Una giusta causa (Film, 2018)
Un film biografico su un’icona del femminismo come Ruth Bader Ginsburg lo poteva girare solo Mimi Leder (1952), prima donna d’America a essere ammessa all’American Film Institute, adesso regista e produttrice. Il suo debutto avviene con alcune serie tv, mentre al cinema gira The Peacemaker (1997), Deep Impact (1998), Un sogno per domani (2000), The Code (2009), infine il film della sua vita On the Basis of Sex – titolo originale di questo Una giusta causa – ben sceneggiato da David Stiepleman.
Felicity Jones è perfetta nella caratterizzazione di una donna tenace e determinata, innamorata di un marito avvocato che deve curarsi una grave malattia, capace di farsi ammettere ad Harvard (negli anni Cinquanta), poi alla Columbia University, laurearsi in legge (1959), occuparsi di due figli, insegnare e ingaggiare una battaglia contro la discriminazione fra uomini e donne. Ruth è la prima docente nordamericana di diritto, per esercitare la professione di avvocato deve attendere il cambiamento dei tempi, ma giunge a ricoprire la carica di giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti. Il film racconta le sue difficoltà a impiegarsi presso uno studio legale, perché donna, quindi la scelta di insegnare presso la Rutger Law School, infine la causa legale più importante, che parte da un caso di diritto tributario per affermare un principio generale di uguaglianza di genere. Ruth convince una corte d’appello composta da uomini ancorati a tradizioni del passato dell’assurdità di una legge discriminante e apre la strada per il cambiamento dei rapporti tra uomini e donne.
Una giusta causa è il tipico film biografico nordamericano, scritto sulla base di personaggi monodimensionali e con una divisione manichea tra buoni e cattivi, ma le intenzioni sono didascaliche e lo spettatore è disposto a perdonare tanta semplificazione, perché la storia è sceneggiata senza punti morti e coinvolge fino all’ultima sequenza. Tecnica di regia a tratti televisiva, arricchita da piani sequenza e carrelli; ottima direzione di attori; fotografia luminosa ma anonima; montaggio serrato; scenografia d’epoca ricostruita a dovere; musiche di sottofondo adeguate. Attori molto bravi, su tutti la protagonista Felicity Jones e il marito Armie Hammer, ma anche i comprimari recitano bene la loro parte.
I nostri autori di fiction televisiva – ormai il vero cinema di genere italiano – stanno imparando molto da questa tecnica statunitense, didascalica quanto si vuole, ma idonea a ricreare l’atmosfera del tempo passato e le storie vere dei personaggi. Abbiamo apprezzato ottimi lavori Rai su Rita Levi Montalcini, Rinaldo Piaggio, Chiara Lubich, Luisa Spagnoli, Renato Carosone, ispirati al modo nordamericano di sceneggiare un certo tipo di storie realistiche.
Molto intensa la sequenza finale di Una giusta causa con la vera Ruth che sale le scale della corte d’appello degli Stati Uniti. La sua battaglia è vinta. Un film istruttivo e interessante, da vedere. Uscito in sala (poco e male) nel 2019. Passato in Prima TV su Rai Tre, lo trovate ancora su Rai Play.
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Regia: Mimi Leder. Soggetto e Sceneggiatura: Daniel Stiepleman. Fotografia: Michael Grady. Montaggio: Michelle Tesoro. Effetti Speciali: Mario Dumont. Musiche: Mychael Danna. Scenografia: Nelson Coates. Costumi: Isis Mussenden. Produttore: Robert W. Cort. Produttore Esecutivo: Jonathan King. Case di produzione: Partecipant Media, Robert Cort Productions. Distribuzione Italia: Videa. Titolo Originale: On the Basis of Sex. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 2018. Durata: 120’. Genere. Biografico. Interpreti: Felicity Jones (Ruth Bader Ginsburg), Armie Hammer (Marty Ginsburg), Justin Theroux (Mel Wulf), Sam Waterston (Erwin Griswold), Kathy Bates (Dorothy Kenyon), Cailee Spaney (Jane Ginsburg), Jack Reynor (JimBozarth), Stephen Root (professor Brown), Callum Shoniker (James Steven Ginsburg), Chris Mulkey (Charles Moritz), Gary Wentz (giudice William Edward Doyle), Ben Carlson (giudice William Hudson Holloway jr).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]