Le sanzioni alla Bielorussia

II Rappresentanti Permanenti a Bruxelles si sono accordati per una prima sanzione nei confronti della Bielorussia, dopo il dirottamento dell’aereo della Ryanair da Atene a Vilnius e l’arresto dell’oppositore Roman  Protasevich e della sua fidanzata Sofia Sapega, che erano a bordo. La decisione è di vietare da sabato 5 giugno lo spazio aereo dell’UE alle linee bielorusse e di vietare loro i diritti di atterraggio e di “taking-off” negli aeroporti europei. È un modo efficace per isolare la Bielorussia anche economicamente, ma non può essere sufficiente. E difatti i Rappresentanti Permanenti stanno studiando altre misure, dirette a colpire l’economia del Paese, in aggiunta a quelle già adottate lo scorso anno contro il Presidente Lukascenko, suo figlio Victor e altre 60 persone per la brutale repressione delle manifestazioni dell’estate contro il regime.

Non penso che l’insieme delle sanzioni possa veramente persuadere il dittatore bielorusso a cambiare linea. Per una persona afferrata da più di un ventennio al potere, e deciso a mantenerlo, si tratta di una sfida da affrontare mantenendo il controllo di polizia del Paese, reprimendo ogni manifestazione di dissenso e ignorando per quanto possibile le restrizioni economiche, che colpiscono più la popolazione che il regime.

Però era giusto che l’UE reagisse: non si tratta solo di un episodio di violazione dei diritti umani e delle regole democratiche a danno di un oppositore (casi del genere non mancano, dal Venezuela a Cuba, dal Nicaragua alla Corea del Nord, dalla Cina alla Russia) ma di un atto di pirateria aerea che la Comunità internazionale, e in particolare la sua componente più civilizzata e avanzata, non può lasciar passare.

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