire un’esistenza, per trasmettere dei sentimenti. Chloé Zhao sceneggia per il cinema il libro di Jessica Bruder (Nomadland – Un racconto d’inchiesta, 2017), a volte lo segue sin troppo e sono i momenti più didascalici, quando la pellicola assume il tono della docufiction.
La storia ruota attorno a Fern – una sessantenne che ha perso prima il marito e subito dopo il lavoro – costretta ad attraversare gli Stati Uniti da Nord a Sud (parte dal Nevada e raggiunge la California), a bordo di un vecchio furgone che diventa la sua casa, per cercare possibilità di impiego. Fern lavora per Amazon, quindi si sposta nei campeggi della California e in alcune tavole calde, conosce altre persone che conducono una vita nomade, condivide problemi e storie dolorose, rischia d’innamorarsi ancora. Il film ha un percorso circolare, proustiano, in definitiva il viaggio è metafora dell’esistenza, serve per condurre un’indagine introspettiva su una donna irrequieta, mai doma, che non si arrende e continua a lottare. Il finale riporta Fern nel luogo del primo lavoro, dove dopo la Grande Recessione la fabbrica di cartongesso aveva chiuso i battenti e lei era stata costretta ad abbandonare la casa che aveva condiviso con il marito. Grandissima Frances Mc Dormand in un nuovo ruolo di donna travagliata, nomade, priva di veri affetti, capace di badare a sé stessa.
Nomadland è un film da vedere, che fa bene al cuore, per i numerosi messaggi positivi che trasmette, dall’amore che va oltre i confini della vita alla determinazione con cui si affrontano i problemi, senza perdersi d’animo di fronte alle difficoltà. Budget di sei milioni di dollari, che si vedono tutti nei grandi spazi sempre in primo piano, nelle riprese eccellenti e nei numerosi luoghi immortalati da una macchina da presa dal taglio documentaristico. Un pizzico d’Italia nel film: il compositore torinese Ludovico Einaudi (figlio di Giulio, l’editore), davvero bravo e ispirato nel creare atmosfere country che stanno alla base di molte sequenze. Tre Oscar assegnati a Nomadland saranno troppi, ma forse anche lui ne avrebbe meritato uno.
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Regia: Chloé Zhao. Soggetto: Jessica Bruder (libro Nomadland – Un racconto d’inchiesta, 2017). Sceneggiatura: Chloé Zhao. Fotografia: Joshua James Richards. Montaggio: Chloé Zhao. Musiche: Ludovico Einaudi. Scenografia: Joshua James Richards. Costumi: Hannah Logan Perterson. Produttori: Frances McDormand, Peter Spears, Mollye Asher, Dan Janvey, Chloé Zhao. Case di Produzione: Higwayman Films, Hears/Say Prtoductions, Cor Cordium Productions. Distribuzione Italia: Walt Disney Studios Motion Pictures. Paese di Origine: Usa, 2020. Durata: 107’. Lingua: inglese. Genere: drammatico. Interpreti: Frances McDormand (Fern – doppiata da Antonella Giannini), David Strathairn (Dave), Linda May (Linda), Swankie (Swankie).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]