Le elezioni francesi

Nel secondo turno delle Elezioni regionali in Francia, svoltosi in 13 Regioni, un po’ meno del 35% degli elettori è andato alle urne. Le spiegazioni sono varie: la gente partecipa meno volentieri al secondo turno, quando le opzioni sono ridotte; inoltre, l’opinione pubblica comprende poco le funzioni delle Regioni, in effetti piuttosto limitate e politicamente poco rilevanti; e su tutto hanno gravato la pandemia e la stanchezza della gente che la porta a voltare le spalle alla classe politica. Non è un fenomeno nuovo in Europa, ma questa volta ha raggiunto un livello preoccupante per la tenuta democratica di un grande Paese.

Il secondo fenomeno importante è la sconfitta sia di Marine Le Pen che del Presidente Macron. Il Fronte Nazionale sperava di conquistare cinque o sei Regioni, ma non ne ha preso nessuna. Il risultato negativo è dovuto in parte al fatto che il centro moderato ha fatto blocco sui candidati della Destra repubblicana, mentre i candidati del FN con caratteristiche moderate (era stata questa la scommessa di Marine Le Pen) non hanno convinto il Centro. Per la Le Pen è certamente una sconfitta, anche se non credo sia sufficiente a mettere in discussione la sua leadership del Fronte.

Quanto al movimento di Macron, La République en Marche, la sconfitta è ancora maggiore, visto che non ha superato il 7% dei voti: veramente poco per un partito al potere da 4 anni, anche se bisogna riconoscere che durante il suo mandato Emmanuel Macron ha avuto tutte le sfortune, dai “giletes jaunes” alla pandemia e conseguente crisi economica.

Per contrasto, le tendenze tradizionali della politica francese, Centro-destra e Centro-sinistra, hanno mantenuto le loro posizioni. Il Movimento Repubblicano ha recuperato parte dei suffragi perduti nelle presidenziali e nelle legislative e i Socialisti, spesso  coalizzati con la sinistra radicale, hanno mostrato di poter sopravvivere.

Difficile, quasi impossibile, tuttavia, è proiettare questi risultati sul piano nazionale, in vista delle Elezioni presidenziali del prossimo anno. I sondaggi di opinione mostrano che Macron e la La Pen restano in testa, con scarsa distanza tra di loro. Ma nulla è ancora detto: un anno in politica, e nella situazione attuale, è lungo: sia il Presidente che la Le Pen rivedranno le loro strategie per adattarle al clima attuale. Macron andrà avanti con il suo programma riformista, con qualche speranza, visto che la sua immagine positiva nel pubblico è tornata superiore al 50%, e la Le Pen dovrà decidere se continuare su una linea relativamente moderata o tornare ai toni intransigenti, che piacciono al suo elettorato di destra estrema, ma tengono lontani i centristi moderati.

Un elemento chiave sarà anche dato dalla scelta che farà il Movimento Repubblicano di un leader-candidato. Ormai consumati i Sarkozy, Fillon e Juppè, la lotta è circoscritta a due o tre Presidenti di Regione che hanno avuto un buon esito elettorale e, tra questi, sembra emergere per il momento Xavier Bertrand. Ma tutto è ancora da scrivere.

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