Il vegetale (Film, 2018)

Gennaro Nunziante prova a bissare il successo ottenuto con il personaggio di Checco Zalone – dove Luca Medici è troppo importante – con Fabio Rovazzi nella parte di un sé stesso stereotipato, reduce da effimeri momenti di popolarità social e dal tormentone musicale Andiamo a comandare. Diciamo subito che il tentativo fallisce miseramente con un flop di pubblico e un’accoglienza critica devastante, il primo meno atteso della seconda. Visto in televisione Il vegetale – in Prima Nazionale su Rai 2 – non è peggiore di tanti prodotti italiani del periodo, forse superiore a certe opere imbarazzanti piene di pretese, almeno non fa mistero di voler essere una farsa grottesca, eccessiva e surreale.

Rovazzi interpreta un giovane neolaureato troppo onesto (oltremodo ingenuo) in cerca di lavoro, figlio di un padre truffaldino e spregiudicato, con una sorellastra che il genitore ha avuto da una moglie più giovane di lui, dopo la morte della moglie. Rovazzi accetta i lavori più umili, persino uno stage in campagna per imparare a cogliere pomodori, svolge ogni mansione con cura e diligenza, perde l’occasione della sua vita che il padrone (Zingaretti) vorrebbe dargli, s’innamora di una maestrina, infine si dedica a un’azienda agricola di prodotti biologici.

Budget eccessivo per gli incassi ottenuti, in fondo non male, comunque inferiori ai 5 milioni di euro spesi, forse si riponeva troppa fiducia nella popolarità giovanile di Rovazzi e si contava di riportare gli adolescenti al cinema. Mi avrebbe fatto piacere se l’operazione fosse riuscita, pur di convincere i ragazzi a tornare nelle sale farei esperimenti di magia nera per resuscitare il fantasma di Franco Franchi. Ottima la fotografia di Zamarion – insolita nel cinema italiano contemporaneo – buono il montaggio di Quaglia, la sceneggiatura di Nunziante regge (con qualche eccesso di troppo), le location scelte sono suggestive. Il film è stato girato a Milano, Bereguardo, in provincia di Rieti (Greccio, Contigliano, Labro, Cottanello, Lago del Turano) e di Terni (Lago di Piediluco).

Parte comica lasciata all’ingenuità disarmante di Rovazzi, che sfoggia per tutto il film identica espressione stupita, coadiuvato da Alessio Giannone (l’amico pugliese), da un buon Luca Zingaretti (il padrone) e da Ninni Bruschetta (il padre). La piccola Rosy Franzese (sorellina di Rovazzi) è bravissima, davvero spigliata, attrice dal talento in erba in un ruolo da bambina terribile, antipatica e strafottente. Barbara D’Urso completa il television-movie nella parte di sé stessa.

Il vegetale desume il titolo dal modo in cui il padre definisce il figlio, ma trova un senso anche nel finale quando Fabio con la sua azienda si mette a produrre biologico e sfrutta il nome come marketing (Fa… bio!) . Visto in televisione ci può stare. In ogni caso, parlando di cinema, siamo in presenza di un prodotto superiore alla media della terribile commedia italiana contemporanea.

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Regia: Gennaro Nunziante. Soggetto e Sceneggiatura: Gennaro Nunziante. Fotografia: Fabio Zamarion. Montaggio: Massimo Quaglia. Musiche: Fabio Rovazzi, Giancarlo Russo, Simone Privitetra, Luca Orioli. Scenografia: Valerio Girasole. Costumi: Monica Simeone. Durata. 84’. Genere: Commedia. Produttore: Piero Crispino.  Casa di Produzione: The Walt Disney Company Italia. Interpreti: Fabio Rovazzi (sé stesso), Luca Zingaretti (Armando), Ninni Bruschetta (Bruno Rovazzi), Paola Calliari (Caterina), Matteo Reza Azchirvani (Vidar), Barbara D’Urso (se stessa), Alessio Giannone (Nicola), Rosy Franzese (Nives Rovazzi).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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