UE-Africa, verso un nuovo partenariato
L’Africa e l’UE devono rinnovare il loro partenariato, concentrandosi sui bisogni delle persone e adattandosi alle esigenze di un mondo post-COVID-19. Le società africane ed europee affrontano problemi comuni e condividono le stesse sfide, come la pandemia di coronavirus e il cambiamento climatico. Il Parlamento Europeo si avvale di delegazioni interparlamentari permanenti per le relazioni con i paesi e le istituzioni dell’Africa. La sede principale in cui il Parlamento coopera su tali questioni è l’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, che svolge un ruolo fondamentale nel rafforzamento delle relazioni tra l’UE e i suoi partner ACP e che si riunisce due volte all’anno. L’ultima riunione in ordine di tempo si è svolta nel dicembre 2019 a Kigali in Ruanda, quella prevista per il 2020 è stata rimandata al 2021. Il 25 marzo scorso, gli eurodeputati hanno approvato le proposte del Parlamento europeo per una nuova strategia UE-Africa che ponga le basi per un partenariato all’altezza degli interessi di entrambe le parti e che dia ai paesi africani i mezzi per raggiungere uno sviluppo sostenibile. Con uno stanziamento pari a 70,8 miliardi di euro, lo Strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale dell’Ue (Ndici 2021-2027), è destinato a sostenere lo sviluppo sostenibile in Africa, Asia, Americhe, Pacifico e Caraibi.
Le relazioni UE-Africa sono disciplinate dall’accordo di Cotonou e dalla strategia congiunta Africa-UE, entrambi contenenti una dimensione politica, economica e di sviluppo. L’UE si adopera attivamente per promuovere la pace e la sicurezza in Africa e intrattiene con l’Unione africana dialoghi politici su diversi aspetti, anche nell’ambito della democrazia e dei diritti umani. Non c’è solo la questione migranti sul tavolo delle relazioni Africa-UE, si rivelano problemi dati dalla crescente attività jihadista nel nord del Mozambico, come relazionato dal ministro della Difesa portoghese Joao Cravinho alla commissione Difesa del Parlamento europeo sulla missione del ministro degli Esteri Augusto Santos Silva a Maputo per conto dell’Ue. Per il Mozambico si parla di una possibile missione militare di formazione e addestramento, in linea con quelle sotto l’egida di Bruxelles in Mali, Repubblica Centrafricana e Somalia. Altro punto critico è il Tigrè, sconvolto dalla guerra civile con il governo centrale di Addis Abeba, l’alto commissario Ue Josep Borrell ha conferito l’incarico a Pekka Haavisto, ministro degli Esteri della Finlandia, per sondare la situazione del conflitto nella regione e sull’area del Corno d’Africa.
Le politiche generali dell’UE nei confronti di tutti i 54 Stati africani sono formulate nella strategia congiunta Africa-UE. Quest’ultima è stata adottata dai leader europei e africani nel corso del secondo vertice UE-Africa tenutosi a Lisbona nel dicembre 2007. L’obiettivo della strategia era quello di condurre la relazione Africa-UE ad un nuovo livello strategico, con un partenariato politico rafforzato e una maggiore cooperazione a tutti i livelli. I suoi obiettivi sono: spingersi oltre la cooperazione allo sviluppo, instaurando relazioni tra l’Africa e l’UE nell’ambito di questioni politiche di interesse comune; superare le questioni prettamente africane, affrontando in maniera efficace le sfide globali come la migrazione, i cambiamenti climatici, la pace e la sicurezza; sostenere le aspirazioni dell’Africa volte a promuovere una risposta transregionale e continentale a tali importanti sfide; adoperarsi a favore di un partenariato incentrato sulle persone, provvedendo a rafforzare la partecipazione dei cittadini africani ed europei.
L’Africa ospita la popolazione più giovane del mondo e, ogni mese, circa un milione di africani fanno il loro ingresso nel mercato del lavoro. Tuttavia, più di 390 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà, mentre meno del 10% di quelle con età compresa fra i 18 e i 24 anni è iscritto a una qualche forma di istruzione o formazione post-secondaria. L’autrice della relazione del Parlamento europeo, Chrysoula Zacharopoulou (del gruppo Renew Europe, Francia) ha dichiarato: “Europa e Africa hanno bisogno l’una dell’altra. Un partenariato nuovo e paritario deve riflettere questo. E’ necessario garantire l’accesso a un’istruzione di qualità e di fornire ai giovani, soprattutto alle donne e alle ragazze, le competenze necessarie per accedere al mercato del lavoro. Garantire condizioni di lavoro dignitose è considerato un passo altrettanto fondamentale per offrire concrete possibilità a una popolazione in così rapida crescita. Un punto, quest’ultimo, che va di pari passo con quello relativo alla necessità di sistemi di protezione sociale inclusivi, di misure contro il lavoro minorile e quello forzato e di una transizione dall’economia informale a quella formale. Il rapporto tra l’UE e l’Africa deve andare oltre la logica donatore-beneficiario“.
L’Africa è il paese meno responsabile del cambiamento climatico, eppure ne subisce il peso del suo impatto: nel 2019 quasi 16,6 milioni di africani sono stati colpiti da eventi meteorologici estremi, ben il 195% in più rispetto al 2018. E’ necessario proteggere la biodiversità esclusiva dell’Africa, così come le comunità indigene, e garantire uno sfruttamento equo e sostenibile delle materie prime, che rappresentano il 49% delle importazioni dell’UE dall’Africa. Gli eurodeputati affermano che l’agricoltura sostenibile dovrebbe essere al centro del partenariato UE-Africa, così da favorire lo sviluppo di pratiche agricole rispettose dell’ambiente, rafforzare la resilienza degli agricoltori e affrontare le carenze del sistema alimentare, aggravatesi a causa della chiusura delle frontiere per la crisi COVID-19. La trasformazione digitale giocherà un ruolo chiave nella modernizzazione del settore agricolo, ma anche dell’istruzione, dell’occupazione, della salute e della partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche. La relazione del PE sottolinea che tutti gli accordi dovrebbero essere compatibili con il rispetto dei diritti umani, delle norme ambientali e di lavoro, nonché essere in linea con gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. La relazione chiede anche agli istituti finanziari internazionali, come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, di profondere ulteriori sforzi al fine di alleggerire gli oneri del debito dei paesi africani, esacerbati dalla pandemia.
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