Pegasus
Che potenzialmente tutte le comunicazioni telefoniche ed elettroniche possano essere spiate, lo si sapeva da tempo (basti pensare al sistema “Echelon”, operato da Stati Uniti, Gran Bretagna e altri paesi anglofoni. Ora è venuto alla luce un sistema molto avanzato e sofisticato, il “Pegasus”, prodotto da una ditta israeliana, NSO, che lo pone a disposizione di governi stranieri (e forse non solo di governi).
Secondo l’ampia indagine condotta da Amnesty International, il sistema serve a mettere sotto controllo qualsiasi cellulare e quindi ascoltarne e registrarne ogni comunicazione. È facile capire che ciò permette a determinati governi di spiare gli avversari politici e, secondo il rapporto di Amnesty, editori e giornalisti “scomodi”. Non è un caso che tra i suoi utilizzatori c’è l’ungherese Orban, ma anche il governo saudita, e chissà quanti altri.
La ditta israeliana si difende dalle accuse sostenendo che Pegasus è ceduto solo a governi che si impegnano a usarlo per ragioni di sicurezza interna, specialmente contro il terrorismo. È chiaro però che questa è una foglia di fico senza valore. Amnesty infatti ha concluso che non c’è nulla da fare per impedire o limitare l’uso di un sistema che, tra l’altro, una volta installato il virus in un determinato obiettivo, è poi quasi impossibile da individuare ed eliminare.
Purtroppo, viviamo sempre più in un clima da Grande Fratello, in cui le vecchie, onorate nozioni di riserbo e “privacy”sono sempre più desuete e quasi patetiche. E chiunque svolga un’attività in qualche modo pubblica deve adottare estreme misure di precauzioni o rassegnarsi ad essere continuamente spiato.
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