La rappresaglia
La Russia ha chiuso il suo spazio aereo alle aerolinee francese a austriaca, come rappresaglia per la decisione di queste di evitare lo spazio aereo della Bielorussia, dopo l’atto di pirateria compiuto dal regime di Lukashenko contro un aereo Ryanair che volava da Atene a Vilnius, costringendolo ad atterrare a Minsk, dove due passeggeri, l’oppositore Protasevich e la sua fidanzata Sofia Sapega, sono stati arrestati e condotti via.
È davvero deplorevole che Putin abbia preso una decisione tanto arbitraria, in una faccenda nella quale, almeno che si sappia, la Russia non è direttamente implicata.
Da tempo (di fatto, dalle manifestazioni della scorsa estate contro Lukashenko) si specula sui rapporti tra i due “uomini forti” (anche se non sarebbe esagerato definirli “dittatori” di fatto). Gli analisti discettano sul grado di reale cordialità che regna fra di loro. Nei decenni di potere, Lukashenko è parso molto attento a mettere dei limiti all’invadenza di Mosca. Pur mantenendo sempre buoni rapporti con il grande vicino. Per Mosca, la Bielorussia non è un grande alleato in sé, ma occupa una posizione strategica non secondaria, di Stato-cuscinetto, se si considera la paranoia putiniana nei confronti di un presunto espansionismo aggressivo della NATO. Non sorprende quindi che Putin si approfitti delle difficoltà del suo pari bielorusso per cercare di staccarlo dall’Occidente e legarlo sempre più al proprio carro.
E non sorprende che Lukashenko accetti la mano tesa. E tuttavia, sarebbe un errore, che a Bruxelles si dice di voler evitare, di fare dei rapporti con Minsk tutt’uno con i rapporti con Mosca, tema ben più difficile e complesso. Lukashenko è un dittatore sanguinario. L’Europa lo tratti come tale.
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