Chiesa e Stato
Il disegno di legge del deputato Zan, approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato, ha riacceso una vecchia questione, che pareva sinceramente superata, quella dei rapporti tra Stato e Chiesa, tra laicità e Religione.
Le legge è diretta a combattere le discriminazioni basate sul genere e sulle preferenze sessuali, ed è quindi chiaramente e giustamente considerata soprattutto una norma contro l’omofobia.
Nel dibattito in corso al Senato si è inserita la Santa Sede, con una nota formale nella quale si sostiene che alcune parti del testo di legge violerebbero il Concordato firmato nella forma attualizzata da Bettino Craxi e dal Cardinale Casaroli nel 1984. La nota indica che dette parti, soprattutto l’art.4, porrebbero limiti legali alla facoltà riconosciuta alla Chiesa di esercitare liberamente il proprio insegnamento in materia spirituale e morale.
Questo intervento è stato interpretato come una interferenza della Chiesa e il Premier Draghi si è sentito obbligato a ricordare in un discorso al Senato che l’Italia è uno Stato laico e il Parlamento è sovrano. Precisazione ovvia e del tutto scontata, perché credo che la separazione Stato-Chiesa sia un fatto ormai da tempo pacifico e non penso che la Santa Sede pensi a rimetterla in causa.
In un successivo intervento, il Segretario di Stato Cardinale Parolin ha del resto chiarito che la Santa Sede non intendeva contestare la legge anti-omofobia (come potrebbe farlo, la Chiesa di Francesco?) ma discuterne alcuni aspetti, che essa giudica confusi.
Andiamo al punto: la legge contiene norme contro la discriminazione, che sono, nell’epoca in cui viviamo, un fatto di semplice civiltà. Però contiene anche una norma diretta a colpire, riasssumiamolo in una parola, l’espressione di idee omofobe. Non è difficile pensare che questa norma, in sé e per sé, sia contraria alla libertà di pensiero garantita dalla Costituzione e in effetti sia lesiva della libertà di insegnamento morale riconosciuta alla Chiesa dal Concordato.
Nei successivi passaggi al Senato, per evitare che una legge opportuna e civile diventi oggetto e ostaggio delle eterne e meschine diatribe Destra-Sinistra e, peggio, di un conflitto fuori dei tempi tra Stato e Chiesa, sarebbe bene che quella specifica norma venisse rivista e aggiustata alla Costituzione e al Concordato, magari sentito il parere della Corte Costituzionale.
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